Ricerca, Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali dagli anni 60
 

A CERIGNOLA UN CORNO PER TALISMANO

L’intenzione di trasferire un “oggetto” dal Deposito del Museo Etnografico Cerignolano in una Sala dello stesso e la volontà di dare ad esso una giusta ed appropriata collocazione, stimolano necessariamente una indagine di carattere storico-scientifico. Nel caso particolare si tratta di un CORNO, prodotto dall’artigiano locale ed usato come soprammobile-portafortuna: la ricerca documentale a riguardo viene resa nota per la prima volta grazie alla collaborazione del sig. Michele Stuppiello, vigile urbano in pensione, e per interesse del Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna” e della Sede locale dell’Archeoclub d’Italia. La nostra città, da sempre e fino ai tempi più recenti (anni ’60), si è caratterizzata, tra l’altro, per una preminente attività artigianale con numerose botteghe specializzate, che fornivano un cospicuo fatturato giornaliero di notevole pregio e qualità, tanto da conquistare facilmente anche i mercati più lontani ottenendo premi ed encomi. Tra la vasta “rete” artigianale a maglie larghe si inseriva un’altra più ristretta, poco appariscente, un artigianato “minore” delle piccole botteghe con un solo lavorante;  artigianato spicciolo, minuto e semplice, a diretto contatto con la gente, per la strada o casa per casa. A Cerignola operava l’unico artigiano, il sig. Mauro Diliddo, che confezionava i CORNI ben augurali , utilizzati come portafortuna contro gli scongiuri: i grossi corni, tirati a lucido e infiocchettati con nastro rosso, venivano posti a guardia della casa, in alto su un tramezzo o sull’angolo di un mobile, sempre all’ingresso con i dovuti auguri di una “buona” azione malefica e preservatrice contro che entrando si lasciava assalire da ingiustificati e non  sentimenti di gelosia, odio, vendetta e rancore per gli abitanti di quella casa, ai quali auguravano sciagure. L’artigiano Diliddo, gobbo, operante per quasi vent’anni fino agli anni ’50, confezionava questi talismani nella sua casa-bottega, ubicata un via S. Martino n. 5, dove viveva celibe, con una sorella nubile: la sua bottega  era contraddistinta dalla presenza di una coppia di corni in alto sul portone d’ingresso. Egli acquistava presso il locale Macello una certa quantità di corni selezionandoli accuratamente. A casa procedeva alla pulitura raschiandoli e levigandoli con un coltello a doppio manico, usato anche dai carradori. Successivamente li tagliava alla base in forma perfettamente circolare, creando in tal modo una base di appoggio. Con grande fatica e dispendio di tempo li lucidava e, a volte, li dipingeva in nero, secondo le richieste del mercato. I corni venivano poi collocati ed inchiodati su un apposito supporto in legno tornito, che veniva acquistato in serie da qualche falegname; per dare ulteriore stabilità al manufatto si utilizzavano basi quadrate in legno: il tutto veniva decorato civettuosamente con un largo e maestoso nastro rosso legato stretto e terminante con un appariscente fiocco, gonfio ma leggero, per rafforzare l’effetto protettivo contro gli ipotetici avversari. Questi “efficaci” talismani venivano venduti direttamente nella bottega o per strada: era l’artigiano stesso a compiere quest’atto, che a noi potrebbe sembrare ingrato mentre, probabilmente egli si riteneva fortunato, unico depositario di un carisma innato che lo trasformava agli occhi degli altri, facendolo considerare di buon augurio per una longeva fortuna. Vendeva i corni per la strada e durante il mercato settimanale trasportandoli sulle braccia con comprensibile ironia e scherno da parte dei bambini; usciva, inoltre, dai confini locali andando nelle città limitrofe. Caratteristici erano corni a coppia, ricavati cioè dallo stesso bovino: chi li acquistava li collocava sopra il portone d’ingresso delle numerose stalle private allora presenti in città, sempre con un manifesto scopo di buon augurio e di tutela.

Cerignola, 4 luglio 2016                     Matteo Stuppiello

Bibliografia

L’articolo già pubblicato: MATTEO STUPPIELLO, A Cerignola un corno per talismano, “MERIDIANO 16” – Settimanale di informazione e dibattito – Anno V, n.35 – 9 novembre 1990, Lucera, p.3.

Mio padre MICHELE STUPPIELLO (*Monte Sant’Angelo 2.1.1915  †Cerignola 13.1.1995), figlio di Antonio e Trotta Maria Luigia, Vigile Urbano 1937-1968 (ha partecipato al II° Conflitto Mondiale), mi ha trasmesso, unitamente a mia madre Lucia Russo, l’amore e l’interesse per la mia Città, della  Storia e delle Tradizioni Popolari. E’ stato il mio primo collaboratore nel recuperare le testimonianze materiali e verbali del passato e cofondatore del Museo Etnografico Cerignolano. Esperto conoscitore del vasto AGRO di Cerignola, delle contrade e delle numerose Masserie da Campo con le emergenze architettoniche, delle famiglie che vi abitavano, soprattutto pastori-allevatori, originari di Monte Sant’Angelo, di San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo.

MAURO DILIDDO (* Lavello (PZ) 15.1.1905 †Cerignola 22.7.1956), figlio di Donato, nativo di Trani e di Nunzia Roccotiello nativa di Cerignola. La sua professione “industriante” (mestieri diversi), inabile, affetto da cifosi. Ebbe le seguenti residenze abitative: prima 3° Addolorata 22, poi Via Cavour 10, in ultimo Via San Martino 5. Con lui in casa vi abitavano la madre Roccotiello Nunzia (*Cerignola 18.2.1879 †Cerignola 15.2.1942) figlia di Pasquale e di Maria Todisco, professione casalinga, vedova di Diliddo Donato e una delle due sorelle Diliddo Maria Donata (*Lavello  (PZ) 29.12.1906), casalinga, sposata con Lorusso Michele fu Ilarione. Dopo la morte del fratello Mauro, si trasferì a Bologna il 19.10.1956.

1 – Cerignola – Museo Etnografico Cerignolano (1979) – Stanza del Bracciante – Foto Valerio Calvio 18.06.2016