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LA CANTINA DELLA “DUCAL CAMERA” IN VIA PIAZZA VECCHIA – SECONDA PARTE

Ma ora veniamo all’analisi interessantissima della parte IPOGEA ricca e varia nelle sue connotazioni geologiche, strutturali, architettoniche ed ambientali.

Ci immettiamo, adesso, nel secondo ambiente più in basso rispetto alla Cantina, di 2 mt. Si accede tramite una apertura nella parete fatta in mattoni, tufi e pietra crosta con una apertura ad arco a sesto ribassato , una volta varcato ci troviamo davanti una scalinata di OTTO gradini composta da grossi e robusti blocchi di tufo di prima scelta, ben sagomati, disposti nella messa in opera a piramide. L’ambiente in cui ci troviamo è grande e  dalle scale in tufo, è lungo, voltato a botte realizzato con materiali tipici nostri: la CRUSTA e blocchi di TUFO in contrasto: il pavimento è in terra battuta. Sulla destra, per chi scende, nota una botola coperta da una pietra rotonda di un certo spessore e grandezza. Serviva per dare areazione agli ambienti sottostanti e per consentire il facile passaggio degli oggetti.  Appena si è scesi dalle scale in tufo, nella volta, guardando in alto , c’è una cavità di forma quadrata , oggi chiusa, che prendeva luce ed aria dal giardino dell’ex Ospedale Civile. Proseguendo più avanti, percorrendo qualche metro sulla destra c’è una cavità da cui si accede ai vani sottostanti. Dopo aver superato l’apertura con non poca difficoltà in parte ostruita ci imbattiamo in un ambiente a corridoio voltato a botte in tufo massiccio che chiude questo ambiente. Sulla destra invece abbiamo un enorme stipo scavato nel banco argilloso molto duro scavato perfettamente avendo la forma di arco a tutto sesto oggi ricoperto e chiuso con pietra crosta, in origine serviva per depositare  attrezzi.  Il corridoio in cui ci imbattiamo è sotto il livello classico di un semplice CELLARO, perché è stato scavato nel banco argilloso. La zona pavimento è sprovvista di una pavimentazione ed è invece composta da una scarpata che conduce più in profondità. Avanti, per chi scende, nota una seconda apertura che immette in un altro corridoio sempre voltato a botte costruito con tufo ben lavorato e in prossimità dell’apertura a destra ed a sinistra ci sono segni delle ex cerniere di un portone o cancello che fungeva da chiusura di accesso a questo ambiente per gli estranei. A terra, invece, possiamo notare a destra e a sinistra della cavità dei fori della grandezza di una mano che probabilmente ospitavano le estremità di travi di legno che facilitavano il rotolamento delle BOTTI sia per scenderle che per salire. In alto c’è l’apertura, chiusa dalla pietra rotonda già descritta. Le pareti di questo corridoio sono molto friabili composte da materiale argilloso sedimentario, da ghiaia etc.(8). Dopo ci si imbatte in una STANZA voltata in TUFO . La suddetta volta è sorretta a sua volta da ben QUATTRO PILASTRI in tufo con altrettanti  CAPITELLI in pietra di Trani, ben lavorati, con modanatura tipica dell’arte classica a “BECCO DI CIVETTA”. Gli stessi sorreggono degli ARCHI AGGETTANTI posti uno difronte all’altro. Sulla parete a sinistra della STANZA vi è un’apertura triangolare irregolare per il vano successivo o grotta. La GROTTA, scavata nel banco argilloso e sabbia gialla per una profondità di 14 mt., poteva contenere DODICI BOTTI. L’ambiente è pura cavità priva di intonaco e pavimento.  Sulla destra di questa grotta chi entra nota  una cavità  contenente  una CISTERNA cilindrica rivestita con pietra crosta ed intonaco con  malta in cocciopesto tipico, per le sue capacità traspiranti ed impermeabili e soprattutto duraturo. Nella parte alta della cavità contenente la cisterna vi sono tracce di tre fori simmetrici con funzione di “troppopieni”; in basso abbiamo una considerevole profondità, in alto vi sono tre BOTOLE quadrate simmetriche che servivano per incanalare l’acqua e allo stesso modo recuperarla quando serviva.

Effettuando una analisi più approfondita , leggendo l’APREZZO del 1672, rilevo positivamente, che è notevole per quel periodo la presenza di CANTINE, OSTERIE, CELLARI, GROTTE e GROTTONCELLI, poste dentro la Terra Vecchia e fuori, difronte alla Porta della Terra a lambire la vasta Piazza. Gran parte di queste strutture come le grotte, grottoncelli e cellari venivano scavati a sostenute profondità negli strati alluvionali al di sotto del banco crustaceo carbonatico per conservare il VINO nelle BOTTI. Questi ambienti considerati come FORZIERE ECONOMICI dai numerosi ricchi proprietari erano ben strutturati,  distribuiti ed attrezzati per la CONSERVAZIONE e CUSTODIA del VINO e quindi delle numerose BOTTI STAGIONATE che permettevano un buon INVECCHIAMENTO al prezioso liquido. Gli ambienti ipogei erano ben CLIMATIZZATI ed idonei alla buona conservazione e protezione del VINO. Di queste strutture scavate nel “VENTRE” della Terra Vecchia e anche fuori sono i documenti cartacei a parlarcene già nel XVI secolo. Infatti il benestante possidente ANDREA CICCHETTI per mano del Notaio Franco Iuccio fa scrivere  nel suo Testamento, datato 25 ottobre 1573, che lascia a suo fratello Fabrizio, erede universale, una serie di beni immobili e tra questi un “[…] Cellaro p(er) riponere Vino c(on) Grotte, e Cisterna, site alla Piazza della Cirignola […]”. Il Testamento verrà aperto il 25 novembre dello stesso anno. (9). Ancora in tre documenti: 1° maggio 1575, 1° maggio 1583 e 9 aprile 1580 viene espressamente menzionato un Cellaro posseduto dagli Eredi del Feudatario di Cerignola, D. Marino Caracciolo, il quale è ubicato nella Strada di Santa Sofia (10).  Il numero aumenta progressivamente nel secolo successivo fino ad arrivate nel XVIII secolo. La Terra Vecchia la possiamo definire  una “GRUVIERA” per le numerose cavità prodotte dall’uomo.

Ma vediamo più da vicino le quantità di CANTINE presenti nel 1672 registrate nell’APPREZZO: sono otto; aumentano a diciassette nel CATASTO ONCIARIO del 1742 (11); l’APPREZZO del 1758 ne registra sei. Molte CANTINE presentano le GROTTE sottostanti con esplicita menzione “da conservar vino” e con “una capacità di Botti sedici”. La ubicazione è varia, anche se sono maggiormente “sul Piano di questa Terra” o “Largo di questa Terra”, oppure “dirimpetto all’Orologio”, “avanti la Collegiata Chiesa”, “nella Strada de’ Molini Vecchy”, “attaccata al Palazzo dell’Abbadia si S. Gaetano e Cantina dei Magnifici D. Antonio e D. Carlo Leti”, “avanti il Castello luogo detto Spontavomero”, “nel luogo detto li Tupputi”, “nel Borgo”, “avanti la Chiesa Madre”, “nella Piazza Vecchia”, “nell’incontro la Porta della Terra”, “Vico dell’hospidale” . Numerose erano le GROTTE presenti sul Piano delle FOSSE o Piano S. ROCCO con numerose Fosse da Grano. Diverse le TAVERNE e OSTERIE dentro e fuori il BORGO.

Sempre grazie all’APPREZZO del 1672 ricaviamo preziose informazioni su materiali da costruzioni “[…] bassi terranei c(on) camere sopra fabricate la maggior parte tutte de pietre vive, seu cruste che se ritrovano nel Paese, et alcune poco fabricate di corpi delle mura delle med(esi)me, e poi la superficie de pietre dolci seu tufi che vengono da Canosa distante miglia sei incirca, delli quali anche ne sono fatte le lamie che sono trà detti bassi, e cantine sotterranee e tutte d(ett)e habitat(io)ni sono coverte con irmici, quali si fa(n)no nel Territ(orio)o di Laviello, e Minorvino […]” (12). A questo punto siamo indotti ad una considerazione e cioè che questi materiali litici, pietre vive e tufi, venivano importati dalle città menzionate con grossi oneri economici per l’acquisto, il trasporto e la messa in opera per rendere la struttura stabile, consistente e perché no bella da ammirare insieme alle BOTTI e al prezioso e pregiato VINO.

Ma questo fiume di VINO aveva costi notevoli per la sua produzione arrivava dalla campagne circondanti li vasto Territorio di Cerignola trasportato dai carri per riponerlo nei numerosi CELLARI, TAVERNE, GROTTE, OSTERIE, LOCANDE. Sempre l’APPREZZO del 1672 a proposito del VINO ci riferisce: “[…] Vi sono anche molte vigne, benchè distante dall’habitato quali produchino vini bianchi, e rossi, et alcuni poco moscatelli la mag(gio)r parte delli quali si possedono da Particolari[…]” (13). Sempre a tale proposito il prof Matteo Stuppiello scrive: ”[…] Il nostro vasto e fertile territorio può senz’altro vantare una tradizione viticola che affonda le sue radici in un passato piuttosto remoto: testimonianza della cospicua presenza di vigneti nel nostro agro sono antichi documenti cartacei, a partire dal XIII secolo; ma, certamente, la coltura della VITE è più antica, sorta quasi con la nostra stessa città[…]” (14). Alcuni dati sulla quantità di VITI e di VIGNE ci daranno la notevole portata della quantità di VINO e il riveniente COMMERCIO ed introito economico per le Famiglie più abbienti di Cerignola nel settecento soprattutto:  nel ‘500 abbiamo circa 7000 viti; nel 1672 sono ca. 100.000, nel 1633-1635 sono ca. 200.000; nel 1742 sono ca. 2.000.000. Sempre l’APPREZZO del 1672 scrive che una VIGNA contiene 1.600 viti, il resto è facile da ricavare !!! (15).

E dei CAMMINAMENTI, dei CUNICOLI sono solo delle FALSE FAVOLE, INGANNI, MENZOGNE. Si è MENTITO SAPENDO DI MENTIRE.

Cerignola, 25 aprile 2016                                       Valerio Calvio

Bibliografia e Note

8 – Gli IPOGEI risultano scavati nel banco CRUSTACEO, ARGILLOSO, SABBIOSO E CIOTTOLOSO. Esaminando il “FOGLIO 175” della “CARTA GEOLOGICA D’ITALIA”“CERIGNOLA”, il nostro territorio viene a collocarsi geologicamente nel PLEISTOCENE (iniziato circa 2 milioni di anni fa e terminato circa 11.000 anni fa) nella formazione di origine marina e viene indicato con “Qm2 –  Sabbie straterellate giallastre a volte polverulente con intercalazioni argillose, ciottolose e concrezioni calcaree con molluschi litorali (Pecten, Chlamys, ) di facies marina”.

9 – ARCHIVIO DI STATO DI FOGGIA – Atti di Enti Ecclesiastici – Atti di Corti Giudiziarie Regie e Feudali – Atti Feudali di Carattere Amministrativo – Sottoserie II, fs. n. 3: Platea del Convento di S. Maria del Carmine 1626-1747, Più che purgato Cristallo son le rag / gioni  Istrumentarie, che in questo libro re / sblendono di Maria sempre Vergine del Carmi / ne di codesto Convento di Cirignola, radunate / dal zelo del M(ol)to R(everendo) P(ad)re M(aest)ro F(fra) Elia Pennelli / dell’istesso Convento diligentissimo Figlio dell’ / Anno 1733: à gloria dell’istessa intemerata Signora.

10 – ARCHIVIO DI STATO DI FOGGIA…, op. cit,  fs. I: Platea del Convento di S. Rocco dei Padri Domenicani 1541-1805.

11 –  ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLIRegia Camera SommariaCatasto Onciario – vol. 7035 – CIRIGNOLA.

12 – 13 – MATTEO STUPPIELLO, Apprezzo…, op. cit., p. 6.

14 – 15 – MATTEO STUPPIELLO, La vitivinicoltura ieri, San Ferdinando di Puglia, 1998, pp. 9-17.

Cerignola – Terra Vecchia – Via Piazza Vecchia n. 6 – Particolare delle grotte – ARCHIVIO PRIVATO VALERIO CALVIO – Foto Valerio Calvio – 15.4.2016

Cerignola – Terra Vecchia – Via Piazza Vecchia n. 6 – Particolare delle grotte – ARCHIVIO PRIVATO VALERIO CALVIO – Foto Valerio Calvio – 15.4.2016

Cerignola – Terra Vecchia – Via Piazza Vecchia n. 6 – Particolare delle grotte – ARCHIVIO PRIVATO VALERIO CALVIO – Foto Valerio Calvio – 15.4.2016

Cerignola – Terra Vecchia – Via Piazza Vecchia n. 6 – Particolare delle grotte – ARCHIVIO PRIVATO VALERIO CALVIO – Foto Valerio Calvio – 15.4.2016

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