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LA RINASCIMENTALE SACRESTIA DELLA CHIESA MADRE

Quanta storia ha ancora da raccontare la ULTRAMILLENARIA  CHIESA MADRE o MATRICE, da tempo IMMEMORABILE intitolata, fino al 1934, al PRINCIPE degli APOSTOLI,  “SAN PIETRO APOSTOLO” (1).

Parliamo della storia NASCOSTA, quella che l’azione ineluttabile del tempo è stata posta in OBLIO, dove l’insieme dei PARTICOLARI  se scientificamente portati “alla luce” questa LUCE li IRRADIA e ci lascia cogliere il fascino della “scoperta”. Stiamo parlando della “storia” quella “sommessa”, che non fa rumore, infatti  non fa notizia o peggio ancora potrebbe non interessare a nessuno.

Un concetto malsano ed aberrante. A noi piace far affiorare la microstoria come i petali di un fiore, tutti fusi tra di loro, una COROLLA dai colori VIVACI, anche se fiori molto piccoli, esili e poco appariscenti per le dimensioni, quasi nascosti ma indispensabili all’unisono, un fiore gamopetalo ad assolvere una funzione essenziale, quella vitale. Una COMUNITA’, una COLLETTIVITA’ CITTADINA ha diritto di conoscere la propria STORIA, quella basata sulla scientificità.

Parliamo dell’ ARTISTICA SACRESTIA dove vi era anche l’ANTICHISSIMO  ARCHIVIO dell’ARCIPRETURA NULLIUS e della CATTEDRALE “SAN PIETRO APOSTOLO”.

Superato l’ingresso principale che immette direttamente nella NAVATA CENTRALE, ci spostiamo sul lato destro, verso l’ingresso che porta al CAMPANILE, vi è un ampio ambiente con l’ingresso, molto semplice con stipiti ed architrave in pietra calcarea, sormontato da una ISCRIZIONE litica, datata 1569. Questa era l’antica SALA CAPITOLARE con altra ISCRIZIONE litica posta nel punto di CHIAVE della volta datata 1529 quando fu costruita dalle fondamenta. Superata questa SALA, difronte vi è altro ingresso che immette in altro ambiente contiguo che è la MAESTOSA SACRESTIA. Appena aperta la porta la VISIONE è da trattenere il respiro.

E’ un FIRMAMENTO non di STELLE, astronomicamente parlando, ma formato da “STELLE” LITICHE. Una VOLTA a PADIGLIONE LUNETTATA, una volta a STELLA tutta LITICA, priva di intonaco a perimetro quadrangolare. La IMMAGINAZIONE rimanda ad una GRANDE ed ESPANSA TENDA con FALDE a SPIOVENTE a voler imitare le QUATTRO ALI di una FARFALLA che si INNALZA GONFIA ancorandosi o meglio, la stessa determina una serie di LUNETTE raccordate alla VOLTA. Ben  18 UNGHIE-LUNETTE ad ARCHETTI  GOTICI disposti sulle QUATTRO pareti: CINQUE ciascuno sul lato più lungo e QUATTRO ciascuno sul lato più corto in alto, terminanti alla base con PIEDUCCI scolpiti con decorazione modulare che si ripete su ognuno. Tutta la VOLTA, gli SPIOVENTI, le LUNETTE e i PIEDUCCI  risultato realizzati in PIETRA SEDIMENTARIA CALCARENITICA meglio conosciuta come TUFO di CANOSA. Uno spettacolo impressionante che con orgoglio mette in risalto la mirabile MAESTRIA dei NOSTRI LAPICIDI e dei MAESTRI MURATORI del ‘400 per la notevole esecuzione della messa in opera.

Questo tipo di ARCHITETTURA è molto presente in diverse abitazioni site nella TERRA VECCHIA, le LUNETTE le troviamo nella  CHIESA di SAN DOMANICO, nella CAPPELLA della VERGINE del ROSARIO; ancora nel complesso medievale di TORRE ALEMANNA, nella CHIESA campestre di MARIA SS.MA di RIPALTA, a decorare tutta la unica NAVATA, etc.

La VOLTA realizzata, tutta, in CONCI di TUFO perfettamente squadrati in rettangoli posti in ORDINE a formare un “TESSUTO” litico dalla visione  GRADEVOLISSIMA da VEDERE e soprattutto da AMMIRARE. Si possono contare singolarmente i suddetti CONCI  LITICI; l’impatto  della BELLEZZA visiva ti INVITA a contare le FILE dei CONCI che risultano essere esattamente NOVE per ogni singolo SPIOVENTE.

La parte CENTRALE del PADIGLIONE si presenta, realizzato, sempre CONCI in TUFO squadrati, è costituito da SETTE file, a formare un enorme RETTANGOLO incassato, probabilmente in origine ospitava un  DIPINTO su TELA.

Si diceva, prima, che la VOLTA a PADIGLIONE risulta raccordata alle UNGHIE. Ma proprio il RACCORDO è un ulteriore PREGEVOLE elemento ARTISTICO che ci porta ad analizzarlo dettagliatamente. Infatti un ARTISTICO CORDOLO, in TUFO, è costituito da un SERTO VEGETALE molto appariscente ed aggettante, che va a perimetrare tutti e quattro i lati. Si tratta di CAULI VEGETALI, uno inserito nell’altro, artisticamente e finemente lavorati nel TUFO. Questi QUATTRO SERTI VEGETALI si interrompono esattamente alla metà dove fa da RACCORDO un CHERUBINO ALATO che coincide esattamente con la PUNTA della LUNETTA. Lo stesso si presenta con la TESTA RICCIOLUTA con OCCHIETTI spalancati, molto espressivi, vigili e DUE ALI spiegate e con ricco PIUMAGGIO. A destra e a sinistra di ogni singolo CHERUBINO originano i singoli SERTI  di CAULI  VEGETALI. Le UNGHIE o LUNETTE  sono un’AFFASCINANTE struttura realizzata  da elementi LITICI, il TUFO di CANOSA. Ogni singola UNGHIA poggia, coll’altra ADIACENTE, su di un PIEDUCCIO o MENSOLA molto AGGETTANTE.  La MENSOLA, pregevolmente lavorata nel TUFO, è un inno alla BELLEZZA. E’ un capolavoro ARTISTICO che ora ci accingiamo a descrivere:  ben VENTIDUE sono i PIEDUCCI-MENSOLA, tutti fortemente AGGETTANTI, comprese le QUATTRO DOPPIE MENSOLE ANGOLARI.  La SINGOLA MENSOLA costituita da un UNICO BLOCCO di TUFO di CANOSA risulta decorata e lavorata  mutuando  la DECORAZIONE di tipo CLASSICO.  La FORMA è a TRIANGOLO RASTREMATO, dall’alto verso il basso. La parte superiore presenta una FASCIA che va a costituire la BASE, dove poggia uno dei due “piedi” della LUNETTA.  Segue un primo motivo CLASSICO la FOGLIA d’EDERA a forma di CUORE con la NERVATURA CENTRALE, ad incisione profonda. Ne risultano QUATTRO  FOGLIE ben stilizzate. Seguono QUATTRO DENTELLI aggettanti a PUNTE di DIAMANTE, altro motivo CLASSICO che riprende la decorazione a DENTELLATURA. La MENSOLA comincia a RASTREMARSI sempre di più. Segue, ancora, un’altra decorazione molto bella, quella ad OVULI, sottostante a questa, la MENSOLA rastremata ancora di più si ALLUNGA verso il basso e presenta una splendida DECORAZIONE BACCELLATA, sempre motivo CLASSICO, i QUATTRO perfetti INCAVI della BACCELLATURA (indica la forma interna concava dei baccelli che corrispondono al frutto delle piante leguminose), produce uno strabiliante RIVERBERO della LUCE DIFFUSA dalle tre FINESTRE poste su una parete tanto da suscitare agli OCCHI dell’ATTENTO OSSERVATORE una visione INCANTEVOLE. Ancora segue una FASCIA BASALE sottostante e poi una ELABORATISSIMA FOGLIA dalla LAMINA molto ESPANSA che mette in bella mostra, nella parte superiore, il LEMBO SEGHETTATO molto AGGETTANTE, poi procede, la LAMINA INCAVANDOSI e ADAGIANDOSI sulla parete retrostante per terminare il suo percorso a PUNTA ARROTONDATA, aderendo così, alla fine, alla PARTE.  Anche questo particolare DECORATIVO lo troviamo, più volte, nel CENTRO STORICO – BORGO MEDIEVALE “TERRA VECCHIA” ad arricchire gli SPIGOLI di ISOLATI ABITATIVI.

Nell’interno della SACRESTIA, la parete, a destra per chi entra, vede TRE GRANDI FINESTRE, provviste di GRATE di FERRO all’esterno. Queste FINESTRE strette ed altre vanno a coincidere e ad inserirsi nella PRIMA e QUINTA LUNETTA; la centrale, corrisponde alla TERZA LUNETTA. Sotto queste, in asse, si aggiungono ben TRE GRANDI ed ALTE NICCHIE CENTINATE  a sviluppo verticale. Quella CENTRALE, ospita alla base l’ANTICO LAVABO in PIETRA CALCAREA di TRANI.

Il LAVABO serviva per le ABLUZIONI delle mani del CELEBRANTE che si preparava alla SANTA MESSA; veniva utilizzato, anche, per lavare tutto ciò che era servito per il SANTO SACRIFICIO. Il LAVABO è costituito  da due elementi della stessa pietra. La parte superiore presentava tre CANNELLI metallici per la fuoriuscita dell’ACQUA, lo si può constare perché i CANNELLI rimossi da tempo recano i FORI oggi occlusi. Questa prima parte è costituita da una VASCA, capiente, di forma RETTANGOLARE ed è inserita fra le pareti della NICCHIA ad occuparne la LUCE. La parte FRONTALE reca una ARTISTICA decorazione ad incisione effettuata da un esperto LAPICIDA. Si tratta di una ESPANSA “GROTTESCA”. La seconda parte del LAVABO, quello dove avveniva l’ABLUZIONE della mani,  è costituita da un piano non molto CONCAVO, sempre della stessa PIETRA di TRANI dal MARGINE anteriore rialzato per non fare tracimare l’acqua e si notano le “sbeccature” prodottesi per l’uso nel tempo. Il suddetto bordo PIATTO si incurva, anteriormente, a formare una GOLA BACCELLATA, poi continua con una modanatura terminante con un esiguo e sottilissimo bordo appena percettibile. Un ultimo “passaggio”: a fine restauro vi è stata una “carezza”, lo SCIALBO che ha reso più luminoso l’ambiente e più visibili gli elementi litici.

La parete difronte presenta, su di un lato, un INGRESSO  murato fino ad una certa altezza. Si trattava di un ingresso che immetteva nella CAPPELLA del PRESEPE (sec. XVI) che dava la possibilità al sacerdote per entrare nella Chiesa per assolvere alle varie funzioni religiose e credo era “un ingresso preferenziale” un po’ per tutti gli addetti alla Chiesa, in modo da evitare di effettuare un lungo percorso.

Ultimo elemento della SACRESTIA  è un GRANDE STIPO INCASSATO nella muratura, posto difronte alla porta d’ingresso. Questo elemento è tutto LIGNEO ben tenuto. La CORNICE esterna liscia perimetra le DUE MASSICCE ANTE. Ricordo che sopra la fascia superiore della cornice vi era dipinto in bianco a grandi caratteri: “ARCHIVIO”. Certamente ha contenuto per SECOLI i REGISTRI di BATTESIMO, di MATRIMONIO, di MORTE, PERGAMENTE, RESCRITTI, LETTERE etc. Documenti PARROCCHIALI  che andavano conservati e custoditi. Poi nel 1934 trasferiti nel DUOMO “TONTI” dove si si erano trasferiti la PARROCCHIA “SAN PIETRO APOSTOLO” , la CATTEDRALE e il CAPITOLO CATTEDRALE .

Ora passiamo all’analisi informativa del “dato” storico.

Una testimonianza  recente ci viene offerta da Don Tommaso Dente, già Parroco della Chiesa “San Francesco d’Assisi”, antica CATTEDRALE  “SAN PIETRO APOSTOLO” come abbiamo già scritto. Nella sua pubblicazione (2) in merito ai lavori di restauro effettuati durante il suo parrocato,  scrive sugli antefatti intrapresi da Lui per arrivare, poi, agli ultimi interventi  restaurativi  effettuati, in tempi diversi, tra gli anni ’80 e il 2008 sotto il Suo successore Don Nunzio Galantino.

Don Tommaso scrive quanto segue: “ Arrivammo al 4 ottobre di quell’intricato 1954. La parrocchia era in festa per il suo Santo Titolare (San Francesco d’Assisi), quale – proprio in quel giorno – sembrò prendersi una rivincita . Venni infatti informato, immediatamente dopo la solenne celebrazione eucaristica, che presso la sede provinciale della Banca d’Italia era in giacenza un mandato alla mia persona e proveniente dal Ministero dell’Interno-Direzione Generale dei Culti. Importo: 4.500.000 lire …  Dunque i lunghi tre anni di importune e dispendiose insistenze – avevano finalmente fruttato quella sostanziosa boccata d’ossigeno. La cifra accreditatami ammontava al 50 % della spesa preventiva  in 9.000.000di lire (da servire per il restauro provvisorio della chiesa e per l’appendice di un ‘embrione di scuola materna) … “L’utilizzazione del contributo ministeriale – Le direttrici di spesa del nostro progetto prevedevano vari capitoli: acquisto di un locale adiacente alla chiesa, totale rifacimento degli ambienti delle sagrestie che presentavano crepe vistose tanto alle sommità che ai muri portanti, riempimento dei pericolosi vuoti che correvano tutt’intorno alla sala capitolare (leggi: gli stipetti a muro dei canonici), interventi  di risanamento su situazioni precarie qua e là presenti nell’assetto generale della costruzione, estesi rappezzi (ahimè solo rappezzi) al pavimento delle navate e alla muratura delle zone absidali, creazione indispensabile di tre nuovi impianti (elettrico, idrico-fognario, e di amplificazione interna ed esterna), infine, residui permettendo, liquidazione del debito contratto per la costruzione dei banchi-inginocchiatoi. I lavori presero alacre avvio il 10 ottobre 1954 in una chiesa a mezzo servizio (ci eravamo trasferiti per le funzioni liturgiche feriali nella vicina rettoria di Sant’Agostino) . “[…] Si passò poi ai lavori di consolidamento dei seminterrati e delle sagrestie e segnatamente della vecchia sala capitolare, che allora fungeva da ufficio parrocchiale – “Il sacrificio di un  cimelio …”. Devo a questo punto far sapere che la spaziosa sala capitolare fin dai secoli passati era dotata, per tre dei suoi quattro lati, di stipetti a muro appartenenti uno ad ogni canonico o mansionario del Capitolo Cattedrale. inoltre vi correva all’intorno una serie di sedili a cassonetto, apribili dalla parte superiore, che presumibilmente dovevano servire per le adunanze capitolari. Il quarto lato della sala, quello che comunicava con il locale adiacente, era occupato da grossi stipi adibiti alla conservazione dei paramenti sacri e da due grosse mense che servivano per le vestizioni dei celebranti. L’intero arredamento, in solida noce scura, presentava purtroppo i segni della irrecuperabilità, infestato e bucato com’era dal tarlo. Ma il colpo di grazia al possibile “trattamento” dello storico cimelio veniva inferto dal pronunciamento tecnico del direttore dei lavori, il quale perentoriamente decretava la chiusura di tutti gli stipi a muro e il conseguente  smantellamento di tutta l’orditura lignea. Indubbiamente i quattro secoli che gravavano su quella muratura, per giunta così vistosamente sforacchiata dai tanti e grossi vuoti giustapposti, pesarono anche sulla decisione dell’ing. D’Amati, il quale nelle numerose lesioni lesse dei rischi gravi e imminenti. Si dovette così procedere al riempimento a tufi di ognuno dei vecchi stipi e alla costruzione di altrettanti pilastrini in cemento armato per consolidare i tre muri che li ospitavano, mentre … il quarto muro mancava quasi del tutto! Si ricorderà infatti che l’esile muro in comune con la sala adiacente era addossato ed occupato il monumentale complesso in legno di armadi, mense e pedane, nati forse anche come sostegno, ma che ormai non sostenevano più niente. Così per quel quarto lato si dovette intervenire con la costruzione di una grossa trave orizzontale in cemento armato e di un solido muro in tufo. Dunque fu il salvataggio della importante ex sala capitolare a comportare fatalmente lo smantellamento di tutto l’apparato in legno, così come furono i vistosi sfarinamenti del tarlo che l’avevano già irrimediabilmente compromesso a decretarne l’abbandono per l’impossibilità di ricostituirne ossatura e disegno”.   

Credo che c’è un po’ di confusione in alcuni “passaggi” riportati da Don Tommaso. Parla di DUE SACRESTIE, parla della  SALA CAPITOLARE. Certo sono due locali adiacenti, la PRIMA è la SALA CAPITOLARE che immette nella SACRESTIA.

In questo intervento ci limitiamo all’antica SACRESTIA in stile RINASCIMENTALE; uno dei vari PUNTI di FORZA  ARCHITETTONICO, ARTISTICO e CULTURALE della CHIESA MADRE.

In un documento del 1840 (3), nel quale viene riportata la descrizione della CHIESA MADRE, viene riportato quanto segue: “[…] A man dritta poi della 2. Parte a settentrione, vi è la Sacrestia di palmi 22. per 26. Illuminata da tre lunghe finestre rettangolare parte munite di invetriate, due sporgenti a settentrione, ed una a Levante, e le mura di detta Sacrestia in tutti i lati sono ornati di stipi, e cassette fisse di noce, il di mezzo di un tonno di noce, con un’antico quadro della Vergine Addolorata, e con due laterali  Mense grandi, con tiratoj di noce, per la vestizione de Sacerdoti, e de’ ministri per la celebrazione delle messe, e nella parte superiore si osservano de’ grandi Armadj  parimenti di noce […]”.  E questa era la SALA CAPITOLARE.

Ma il documento ci illumina sulla seconda SACRESTIA, quella  originaria rispetto alla prima. Infatti la descrizione procede: “[…]Contigua a detta Sacrestia, vi è una Camera di pal. 19. per 23 ½ inserviente al lavamano, e preparazione per le messe, con due sedie di noce illuminata da due finestre rettangolari sporgenti a settentrione, anche munite di lastre, e cancelli di ferro filato. Perpendicolarmente, quasi al Vano della detta Sacrestia … Alla parte sinistra della detta Sacrestia, vi è una porticina per mezzo della quale si entra in una camera oscura senza lume per insuscettibilità del locale, che non può essere illuminato neppure a lumi ingredienti; indi si sale sul Campanile, antico […]” (4).

La SACRESTIA  affascina il VISITATORE, lo coinvolge nella sua meditata riflessione con i numerosi rimandi STORICI dei quali la ultramillenaria CHIESA MADRE è ricca. La CHIESA MADRE è la nostra STORIA. Si parte sempre dal LEI. E’ una visita che va fatta e goduta nella RISCOPERTA della RINASCIMENTALE  SACRESTIA.

Cerignola, 12 Settembre 2018                       Matteo Stuppiello

Bibliografia

(1) – LUIGI CONTE (Sac.), Memorie filologiche sull’antichità della Chiesa di Cerignola precedute da un breve cenno storico, topografico, genealogico della stessa Città, Napoli, Tipografia di Gaetano Cardamone, 1857, p. 50,nota (1); si veda: MATTEO STUPPIELLO, San Pietro Apostolo: note storiche epigrafiche e iconografiche, in SALVATORE DELVECCHIO – MATTEO STUPPIELLO,  A S.E. Mons. Vincenzo d’Addario Vescovo Coadiutore delle Diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola nel Suo ingresso a Cerignola, 29 giugno 1986 Festa dei SS. Pietro e Paolo App., San Ferdinando di Puglia, 1986, p. 9.

(2) – TOMMASO DENTE, Il quasi diario di un quasi restauro – Trent’anni di “Passione” per Chiesa Madre … e dintorni,  Editrice Leone, foggia, 1992, pp. 37- 38; 42-43.

(3) – ARCHIVIO CAPITOLO CATTEDRALE – CERIGNOLA – L’Architetto Teodosio Dibisceglia riporta la descrizione della Cattedrale di Cerignola il 1 Febbraio 1840, in “STATO DIMOSTRATIVO dell’intera rendita del Capitolo, ed uso di esse trasmesso da Monsig. Vescovo”, Roma, 1840, Stamperia della RC.A., pp. 31-32.  La citazione è incompleta in quanto del documento, che è a stampa, dello stesso mi furono dati in fotocopia solo pochi fogli e senza titolo completo. Chi mi fece le fotocopie e me ne fece dono fu Don Antonio Occhionegrelli, nel 1974, allora Cancelliere Vescovile. Però possiamo ricavare altri dati sia dalle fotocopie sia dai fogli trascritti da me, possiamo desumere  che il titolo della pubblicazione è il seguente: “Sagra Congregazione del Concilio Erogationis Redditum Per Il Rmo Capitolo della Cattedrale di Cerignola Contro Monsignor Illmo, e Rmo Javarone / Vescovo di Ascoli e Cerignola / Rispettosa Memoria / Con Sommaria annessa / Per la Congregazione del giorno / 11 Luglio 1840, Roma 1840. Nella Stamperia della RC.A.

(4) – ibid.

 

  • Colgo l’occasione per rivolgere un sentito e doveroso ringraziamento al Parroco Don GIUSEPPE GAETA per la sensibilità culturale e la piena disponibilità offertami sempre e per avermi concesso di effettuare fotografie e autorizzarne la pubblicazione.
  • Ringrazio altresì il giovane VALERIO CALVIO, attivo SOCIO delle nostre Istituzioni Culturali, profondo conoscitore della Terra Vecchia, della Chiesa Madre e di tutto ciò che è di notevole nel Borgo Medievale, per avermi continuamente sollecitato e spronato (invitato) a scrivere gli esiti delle mie Ricerche, soprattutto sulla CHIESA MADRE, dove c’è ancora tanto da “dire”.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare della decorazione ad “unghie” della Volta a PADIGLIONE con evidenti segni di degrado – Prima del restauro – Foto Matteo Stuppiello 3.8.1973.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare della decorazione ad “unghie” della Volta a PADIGLIONE con evidenti segni di degrado – Prima del restauro – Foto Matteo Stuppiello 3.8.1973.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare della decorazione ad “unghie” della Volta a PADIGLIONE con evidenti segni di degrado – Prima del restauro – Foto Matteo Stuppiello 3.8.1973.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare della decorazione ad “unghie” della Volta a PADIGLIONE con evidenti segni di degrado – Prima del restauro – Foto Matteo Stuppiello 3.8.1973.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare della decorazione ad “unghie” della Volta a PADIGLIONE – Dopo il restauro – Foto Matteo Stuppiello 22.4.2018.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare della decorazione ad “unghie” della Volta a PADIGLIONE – Dopo il restauro – Foto Matteo Stuppiello 22.4.2018.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare della decorazione ad “unghie” della Volta a PADIGLIONE – Dopo il restauro – Foto Matteo Stuppiello 22.4.2018.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare della decorazione ad “unghie” della Volta a PADIGLIONE – Dopo il restauro – Foto Matteo Stuppiello 22.4.2018.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare della decorazione ad “unghie” della Volta a PADIGLIONE – Dopo il restauro – Foto Matteo Stuppiello 22.4.2018.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare – Pieduccio dell'”unghia” della Volta a PADIGLIONE – Dopo il restauro – Foto Matteo Stuppiello 22.4.2018.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Lavabo in pietra di Trani – Dopo il restauro – Foto Matteo Stuppiello 22.4.2018.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare del Lavabo in pietra di Trani – Dopo il restauro – Foto Matteo Stuppiello 22.4.2018.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare del Lavabo in pietra di Trani – Dopo il restauro – Foto Matteo Stuppiello 22.4.2018.

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – La Rinascimentale Sacrestia – Particolare della decorazione ad “unghie” della Volta a PADIGLIONE – La Porta Lignea dell’Antico Archivio – Dopo il restauro – Foto Matteo Stuppiello 22.4.2018.

Cerignola – ARCHIVIO CAPITOLO CATTEDRALE – CERIGNOLA -Documento del 1840, vedi nota (3).


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