Ricerca, Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali dagli anni 60
 

LA VITE AD ALBERELLO PUGLIESE SCOLPITA NELLA PIETRA ELEMENTO RECUPERATO NEL 1986

Di impareggiabile supporto culturale è l’opera di centinaia di collaboratori-donatori del MUSEO ETNOGRAFICO CERIGNOLANO, molti dei quali già attivi negli anni ’60, che con la loro innata sensibilità culturale e da me coinvolti, hanno permesso di “SALVARE” o meglio “STRAPPARE” dalla dispersione violenta INNUMEREVOLI TESTIMONIANZE di ogni genere, facenti parte del nostro patrimonio TESTIMONIATIVO CULTURALE.

E’ il caso di un “UNICUM”. Si tratta di un RARO esempio di scultura litica riproducente una pianta, coltivata da sempre: la VITE. Il Sig. MATTEO LISANTI, esperto SCALPELLINO, oggi in pensione, effettuò, nel 1986, un fortuito recupero, che donò in data 25.9.1987 al MUSEO ETNOGRAFICO CERIGNOLANO.

Il reperto, fu segnalato , in data 23.12.1987, prot. n. 821, con Raccomandata semplice, all’Arch. RICCARDO MOLA, Soprintendente per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici della Puglia (Bari).

Ma veniamo al Reperto in oggetto. Il MANUFATTO, in Pietra calcarea di TRANI, reca ad altorilievo, al centro, uno SCUDO con bordi decorati a volute nella parte superiore mentre quella inferiore è lambita, simmetricamente, da due piccole FOGLIE di ACANTO; al centro dello SCUDO si evidenziano due lettere C e V, iniziali del proprietario, ottenuto con la tecnica del risparmio.

Tutto lo SCUDO è circondato simmetricamente da TRALCI di VITE: la pianta, dalla base che sovrasta la data (anche questa ad altorilievo) 1909, si piega a destra e a sinistra, ad angolo acuto, per assumere un andamento dicotomico percorrendo a breve distanza il contorno dello SCUDO fino alla metà. Ognuno di queste GROSSE e NODOSE  BRANCHE si biforcano in due TRALCI giovani recanti nella parte interna, a toccare lo SCUDO, due piccoli GRAPPOLI di UVA e nella parte esterna foglie e altri due grossi GRAPPOLI. I quattro TRALCI, giovani di un anno, percorrendo simmetricamente ma ben distanziati lo SCUDO per poi intrecciarsi alla sommità lasciando evidenziare quattro FOGLIE. Tutto l’altorilievo viene ad essere coronato da due grosse FOGLIE di ACANTO simmetriche che interessano per tutta la sua estensione il manufatto.

Il MONOLITE si definisce in tutta la sua bellezza veristica e plastica nelle varie parti anatomiche e morfologiche della VITE: la BRANCA con i vari spessori crescenti dal basso verso l’alto, i GRAPPOLI con gli ACINI di varia circonferenza, le FOGLIE palmato-lobate. L’AUTORE non tralascia, nella sue esecuzione, di cogliere i particolari con squisita ricercatezza e raffinatezza plastica: la CORTECCIA dei NODOSI rami vecchi, i TAGLI della POTATURA degli anni precedenti con il TESSUTO EPIDERMICO differenziato a rimarginare PERICICLICAMENTE la FERITA, la FOGLIA del tipo COMPOSTO-PENTALOBATA e la ricca serie di NERVATURE (PLAMINERVIA) che solcano come il palmo della mano, i GRAPPOLI piccoli e grossi con ACINI SERRATI e ROTONDI, SODI e GONFI di liquidi: indubbiamente un MANUFATTO NOTEVOLE.

La pianta di VITE, qui plasmata nella pietra, rimanda all’ALBERELLO PUGLIESE, forma di ALLEVAMENTO tipica della CAPITANATA, da tempo soppiantata: i GRAPPOLI sono verosimilmente quelli della varietà UVA di TROIA, a struttura compatta, uva nera, da vino, di notevole grado zuccherino, purtroppo oggi rara in un vigneto, perché sostituita da varietà di importazione.

Il MANUFATTO si inserisce nel clima culturale della PIETRA LAVORATA unitamente al TUFO a vista, cultura introdotta dal napoletano arch. GIUSEPPE PISANTI, che ebbe nella nostra città una sua vivacità a partire dalla fine dell’800 fino ai primi decenni del ‘900 con grossi cantieri operanti attivamente per la costruzione di edifici pubblici, religiosi quali il DUOMO “TONTI” (secc. XIX-XX) e l’ISTITUTO TECNICO AGRARIO “Giuseppe Pavoncelli” (1890), progettati dal PISANTI, la Chiesa di SANT’ANTONIO di PADOVA (abbattuta la presistente del sec. XVI, ricostruita nel 1882), la Chiesa di SAN GIOACCHINO (1884), la Chiesa di SAN DOMENICO Confessore (Chiesa del XVI sec. con Prospetto del 1890), la Chiesa del BUONCONSIGLIO (anni ’20 del ‘900), il CAMPANILE (sec. XIX) della Chiesa del CARMINE; nonché civili e privati quali l’OSPEDALE “TOMMASO RUSSO”(fine ‘800), Palazzo PALIERI (sec. XIX), Palazzo ROSA (sec. XX), Palazzo CIANCI-VENTURA (1908), Edificio Scuola Elementare “ CARDUCCI” (1906), Mulino “PIZZI” (1912) e tanti altri,  ed ancora le Cantine PAVONCELLI a SANTO STEFANO  (sec. XIX) e a SAN DOMENICO (sec. XIX), quelle in Contrada CASALINI (sec. XIX) dei DUCHI de La ROCHEFOUCAULD, in Contrada SAN MARCO (sec. XIX) di Caradonna, ancora le centinaia di CIPPI (termini lapidei) sul PIANO delle FOSSE GRANARIE. Fra le varie maestranze vogliamo ricordare le Ditte GALLO Bernardino e PEDONE Giuseppe di Cerignola  e la Ditta COPPOLECCHIA CORRADO e VINCENZO di Molfetta: la prima e l’ultima avevano alle loro dipendenze, fra gli altri, numerosi SCALPELLINI specializzati.

I contenuti figurativi lasciano sulla PIETRA una immagine della grande e incisiva trasformazione economico-agricola che le nostre campagne, proprio in quel periodo subirono positivamente per l’impronta delle potenti Case PAVONCELLI e de LA ROCHEFOUCAULD che nella crisi cerealicola avviarono la TRASFORMAZIONE a VIGNETI e OLIVETI di vastissime estensioni a grano, presto seguito in tale azione da altre notevoli FAMIGLIE.

Ritornando al MANUFATTO in oggetto esso andava ad ornare, probabilmente, l’ingresso di una CANTINA, inserita in una costruzione rurale posta all’imbocco delle Contrade SAN MARCO-FORNACI. La zona, espropriata per realizzare opere di urbanizzazione relative al nuovo complesso SCUOLE-IMPIANTI-SPORTIVI, in via di ultimazione, vedeva la demolizione del fabbricato, dal quale il Sig. MATTEO LISANTI, nel luglio del 1986, recuperava fra i materiali di risulta, scaricati ai margini della strada.

Il confronto con altri manufatti lapidei a bassorilievo evidenzia la perfetta rispondenza della mano dello scappellino, che si può ipotizzare essere lo stesso, anche per la pregevolezza e raffinatezza dell’esecuzione:   Stemma gentilizio e data 1908 nel punto di chiave dell’ingresso principale del Palazzo della Famiglia Cianci – Ventura, in Viale Roosevelt n. 22.

Il MANUFATTO suddetto è stato esposto nella Mostra Foto-Documentale “La Vitivinicoltura ieri” – 13-28 Febbraio 1999 – Sala-Mostre “Servo di Dio Mons. Antonio Palladino” –  Cerignola – Corso Aldo Moro, 87. La MOSTRA organizzata dal Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, dall’Archeoclub Sede di Cerignola e dal Museo Etnografico Cerignolano (1979), con il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Foggia. Per l’occasione fu realizzata una pubblicazione: MATTEO STUPPIELLO, La Vitivinicoltura ieri, San Ferdinando di Puglia, 1998.

A chiusura mi piace riportare una precisa richiesta-proposta avanzata dal Dott. BARSANOFIO CHIEDI di Oria circa la DIFESA e VALORIZZAZIONE della FORMA ad ALBERELLO della VITE in PUGLIA ormai in via di ESTINZIONE con le varietà di UVA autoctone. La PROPOSTA espressa con chiarezza e vigore è stata rivolta dallo stesso BARSANOFIO, PRESIDENTE REGIONALE delle SEDI dell’ARCHEOCLUB D’ITALIA nella “1a ASSEMBLEA DELLE SEDI ARCHEOCLUB DI PUGLIA” tenutasi ad Ascoli Satriano domenica 29 ottobre 2017 nell’Auditorium del Polo Museale, alla presenza del Presidente Nazionale il Dott. CLAUDIO ZUCCHELLI. Noi eravamo presenti insieme alle altre SEDI di PUGLIA, e tutti, coralmente, abbiamo accolto in pieno la proposta del Presidente Dott. BARSANOFIO CHIEDI.

Cerignola, 8 novembre 2017                                     Matteo Stuppiello

Echi di STAMPA

  • [MICHELE CIANCI], Due nuovi reperti al museo etnografico, in “LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO” – 2 Gennaio 1988, p. II.
  • [SALVATORE DELVECCHIO], Cerignola. Buone le prospettive di “crescita” – Museo Etnografico vitalità lodevole, in “PUGLIA”, 7 Gennaio 1988, p, 15.
  • [SALVATORE DELVECCHIO], Donati da Matteo Lisanti due reperti litici di grande valore – Il Museo Etnografico si arricchisce di storia, in “PUGLIA” – 9 Gennaio 1988, p. 14.

Si veda MATTEO STUPPIELLO, La Vitivinicoltura ieri, San Ferdinando di Puglia, 1998. In 3° di copertina viene riportata la descrizione del MANUFATTO LITICO a firma di Matteo Stuppiello.

Cerignola  – Museo Etnografico Cerignolano (1979) – Deposito – Foto Matteo Stuppiello 27.2.1999.

Cerignola – Contrada “San Marco” – Un Vigneto con la Vite ad Alberello Pugliese – Foto Matteo Stuppiello 2.3.1982.