Ricerca, Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali dagli anni 60
 

LE FALCI

“Sempre più ampia, piena e concreta, è la disponibilità che la cittadinanza quasi quotidianamente mostra verso il Museo Etnografico Cerignolano apprezzando ed esaltando in tal modo tutto il lavoro che da decenni vanno realizzando il Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, e la Sede locale dell’Archeoclub d’Italia, collaborando nella gestione del Museo per offrire quasi giornalmente alla Città un servizio gratuito verso il quale, invece, spesso indifferente si mostra l’atteggiamento dell’Amministrazione Comunale. Ma veniamo alla positiva disponibilità dei cittadini concretizzata con un ulteriore donazione di oggetti al Museo: si tratta di un gruppo di FALCI, per mietitore, donate in data 14.7.1988 dai braccianti Sig.ri MATTEO BRASCHI e MICHELE GAMMARIELLO. Oggetti umili e semplici che hanno tanto da insegnare e “raccontare” e noi abbiamo raccolto la testimonianza orale del Sig. MATTEO BRASCHI riguardo il mestiere del MIETITORE e il suo attrezzo di lavoro: l’uno e l’altro antichi di migliaia di anni, a risalire fino alla preistoria, al Neolitico, quando l’uomo da cacciatore si trasforma in allevatore, dedicandosi all’agricoltura; le granaglie venivano tagliate con falcetti di legno con denti di selce. Ma noi raccogliamo e tramandiamo solo alcune esperienze del Sig. MATTEO BRASCHI che operò e visse tra i MIETITORI negli anni ’30. La categoria del MIETITORE, quello specializzato, entrava in azione, calendario alla mano, a partire da “Sant’Antonio fino a San Pietro” (13-29 giugno) gli operai venivano ingaggiati per i piccoli appezzamenti a grano o per terreni nei quali la mieti-legatrice non poteva accedervi. Il lavoro, a cottimo, veniva iniziato da una “PARANZA”, ovvero una squadra completa formata da cinque persone, amici ed affiatati fra loro, quattro mietitori ed un legatore. Il lavoro durava dalle quattro o cinque ore per mietere un campo di grano avente una estensione di circa 6.000 mq. (mezza versura) per una produzione di circa 14-15 ql. di grano. La paranza si muoveva con passo  ritmato e cadenzato con massimo rigore ed impegno lavorativo. Il legatore univa i fasci di grano con la stessa paglia della stessa misura. Finito il lavoro nei campi a cereali del nostro territorio, gli esperti mietitori, da sempre apprezzati e richiesti altrove, si recavano nelle varie città della Capitanata, della Campania: Bisaccia, Candela, Lacedonia, Rocchetta Sant’Antonio, etc. Le FALCI: vi era quella locale ad arco molto ampio e seghettatura un po’ grossolana; vi era, invece, la rinomata e decantata FALCE di MONTE SANT’ANGELO (un esemplare appartenuta al suocero del BRASCHI il Sig. GIACOMO VURCHIO è esposta nel Museo) molto richiesta sul mercato, speciale per la sua lavorazione artigianale consistente nella perfetta forgiatura e nella dentellatura sottile e dolce. Infatti con questo tipo di FALCE dei culmi di grano produceva una perfetta e decisa rasatura in modo tale da non lasciare le sfilacciature prodotte, al contrario, della FALCE locale.  Gli arnesi venivano portati al paese d’origine per rinvigorire il taglio in modo che fossero pronte per la successiva campagna di lavoro. Ma la presenza di questa manovalanza emergente e qualificata non annullava l’altra anche diffusa, di mietitori reclutati a tempo pieno e a compenso minimo dalle Masserie diffuse sul Territorio.”

Cerignola, 22 agosto 2016               Matteo Stuppiello

Bibliografia e Note

(1) – Tratto da: MATTEO STUPPIELLO, Le Falci – Nuovi oggetti al Museo, in “MERIDIANO 16” – Mensile di dibattito culturale e politico- Lucera – Anno III – N.11 – 15 maggio 1988, p. 12.

(2) – MATTEO BRASCHI (*Cerignola 18.6.1927 †Cerignola 18.7.1993) BRACCIANTE.

(3) – MATTEO BRASCHI è stato amico e  mio validissimo collaboratore. Esperto conoscitore della CIVILTA’ CONTADINA. Ciò che lo rendeva gradevole nel sentirlo “narrare”, sul tema accennato prima, era la esposizione precisa e dettagliata degli argomenti senza aggiungere orpelli e soprattutto con il dovuto distacco storico di “parte” e riferire in modo “asciutto” la verità. E’ stato anche POETA, pur  non conoscendo la scrittura e la lettura, le sue POESIE, trascritte dalla figlia Rosaria in dialetto nativo, poi passate a me e trascritte in dialetto cerignolano. Queste sono state pubblicate sul Quindicinale locale “LA CICOGNA” a partire dal 1980. La Prima POESIA “A Ceregnoule, la notte Kiouve u’ iourne fore” in “LA CICOGNA” – Quindicinale di vita cerignolana – Anno III – N.1 – 5 settembre 1980, p.11. La nostra richiesta come Istituzioni Culturali, rivolta al Direttore de “LA CICOGNA”, ins. Luigi Metta, fu accolta con vivo entusiasmo e messa subito in pratica.

1 – Cerignola – Museo Etnografico Cerignolano (1979) – Settore Cerealicoltura – Le Falci – Foto Matteo Stuppiello 10.03.2016

2 – Cerignola – Museo Etnografico Cerignolano (1979) – Settore Cerealicoltura – Unico esemplare in esposizione: LA FALCE DI MONTE SANT’ANGELO appartenuta al Sig. Giacomo Vurchio – Foto Matteo Stuppiello 10.03.2016