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IL 7 E 8 MAGGIO 1806 IL RE DI NAPOLI GIUSEPPE BONAPARTE SOGGIORNO’ A CERIGNOLA NEL PALAZZO CHIOMENTI

Nella occupazione francese “Il 14 gennaio un esercito francese sotto Massena si impossessò di Napoli e vi proclamò re Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone” (1). Il periodo, che va sotto il nome di “decennio francese”,  sta ad indicare quando al potere del Regno di Napoli vi sono i NAPOLEONIDI: 1806-1815. Infatti il 14 gennaio 1806, come già si è detto, viene proclamato Re di Napoli GIUSEPPE BONAPARTE, fratello di Napoleone; a lui, passato al trono di Spagna, successe GIOACCHINO MURAT, cognato di Napoleone, con decreto del 15 luglio 1808 (2). La restaurazione borbonica avvenne “con il trattato di Casalanza del 20 maggio 1815, Napoli fu restituita a Ferdinando IV, il quale, per disposizione del Trattato di Vienna del 1816 assume il titolo di Ferdinando re delle Due Sicilie” (3).

Lo storico SAVERIO LA SORSA ci ha lasciato nella sua pubblicazione (4) una corposa descrizione dettagliata della VISITA a Cerignola del Re GIUSEPPE BONAPARTE.  Una testimonianza che ci permette di scrutare nel passato storico di CERIGNOLA aggiungendo, alle nostre conoscenze, un ulteriore tassello di cronaca REGALE che visse positivamente.

“ […]Intanto Napoleone con decreto del 30 marzo nominava il fratello re di Napoli e Sicilia per diritto di conquista, regolava la di lui discendenza, e pur mantenendo a Giuseppe il diritto di successione al trono di Francia, dichiarava la corona delle Due Sicilie sempre divisa dalla francese e dalla italica. Giuseppe ebbe tale decreto, mentre era a Reggio; quindi si affrettò a tornare a Napoli. Fu in questa occasione che egli passò per Cerignola. Qui la notizia della fuga del Borbone e dell’entrata dei francesi nel Napoletano  era stata accolta con gioia; i patrioti, fino allora timidi e paurosi, avevano ripreso ardire, e per forma non avevano commesso rappresaglie o vendette contro i reazionari, che negli anni precedenti li avevano insultati e dileggiati; erano stati abbassati gli stemmi borbonici, ed il cambiamento di governo era avvenuto, come altrove, senza scosse e disordini. Forse le autorità comunali avevano mandato a Napoli dei deputati per esprimere al nuovo sovrano gli omaggi della popolazione, e per pregarlo di visitare la Città. Il certo è che il 5 maggio se recarono a Cerignola il generale Brunn, comandante della Provincia, ed il Preside, per avvertire la cittadinanza che fra qualche giorno sarebbe arrivato il re, e che quindi occorreva fare preparativi degno del personaggio e dell’occasione. A tale  notizia tutto il popolo esultò di gioia, ed i galantuomini si riunirono per discutere sul da fare, non volendo apportare interesse al Comune, ma offrendosi di spendere essi quanto occorreva per le feste. Dopo breve discussione essi deliberarono di costituire un guardia d’onore di giovani gentiluomini a cavallo “e tutti in decente uniforme”, per recarsi col generale Brunn e col Preside all’Ofanto, confine della Provincia, a ricevere S. Maestà; di far consegnare le chiavi della città in un bacino d’argento a due miglia dall’abitato dal Governatore locale, della municipalità e da quattro deputati; d’innalzare un arco trionfale all’ingresso delle mura, dove il re sarebbe stato ricevuto dall’Arciprete nullius , dal clero secolare e regolare, dai deputati delle altre Università e dall’intero popolo; ed in ultimo di preparare il palazzo di Leopoldo Chiomenti, l’unico decente ad accogliere un tanto personaggio. “Comunicate  al popolo cotali disposizioni, si accese il medesimo di un incredibile entusiasmo. Chi accorreva in folla a ripulire le strade, che a trasportare dei materiali per la costruzione delle macchine, chi trasportava nelle chiese degli arazzi per adobbarle, e chi si portava nei paesi vicini per avere precise notizie del giorno che doveva venire il suo Re a colmarli di gioia e renderli contenti.”. il lavoro dovette essere febbrile, ed in breve tempo tutto fu pronto. Si fece l’arco di ordine ionico colonnato, e negl’intercolunni vi erano delle statue allusive al trionfo con iscrizioni adatte. Nel largo del Carmine presso il palazzo Chiomenti  fu eretto un obelisco di grande altezza, “fingendosi di granito orientale, di figura piramidale quadrata”. Fu pure costruito un gran tempio, dedicato alla gloria della nuova dinastia, e composto di due ordini d’architettura, il primo situato sopra una spaziosa scalinata con dodici colonne d’ordine corintio architravato, con orchestra nel mezzo; il secondo anche colonnato di ordine composto, che sosteneva una volta a cupola, sotto la quale vi era l’Aquila Imperiale  di Francia. Queste opere furono dirette da Raffaele Pallotta e dell’architetto Nicola Suppa.  Intanto si seppe che il re era arrivato a Minervino, e che il giorno dopo sarebbe entrato in Cerignola. Tutta la città fu in moto per terminare i preparativi. Ogni momento giungevano carri, birocci, diligenze, cariche di persone, che accorrevano a vedere l’inusitato spettacolo. Giunsero deputazioni da tutti i Comuni della Provincia, ed anche da Molfetta, da Barletta, da Lavello, dal Vescovo d’Andria, e le guardie d’onore a cavallo di Foggia, S. severo, Lucera e Troia, “cosicchè Cerignola divenne il centro dell’universale allegrezza”. Appena  spuntò l’alba, il generale Brunn, il Preside, le guardie d’onore, seguiti da una fiumana di popolo, si diressero verso il ponte di Canosa, dove trovarono altra folla, venuta dalla Provincia di Bari e da Canosa per vedere il nuovo Sovrano. Ma questi per errore delle guide, invece della via del ponte, prese quella dell’Ofanto, ed all’improvvisata si vide comparire la sua carrozza verso la chiesa dei Domenicani. “Il popolo che vide la polvere innalzarsi in aria, accorse in folla verso di quella, ed alla vista delle carrozze  che conducevano il loro Re, cominciò cogli evviva ad assordare il cielo; furono  tante e tali le voci mescolate con trasporto di tenerezza, che ognuno ne piangeva e dimostrava il giubilo che aveva ricevuto il proprio onore alla vista del novello Sovrano”. Molti popolani, spinti da entusiasmo, cominciarono a slegare i cavalli dalla carrozza reale per tirarla essi, ma Giuseppe, pur gradendo l’offerta, si oppose a che fosse eseguita. Giunto il corteo dinanzi all’arco trionfale, fu ricevuto dal sindaco interino, Michele Mastantuoni, dai deputati della Provincia e del Comune, disposti in fila, dal clero, dai gentiluomini e dal popolo , e più di cento ragazzi, leggiadramente vestiti, cominciarono a spargere fiori sulla via che doveva seguire il re. Quando Giuseppe discese dalla carrozza, l’arciprete gli presentò la croce, ed egli la baciò; indi messosi sotto il baldacchino, le cui aste erano tenute da sei gentiluomini, si avviò verso la colleggiata, seguito da lungo codazzo di popolo acclamante, mentre dalle logge e dalle finestra ornate di damasco le donne agitavano fazzoletti in segno di giubilo. L’onore di ospitare il fratello del grande Napoleone, il desiderio di mostrargli affetto e riconoscimento, aveva fatto andare in visibilio i buoni cerignolani. Giunto il corteo alla chiesa, fu cantato solennemente il Te Deum con scelta musica, ed il canonico Belisario Sanitate recitò un discorso d’occasione, che piacque molto al Sovrano, tanto che ne chiese copia per mezzo del generale Miot. E poiché i canonici non erano insigniti di cappa magna, dietro loro richiesta, il re accordò loro tale grazia. Terminate le funzioni ecclesiastiche, sua Maestà col seguito s’avviò per il palazzo Chiomenti, e visino al portone fu raggiunto dalle autorità e guardie d’onore, che erano andate ad attenderlo al ponte di Canosa. Egli prese dimora nella grande galleria, ed ammise al bacia mano tutte le deputazioni ed i gentiluomini del paese, dopo ebbe luogo un solenne pranzo, al quale parteciparono oltre gli ufficiali e gli aiutanti di campo, il padrone di casa, il vescovo di Andria, l’arciprete; e lieto delle entusiastiche accoglienze, aderì all’invito di partecipare ad una festa di ballo, indetta in suo onore. Dopo pranzo si trattenne amichevolmente con la famiglia Chiomenti, alla quale offrì dei piccoli regali, e concesse udienza a tutte le autorità e cittadini che vollero ossequiarlo, indi si ritirò nel suo gabinetto, e mentre tutti credevano che riposasse, fu visto a scrivere ad un piccolo tavolo, messo vicino alla finestra, che era aperta. La sera, dopo una breve cena, vi fu la festa di ballo, alla quale presero parte le più distinte famiglie di Cerignola  come i Chiomenti, i Tortora, i Papa, i Pallotta ed altri, insieme agli ufficiali, alle guardie d’onore ed ai rappresentanti dei vari Comuni. La mattina dopo, 8 maggio, il palazzo fu circondato  da tutto il popolo, che acclamava al sovrano, per vederlo al balcone. Egli volle appagare questo ingenuo desiderio, e fu accolto da applausi e da grida di gioia che lo commossero vivamente. Partì verso le 12 e fu accompagnato per lungo tratto dalla folla plaudente, la quale, dietro invito del re, desistè dall’idea di seguirlo sino a Foggia. “Non furono pochi gli abitanti della Comune, che ritornati in patria, a legioni si portarono a visitare quella stanza dove il di loro sovrano aveva in quelle poche ore riposato, adorandola come un monumento il più sacro e più caro, e questo spettacolo durò fino oltre della notte seguente”,. Per la via di Foggia e Bovino il re fece ritorno a Napoli, dove giunse l’11 maggio col suo magnifico corteo […]”.

Possiamo immaginare da questa “cronaca” scritta dallo storico SAVERIO LA SORSA,  scientificamente attinta da documenti d’epoca e riportati in nota, nella sua pubblicazione, la IMMENSA GIOIA che pervase tutta la CITTA’. Il 1806 era da considerarsi ancora, pieno ‘700.

Uno scatto di fantasia ci porta a fare un enorme passo indietro nella storia  su questo PRESTIGIOSO AVVENIMENTO che visse emotivamente l’intera CITTA’ di CERIGNOLA consumatosi” nell’ampio PALAZZO CHIOMENTI (sec. XVIII): la ricercatezza e la sontuosità degli abiti e acconciature,  delle parrucche e ciprie, delle miriadi di luci diffuse da centinaia di candele poste nei candelabri, sugli artistici e fastosi lampadari di vetro colorato di Murano; il ricco arredo costituito da imponenti arazzi,  tappeti, quadri dipinti e tanta fine ed artistica suppellettile come le porcellane. Sicuramente una  fornitissima Libreria ed un nutrito Archivio privato. Mobilio raffinato dalle linee baroccheggianti, con console e sovrastanti specchiere lambite da massicce cornici barocche dorate. Che dire del pranzo nel sontuoso salone con stoviglie da tavola  e posate di alto valore artistico ed economico, lo stesso per la cristalleria? E dei camerieri e servitori in elaboratissime livree. La cucina nei suoi vari componenti di fabbrica decorati con artistici mattoni  maiolicati provenienti da Napoli, le pentole di rame e le stoviglie da cucina. Le stanze, il Salone, in origine che tipo di pavimentazione avessero lo stesso fatto di maioliche policrome napoletane?  E per il costoso e raffinato corredo costituito da ricercata biancheria, coperte…; degli armadi con pregevoli abiti maschili e femminili. Al ballo la migliore nobiltà cerignolana. I partecipanti uomini e donne ad indossare abiti ricercatissimi, costosi ed elaborati fatti di tessuti pregevoli. Le coppie si muovevano al suono di musici ed orchestrali. La  FAMIGLIA CHIOMENTI, nel 1815, come risulta da una Deliberazione nell’Archivio Comunale di Cerignola, era dopo PAOLO TONTI, quella che aveva maggiori possedimenti e, quindi, molto ricca (5). Poteva permettersi tutto questo. Le carrozze e i cocchieri e cavalli penso di razza. L’enorme PALAZZO composto da numerose stanze, la migliore sicuramente sarà stata quella  preparata per ospitare il RE di NAPOLI e della SICILIA. Gli inservienti, i camerieri, e tanti vari addetti al PALAZZO mobilitati per l’evento certamente unico ed eccezionale. Mi fermo per lasciare alla fantasia del lettore e alle numerose considerazioni rivenienti da quanto riportato considerando i tantissimi particolari.

E’ opportuno precisare che l’ingresso alla CHIESA MADRE – PARROCCHIA “SAN PIETRO APOSTOLO” , dove era entrato il RE GIUSEPPE BONAPARTE è quello posto a NORD e non quello attuale che non esisteva, corrispondeva all’ABSIDE MAGGIORE, dove vi era l’ALTARE MAGGIORE, attualmente corrisponde all’ingresso principale. Ancora una volta la CHIESA MADRE viene esaltata con questa notizia del tutto sconosciuta.

Dopo aver letto questa relazione ed esserci  lasciati andare a belle immaginazioni, ci chiediamo perché fu scelto proprio il PALAZZO CHIOMENTI e non altri?. E’ una domanda legittima e proponibile. LA SORSA scrive, a tal proposito, riportando quanto scritto da A. FIORDELISI, I Francesi a Cerignola, in Scienze e Diletto, anno III, n. 31 a riguardo della scelta del PALAZZO, come già sopra riportato “[…] di preparare il palazzo di Leopoldo Chiomenti, l’unico decente ad accogliere un tanto personaggio […]”. 

Analizzando la motivazione della scelta del PALAZZO CHIOMENTI, in effetti nel 1806, la “nuova” CITTA’ urbanisticamente si stava affacciando proprio nella zona che oggi indichiamo Corso Antonio Gramsci. Onestamente altri PALAZZI di grandi dimensioni non ve ne erano. Nel SETTECENTO vi erano abitazioni e Palazzi (chiamati quartini), erano abitazioni a primo piano ma di minima portata costruttiva e abitativa. Le STRADE nelle quali erano presenti questi piccoli PALAZZI le conosciamo: Strada del Carmine, Strada Borgo, Strada Costantinopoli, Strada Melfi ed altre (6), oltre ai PALAZZI storici della TERRA VECCHIA.

La città doveva presentarsi agli occhi del RE quale centro dignitoso e decoroso, frutto di riqualificazione urbana posta in essere a partire dalla seconda metà del Settecento, ad iniziativa del Decurionato e della collaborazione del Feudatario, la Casa Ducale. Così scrive a tal proposito SAVERIO LA SORSA: “[…]In questo periodo la città continuò ad estendersi, si costruirono nuove case fuori della città dell’antico abitato, si cominciò a disegnare la linea del nuovo borgo, col corso dritto, fiancheggiato per un tratto da palazzi meno rozzi di quelli più antichi … Si migliorò alquanto l’igiene, perché il sudiciume era una caratteristica del paese, e nel 1782 allo scopo di evitare il grande fango che nell’inverno ingombrava la èpiazza e le vie, per cui non si poteva assolutamente camminare, si delibera di fare “la chianchettata di pietra viva “ […]” (7). Si diceva anche il Duca collaborò, successivamente a migliorare la città nel decoro, nel 1804: “[…] il Duca deliberò di abbattere le case vicino all’orologio e l’orologio stesso, per edificare al medesimo punto uno nuovo, tutto a sue spese; inoltre fi demolita la  antica porta della città, che era attaccata all’orologio … In quelli stessi anni si edificarono varie case in vicinanza del castello, che formarono il primo nucleo del borgo nuovo già iniziato da qualche tempo […]” (8). Purtroppo con la demolizione della PORTA principale d’ingresso al BORGO e la vicina TORRE dell’OROLOGIO, tantissime testimonianze litiche andarono perdute: STEMMI, ISCRIZIONI e quant’altro.

Ma, tornando alla scelta del Palazzo che avrebbe ospitato il RE, poteva certamente andare molto bene l’ARTISTICO PALAZZO COCCIA, fatto costruire nel 1779 da GIUSEPPE COCCIA (9) in stile BAROCCO, tenendo in considerazione che sia i CHIOMENTI che i COCCIA erano rinomate FAMIGLIE di LIBERALI (10),  antiborboniche. Però il PALAZZO COCCIA, credo, non sia stato scelto per un problema strategico: restava molto distante dal centro abitato, fuori mano. E credo anche per un problema di sicurezza e di maggiore controllo. Altri PALAZZI non furono presi in considerazione, penso perché appartenenti a FAMIGLIE avversarie, politicamente,  ovvero filoborboniche, credo il PALAZZO CIRILLO in via Osteria Ducale, ed altri.

Abbiamo letto il percorso che il RE effettuò per recarsi nella CHIESA MADRE – PARROCCHIA “SAN PIETRO APOSTOLO”, unica PARROCCHIA da sempre esistente a Cerignola, certamente sotto la rigorosa attenzione dei militari. Ricordiamo nella nostra CITTA’ si contrapponevano le fazioni filoborboniche e filoliberali. Erano schierati in una lotta sommersa dove si contrapponevano negli anni BORBONICI e LIBERALI,  chi per la MONARCHIA e chi per la REPUBBLICA, soprattutto nelle Amministrazioni Comunali, responsabili nell’amministrare la cosa pubblica.

Il PALAZZO CHIOMENTI presenta un prospetto principale con ben SETTE BALCONI ed un prospetto  laterale sinistro, oggi in Via GIOVANNI BOVIO con TRE BALCONI. Inoltre L’INGRESSO PRINCIPALE è MONUMENTALE realizzato con artistici elementi in PIETRA BIANCA di TRANI; inoltre si contraddistingue per le DUE IMPONENTI COLONNE in PIETRA locale “LAGRIMARA” (11), credo di ravvisare, ormai sbiadita dal tempo. Per questi due elementi il PALAZZO è stato, da sempre ETICHETTATO il “PALAZZO DELLE COLONNE”. E sarebbe opportuno che l’Amministrazione Comunale o un CLUB di SERVIZIO proprio per esaltare e ricordare l’evento del soggiorno del Re di Napoli GIUSEPPE BONAPARTE facesse murare una ISCRIZIONE MARMOREA sul prospetto principale. Lo diciamo per la prima volta.

I CHIOMENTI abitavano nella prima metà del SETTECENTO nel loro PALAZZO nella TERRA VECCHIA. Nel CATASTO OMNCIARIO (12) il capofamiglia ANTONIO CHIOMENTI di anni  46 “Vive del suo”, la moglie LUCREZIA CHIOMENTI di anni 46 e i figli “Pascale” di anni 13, Caterina “figlia oggi Monaca in S. Benedetto d’Andria “ di anni 17, VITTORIA CHIOMENTI Sorella di anni 50, “Anna Scalfalietta Serva d’anni 44”: “[…] Abita à Casa propria, consistente in più membri Superiori ed inferiori, sita avanti la Madrice Chiesa  confina con quella di essa Chiesa Madrice […]” . Inoltre tra le numerose proprietà leggiamo che nel 1742 Antonio CHIOMENTI aveva acquistato un suolo “fuor di Borgo”, dal Magnifico Primerio de Martinis, al quale paga dieci carlini all’anno; e l’intenzione di costruire su di esso una casa (“Casa erigenda”), che sarà il PALAZZO CHIOMENTI.

Nel 1806 il PALAZZO era di proprietà del “GalantuomoLEOPOLDO CHIOMENTI e di questo ricco proprietario riusciamo a ricavare diverse notizie dall’Atto di MORTE (13): “Il Libro de’ Morti / comincia / dall’Anno 1809” – c. 34 v. – “ A dì d(ett)o (3 Gennaro 1811” – 715. Leopoldo Chiomenti di Cerignola, di anni circa cinquanta quattro Galantuomo , marito della Sig(nor)a D. M(ari)a Lucia Chiomenti  è morto munito di tutti i S.S. da Sacerdote D. Francesco Raffaele, e si è sepellito nella Congregazione de’ Morti”. Presumibilmente nato nel 1757, notiamo il termine GALANTUOMO, la moglie è una CHIOMENTI e vediamo che si ripete per la seconda volta in questa trattazione; era in uso quello di accentrare proprietà tra famiglie ricche, tanti sono gli esempi. Inoltre, molti componenti della FAMIGLIA CHIOMENTI erano aggregati alla CONFRATERNITA laicale della MORTE E ORAZIONE e venivano seppelliti nella vicina Chiesa del PIURGATORIO, ubicata quasi alle spalle del loro PALAZZO. Sappiamo anche quando è deceduta LUCIA CHIOMENTI, lo ricaviamo dai Registri di MORTE (14): “D. Lucia Chiomenti di Cerignola di anni 96 dei furono D. Pasquale e D. anna Pellicano, moglie del fu D. Leopoldo Chiomenti 13 Gennaio 1854”.

Abbiamo letto che  dopo la cena ci fu un ballo al quale parteciparono le FAMIGLIE più distinte di Cerignola. Certamente i nomi riportati non lasciano dubbi,  sono notissime FAMIGLIE benestanti del ‘700: I CHIOMENTI, i TORTORA, i PALLOTTA, ed altri dice La Sorsa, ed abbiamo motivo di credere che probabilmente  dovevano esserci gli STASI, i CANNONE, i CAPOTORTO, i D’ALO’, i GALA, i d’AMATI,  i de FINIS, i de MARTINIS,   i MAROTTA,  i MORRA, i PECE, i CAVALLO,  i PETROLLA, i RUOCCO, i SANITATE,  i SINISCALCHI,  i TANNOJA, i TOZZI, i ROSATI, gli SGARRO, i BIANCARDI ed altri. Tutte Famiglie ispirati ai principi liberali.  In seguito queste stesse FAMIGLIE, con radici e forti sentimenti LIBERALI, furono presenti con molti esponenti nei MOTI antiborbonici  sovversivi del 1820, nel 1848 facenti parte della CARBONERIA nelle liste delle “VENDITE” e inseriti negli ELECHI degli “ATTENDIBILI”: vi erano farmacisti, notai, proprietari, sacerdoti, artigiani  …  Nel Distretto di Foggia,  infatti, dopo FOGGIA con 171 “ATTENDIBILI” segue CERIGNOLA, su una popolazione, nel 1848 di 15.739 abitanti vi sono 134  “ATTENDIBILI “. E’ un numero considerevole per la nostra CITTA’, che in effetti ha dato vita ad un notevole movimento politico quasi sommerso e sovversivo ANTIBORBONICO. Infatti TOMMASO PEDIO nella sua pubblicazione (15) “[…] Nonostante l’attenta vigilanza esercitata sui sospettati politici, intorno a lui (Giuseppe Tortora n.d.r.) si raccolgono gli antichi carbonari e molti elementi della borghesia locale che non nascondono le loro simpatie per il movimento liberale. Anche se non sono costituiti in società segreta, costoro si incontrano nella farmacia dei Pallotta che, con il Tortora, sono stati nel 1820 tra i più alti dignitari delle Vendite carbonare che hanno operato a Cerignola, in quelle del Tannoia  e del Marotta nelle botteghe dei Capotorto e nei caffè di Pietro Cianci, di Teodoro d’Alò e di Ermenegildo Paglia. Agli incontri partecipano i Chiomenti, e de Martinis, i Gala, i Pece, i Ruocco, i Siniscalchi, gli Strafile, i canonici Vincenzo de Finis e Salvatore Samele, il vecchio maestro di scuola Michele Petrone e, tra gli altri, i due Biancardi, Carlo, maestro di ballo, e Giuseppe Antonio che tiene scuola di matematica […]” .

Dobbiamo considerare questo il motivo perché il RE GIUSEPPE BONAPARTE preferì soggiornare a CERIGNOLA e proprio nel PALAZZO CHIOMENTI? Per la consistenza numerica di RADICATE FAMIGLIE LIBERALI? Non sappiamo cosa si siano detti negli incontri avuti sul Palazzo con i vari ESPONENTI LIBERALI. Sicuramente hanno rafforzato il loro PROFONDO ed INCONDIZIONATO CREDO POLITICO al RE BONAPARTE avendo pieno SOSTEGNO nel COMBATTERE i BORBONI a TUTTI I COSTI e SEMPRE.

Cerignola, 21 Marzo 2019                                        Matteo Stuppiello

 

Bibliografia e Note

(1) – MARIO FURNARI, Cronologia dinastica del reame di Napoli, Fiorentino Editrice, Arpino (CE), 1978, p. 75. Si veda VITTORIO GLESIJESES, Il Regno dei Borboni di Napoli , Edizioni del Giglio,, Napoli, 1981.

(2-3) – ibid., p. 79.

(4) – SAVERIO LA SORSA (Prof.), La Città di Cerignola dai tempi antichi ai primi anni del secolo XIX, Premiato Stabilimento Tipografico Stefano De Bari e Figli, Molfetta, 1915, pp. 228-232.

(5) – SAVERIO LA SORSA, La Città di Cerignola nel Secolo XIX con prefazione di NICOLA ZINGARELLI, F. Casini e Figlio – Editori, Bari-Roma, p. 32; si veda lo stesso volume per informazioni più vaste ed approfondite sulla Carboneria, i moti del 1820, del 1848, le “vendite” ed altro.

(6) – ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI – Regia Camera SommariaCatasto Onciario – vol. 7035 – Anno 1742 – CERIGNOLA.

(7) – SAVERIO LA SORSA (Prof.), La Città di Cerignola dai tempi antichi…, op. cit., p. 198.

(8) – ibid., p. 222.

(9) – [MATTEO STUPPIELLO], La Chiesa del Purgatorio, REGIONE PUGLIA – ASSESSORATO P.I. E CULTURA – CENTRO STUDI E RICERCHE “TORRE ALEMANNA” – CERIGNOLA – CENTRO DI SERVIZIO E PROGRAMMAZIONE CULTURALE REGIONALE, Foggia, 1987, pp. 52; 55.

(10) – SAVERIO LA SORSA, La Città di Cerignola nel Secolo…, op. cit., p. 53.

(11) – TEODORO KIRIATTI, Memorie Istoriche di Cerignola, In Napoli – MDCCLXXXV – Nella Stamperia di MICHELE MORELLI- con Licenza de’ Superiori, p. 166. Infatti lo Storico concittadino “Dottore in Filosofia e Medico” ci dà precise notizie su questa ROCCIA locale: “[…] Nel territorio di questa Università detto Lacrimara, vi è una miniera di pietra marmo, che si stende per lo spazio di circa dieci versure, come in un quadrato. Questo marmo ha di masso o di profondità diciassette palmi, ed è durissimo in modo che se ne difficulta lo cavo, e per ridursi in pezzi. Il colore della pietra è misto, vale a dire, il giallo, il bigio, il color di carne formano tutto il colorito di essa: vi si trovano varii filamenti che con ischerzo s’intersecano su gli colori del fondo che compariscono allorchè la pietra è lustra, ed altre volte vi si scovrono delle piramidette, varie figure geometriche, e de’ semi di zucca. La profondità del marmo, come ho detto, di diciassette piedi, ha fatto credere che questa pietra sia assai propria per tagliarsi in colonne[…]”. Molte strade lastricate con pietra bianca carbonatica presentano anche lastre di pietra locale “LACRIMARA”. Credo sia la prima volta che si parla di questa bella pietra nostrana che lascia evidenziare una bella tavolozza cromatica quando è bagnata dall’acqua, la pioggia.

(12) – ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLIRegia…., op. cit., cc. da 293 v. a 295 r. XXXXII; per la Scheda sul nucleo familiare di ANTONIO CHIOMENTI si veda: [MATTEO STUPPIELLO], La Chiesa del Purgatorio…, op cit., pp. 70-72.

(13) – ARCHIVIO PARROCCHIALE “SAN PIETRO APOSTOLO” – CATTEDRALE DUOMO “TONTI” – CERIGNOLA – “ARCHIVIO PARROCCHIALE 1569”- Ringrazio Don PIO CIALDELLA, PARROCO della CATTEDRALE “SAN PIETRO APOSTOLO” – DUOMO – “TONTI” per avermi dato la possibilità di consultare, trascrivere e pubblicare, tale documento, sin dagli inizi degli anni ’80,quando, i VOLUMI di NASCITA-BATTESIMI-MATRIMONI-MORTE erano custoditi nella Canonica ubicata in Piazza Duomo 22/A.  Si veda [MATTEO STUPPIELLO], La Chiesa del Purgatorio…, op. cit. p. 75.

(14) – ARCHIVIO PARROCCHIA B.V.MARIA ADDOLORATA – CERIGNOLA: “Libro 2° / dei Morti / [da]l 1846 al 1854 “ (Etichetta sul frontespizio) – Nell’interno “Liber secundus Mortuorum / Qui Incipit / ab anno 1846. usque ad / annum 1854 / Canonico Curato / Domino Carmelo de Paula / et / Sabino Parroco Izzi”, p. 211..  Il DOCUMENTO è stato da me rintracciato in data 18.9.1989: ringrazio l’allora PARROCO, DON FRANCO DIMUNNO, che mi autorizzò alla pubblicazione dello stesso documento che viene pubblicato per la prima volta. Si veda [MATTEO STUPPIELLO], La Chiesa del Purgatorio…, op. cit., pp. 69; 75.

(15) – TOMMASO PEDIO, Il 1848 in Capitanata, SOCIETA’ DAUNA DI CULTURA, Foggia, 1981, pp. 178-187. Si veda GEMMA CASO, La carboneria di Capitanata (dal 1816 al 1820) – Ne la Storia del Risorgimento Italiano – Con APPENDICE, Napoli, Stab. Tip. LUIGI PIERRO E FIGLIO Via ROMA 402, 1913, pp. 63-64; si veda MATTEO STUPPIELLO, Un Sacerdote liberale si identifica nel Museo Etnografico Cerignolano con la sua Mattonella maiolicata (sec. XIX inizi) con lo stemma, Cerignola, 25 ottobre 2017 – www.archeoclubcerignola.com.

 

Cerignola – Corso Antonio Gramsci, angolo Via Giovanni Bovio – Palazzo Chiomenti (sec. XVIII seconda metà) – Foto Matteo Stuppiello 1.7.1979.

 

Cerignola – Corso Antonio Gramsci – Palazzo Chiomenti (sec. XVIII seconda metà) – Particolare – Foto Matteo Stuppiello 5.3.2019.

 

Cerignola – Corso Antonio Gramsci – Palazzo Chiomenti (sec. XVIII seconda metà) – Particolare – Foto Matteo Stuppiello 2.3.2019.

Cerignola – Corso Antonio Gramsci – Palazzo Chiomenti (sec. XVIII seconda metà) – Particolare – Foto Matteo Stuppiello 2.3.2019.

 

Cerignola – Corso Antonio Gramsci – Palazzo Chiomenti (sec. XVIII seconda metà) – Particolare – Foto Matteo Stuppiello 5.3.2019.

La foto riproduce una Tela raffigurante il Re Giuseppe Bonaparte – La Foto è tratta da JUAN ANTONIO VALLEJO – NÁGERA, Io, il Re, Istututo Geografico De Agostini, Novara, 1986, Prima di Copertina.

La Foto è tratta da Wikipedia.