– SECONDA PARTE –
I miei adorati GENITORI, papà MICHELE (1), originario della Città di Monte Sant’Angelo, e mia madre LUCIA RUSSO (2) di antica generazione cerignolana, sono statigli UNICI PILASTRI morali e SOLIDI PUNTI di RIFERIMENTO nella mia esistenza. Due FORTEZZE, due solide TEMPRE nell’affrontare i problemi della vita. Da loro ho ereditato la CAPARBIETA’ nell’iniziare e nel portare a termine ciò in cui CREDO con sicurezza e fiducia in me stesso. Mi hanno trasmesso, inoltre, la FIEREZZA e l’AMORE INCONDIZIONATO per le due mie CITTA’: CERIGNOLA, città natia, e la storicissima CITTA’ ARCANGELICA, MONTE SANT’ANGELO, uno “SCRIGNO” di STORIA, ARTE, CULTURA, DEVOZIONE e di TRADIZIONI.
Mio padre MICHELE ha amato profondamente MONTE SANT’ANGELO, la sua città. Fu nominato Vigile Urbano di ruolo, a Cerignola, a seguito di pubblico concorso con Deliberazione Comunale n. 28 del 20 novembre del 1936, resa esecutiva il 2 dicembre successivo al n. 26194 div. 2/1 con decorrenza dal 1° gennaio 1937 (3). Dopo essere stato reclutato nel 1939 per il secondo Conflitto Mondiale, nel 1945 rientrò a Cerignola continuando a svolgere la funzione di Vigile Urbano fino alla pensione avvenuta nel 1969 (4).
Mi narrava e raccontava tutto su Monte Sant’Angelo: dei parenti, degli avi, della storia, delle bellezze paesaggistiche, artistiche, dei monumenti, delle tradizioni popolari montanare, dei personaggi, delle sue visite da ragazzo a San Giovanni Rotondo da P. Pio da Pietrelcina. Questo ampio “bagaglio” STORICO-CULTURALE era riuscito a trasmetterlo, entusiasticamente, in ognuno dei componenti della famiglia. Era solito farci da guida storica e, lo dico con fierezza, era riuscito a farmi appassionare dei Monumenti, oltre che, naturalmente, del SANTUARIO dell’ARCANGELO MICHELE con le sue antiche artistiche PORTE di BRONZO in stile bizantino del 1076 (5), del CAMPANILE angioino del 1274 (6), della RELIQUIA della SANTA CROCE, detta di Federico II (7) in quanto dono dell’Imperatore FEDERICO II di Svevia al Santuario e della “CAVA delle pietre votive” (8). Ancora altri notevoli Monumenti, quali il Battistero di San Giovanni Battista in TOMBA, notoriamente conosciuto come la TOMBA di ROTARI, la Chiesa di San Pietro, di Santa Maria Maggiore con i suoi artistici AFFRESCHI, la Chiesa di San Benedetto, la Chiesa della SS.ma Trinità o Chiesa delle Monache e il CASTELLO. A proposito del CASTELLO, voglio riportare quanto scrive CIRO ANGELILLIS, storico di Monte Sant’Angelo: “[…] Non v’è dubbio poi che, se non lo stesso Carlo III , che nacque proprio nel nostro Castello , ma il cui regno fu brevissimo, la sua consorte Margherita vi fosse stata col piccolo figlio Ladislao […]”(9). L’ANGELILLIS ci informa, altresì, che: “[…] nè trascureremo di indicare ancora una volta il munifico gesto di Ludovico di Durazzo allorché donava alla Basilica la conca d’oro che servì per il battesimo del suo figliuolo Carlo futuro Re di Napoli[…]” (10). Sempre dello stesso autore leggiamo che: “[…] Il sarcofago della Duchessa Sanseverino – Senonché detta Cappella dei Pulderico era appartenuta per lo innanzi ai Principi durazzeschi. Fu in essa infatti che, in un sarcofago trecentesco veniva deposta la salma della Duchessa Sanseverino che fu moglie di Ludovico di Durazzo e madre di re Carlo III di Durazzo. Questa principessa angioina l’anno 1351, nel dare alla luce nel Castello di Monte S. Angelo colui che doveva poi diventare Re di Napoli e di Ungheria, periva nel laborioso travaglio. Ma il suo sepolcro , che era sorto in questo Atrio, non fu lasciato tranquillo, perché Matteo Pulderico che nella città dell’Arcangelo poteva fare e disfare a suo piacimento, volle che proprio in questo angolo della Basilica s’innalzasse l’arca funeraria per il suo defunto figliuolo, epperò il sarcofago della Duchessa Sanseverino fu fatto trasportare nella locale Chiesa di S. Francesco, che, per essere stata eretta qualche decennio innanzi dalla Regina Giovanna I, era anche essa di Real Patronato […]” (11). Sull’Abbazia di Santa Maria di PULSANO, la Prof.ssa Stella Calò Mariani, nel suo contributo “I monasteri benedettini della Capitanata settentrionale”, scrive che: “[…] Più diffuse risultano le dipendenze di S. Maria di Pulsano (200, nota nel testo), fondata verso il 1129 su un altopiano garganico da Giovanni Scalcione da Matera e – ben presto – divenuta centro di una nuova fiorente congregazione dell’ Ordine monastico benedettino[…]” (12). Nell’ampia scheda dal testo serrato, preminentemente storico-artistico, redatto dalla dott.ssa MARISA MILELLA LOVECCHIO della Soprintendenza ai Monumenti (Bari), dal titolo: “S. Maria di Pulsano Monte S. Angelo” leggiamo quanto segue: “[…] Legati al culto dell’Arcangelo sul Monte Gargano e ai pellegrini che lo vedevano da secoli come meta, sorsero sulle balze del promontorio numerosi monasteri benedettini, fra i quali alcuni raggiunsero grande importanza e floridezza nel Medioevo (1, nota nel testo). Fra questi assurse a rinomanza la badia di S. Maria di Pulsano, che a capo di una congregazione di eremiti vide diffondersi la sua Regola fino in Abruzzo, Toscana ed Emilia … Prima del XII secolo le sue vicende si confondono tra la nebbia della leggenda e della tradizione …. Situata a circa 8 Km. A SO di Monte Sant’Angelo, nel territorio di questo, su di un ampio altopiano solitario, è posta nel luogo in cui secondo alcuni (nota 4 nel testo) doveva sorgere una delle due basiliche pagane del Gargano… Al centro dell’abside l’altare maggiore, settecentesco, ospitava, entro una nicchia marmorea dei primi del ‘900, il dipinto su tavola raffigurante la “Vergine di Pulasano”, opera di quella scuola di pittura bizantino-italiana detta dei “Ritardatari” che fiorì in Puglia e in Basilicata nei secoli XII e XIII (nota 89 nel testo). L’icona, oggetto di furto nel giugno del 1966, non è stata ancora ritrovata […]” (13). Al complesso monastico si affiancavano una serie di GROTTE dove i monaci PULSANESI conducevano la vita anacoretica. Ricordo molto bene di aver visitato tutto questo con la famiglia, negli anni ’60. Sconfortante era vedere il tutto in un uno stato completo di abbandono. La strada che collegava Monte Sant’Angelo era molto dissestata se non per il solo tratto iniziale in asfalto. Lo sterrato rendeva impraticabile e non agevole la guida dell’auto, infatti, mio padre con enorme attenzione e a velocità ridotta cercava di procedere con cautela, ma, purtroppo, non mancavano i sobbalzi per la nostra 600 Fiat. Non si giungeva mai al traguardo!!! Una volta giunti, si veniva ripagati dal SILENZIO, dal religioso RACCOGLIMENTO e dalla BELLEZZA ARTISTICA data la presenza di elementi LITICI di straordinaria raffinatezza. Tanta era l’ammirazione per gli elementi esterni ed interni: i portali, le finestre, i capitelli, gli archi, oltre agli anfratti esterni che costituivano le grotte. Si tornava numerose volte nello stesso luogo. Sono tornato pochi anni fa e con enorme meraviglia ho potuto constatare che il complesso religioso-architettonico è stato restaurato per essere abitato e, quindi, riportato tutto alla sua funzione originaria.
Altro Monumento, tanto caro ai Montanari, è la CHIESA campestre della Madonna degli Angeli (sec. XIII), distante pochi chilometri dall’abitato. Questa bella Chiesa, dagli ARCHI ogivali con il suo artistico PORTALE d’ingresso, ha sempre suscitato interesse in noi quando si andava a visitarla. Per antica tradizione la STATUA lignea viene portata in processione, il giorno dopo Pasqua ovvero il Lunedì dell’Angelo (Pasquetta), nella Chiesa di Santa Maria, ubicato nei pressi del Santuario di San Michele, per poi rientrare, sempre in processione, al Suo Santuario campestre il successivo 16 agosto.
Nella Chiesa di San Francesco dei Padri Francescani Conventuali vi è murato il Sarcofago con una iscrizione attestante il (presunto) sepolcro della Regina di Napoli, Giovanna I. L’ex Convento ospita, già dagli anni ’80, il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari del Gargano “G. Tancredi”.
Suggestiva era la visita del bellissimo e incontaminato RIONE MEDIEVALE “IUNNO” per il suo caratteristico aspetto ARCHITETTONICO unitamente all’antichissima Chiesa del Salvatore, di epoca longobarda, che custodisce antiche iscrizioni sia greche che longobarde. Il mio caro padre, per ogni monumento e Chiesa conosceva tante informazioni apprese sin da bambino e che con profondo entusiasmo le traferiva a noi, credo, soprattutto, a me per l’interesse che mostravo tanto da ricordarle perfettamente ancora oggi. Questo enorme interesse di studio, trasmessomi da mio padre, mi portava di volta in volta ad acquistare parecchi Libri e Guide specifiche sull’ARCHEOLOGIA del Gargano, dei MONUMENTI di Monte Sant’Angelo, del SANTUARIO di San Michele e sulle TRADIZIONI. Tra questi segnalo quelli scritti da Ciro Angelillis e Francesco Paolo Fischetti, i “Quaderni del Centro di Studi Garganici” – RIVISTA , da Orlando Giuffreda sulle antiche monete e da Giuseppe Piemontese. Queste pubblicazioni arricchiscono la mia personale Biblioteca. Alcuni di questi testi recano la firma e la dedica degli stessi autori come Francesco Paolo Fischetti, il qualeconosceva molto bene mio padre; segue il testo della dedica: “All’amico Matteo Stuppiello / con simpatia / 19-6-1976 Francesco Paolo Fischetti” (14). La dedica è riportata nella pagina interna dei “quaderni del centro di studi garganici” – Monte Sant’Angelo S. Giovanni in Tomba di Francesco Paolo Fischetti – Il Centro Storico di Giuseppe Piemontese – Una ipotesi della Numismatica di Orlando Giuffreda – L’8 Maggio di Ernesto Scarabino, QUADERNO N. 2 – edizioni reme-graf-foggia , 1975; – “quaderni del centro di studi garganici 1” CANTI POPOLARI di MONTE SANT’ANGELO a cura di MICHELE d’ARIENZO – MICHELE de FILIPPO – MARCO LIGUORI – GIOVANNI PIEMONTESE – MARCO TROTTA, edizioni athena napoli, 1972, con la seguente dedica: “All’Univ./ Matteo Stuppiello / con Ricordo di / Monte S. Angelo / Prof. Giuseppe Piemontese” (15).
Non vi era mese nel quale non si andava con tutta la famiglia a Monte Sant’Angelo e, a volte, lo si faceva per più di due volte. Con la mitica 600 Fiat color pastello, acquistata negli anni ’60, ci spostavamo come famiglia: mio padre, mia madre, mia sorella Maria, mio fratello Antonio ed io, il più piccolo, che occupavo il posto centrale del sedile posteriore. Le tappe, generalmente, erano le seguenti: il Santuario di San Matteo, a San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Monte Sant’ Angelo; ma, tante altre volte la tappa era unica: MONTE SANT’ANGELO. Le visite al fratello più grande MATTEO (16), la cognata NUNZIA RINALDI (17), mia zia e ai miei cari cugini Antonio (18), Maria Luigia (19), Raffaela, Pietro, Caterina (Anna), Giuseppe e ad altri parenti più anziani. Il primo impegno turistico era la sosta spirituale presso il SANTUARIO dell’ARCANGELO SAN MICHELE con la partecipazione alla Santa Messa.
Le continue visite al SANTUARIO non scalfivano minimamente il nostro interesse nei confronti di tutto ciò che quella SACRA GROTTA CUSTODIVA da sempre: la monumentale SCALINATA angioina, con tutto ciò che conteneva di SACRO, di ARTISTICO e di ARCHITETTONICO, gli affreschi e i graffiti scoperti dopo i restauri. Le pareti della scalinata ANGIOINA erano ricoperte, in quel periodo, soprattutto nella parte finale, da ex voti. Tutto meritava una sosta sia nell’intento di osservare attentamente gli AFFRESCHI che a tentare di leggere le numerosissime ISCRIZIONI-GRAFFITI dei PELLEGRINI e le TOMBE ad ARCOSOLIO. Mio padre conosceva ogni singola parte, anche più recondita, del sacro SPECO e di quanto conteneva. Immancabile era il saluto ad ANTONIO, l’anziano sacrestano, malandato in salute. Lo stesso consegnava ai fedeli che ne facevano richiesta un piccolissimo frammento litico, le cosiddette “PIETRE” di San Michele, ricavato dalla Cava interna della SACRA GROTTA di San Michele.
Gradita e attesa era la visita dalla mia adorata e indimenticabile nonna MARIA LUIGIA TROTTA (20), sempre generosa nell’offrirci, a seconda del periodo, taralli ricoperti da glassa, sorbe (frutti di bosco), castagne, noci, carrube, fichi d’india e, soprattutto, gli indimenticabili ABBRACCI pieni di AFFETTO e GIOIA infinita quando si arrivava. La mia adorata nonna era rimasta vedova sin dagli anni della Prima Guerra Mondiale di mio nonno ANTONIO STUPPIELLO bersagliere deceduto in Guerra. Quando giungeva il momento del rientro, gli ABBRACCI di saluto erano velati di tristezza per poi, subito dopo, lasciare spazio alla speranza di poterla RIABBRACCIARE in una prossima visita. Mia nonna ci “offriva” con maestria le canzoni in vernacolo montanaro. Lei cantava ed io ascoltavo ed osservavo con attenzione gli occhi lucidi di lei e di mio padre e la loro filiale tacita intesa. Al canto di mia nonna cercava di unirsi anche mio padre, ma, non essendo intonato e, soprattutto, assalito dall’emozione, abbandonava il suo intento. Quando si parlava di tradizioni popolari e di questi canti, mi si faceva presente, con gioia e orgoglio, che la cognata di mio padre, zia Nunzia Rinaldi, da giovane, era associata al famoso GRUPPO tradizionale folkloristico “LA PACCHIANELLA”. Che bei tempi passati!!! A proposito dei canti tradizionali, mio padre conosceva alcuni parenti che possedevano dei dischi antichi canti in vernacolo di Monte Sant’Angelo e con il mio registratore dalle bobine a nastro magnetico, che conservo GELOSAMENTE, ero pronto per una eventuale registrazione.
La successiva tappa era presso l’abitazione di mio zio MATTEO, fratello di mio padre. Ci accoglievano con grande cordialità e affetto. Una bella casa locata nella zona “CAPPUCCINI” e non molto distante del notissimo “BELVEDERE”, una zona PANORAMICA mozzafiato dove si può AMMIRARE l’intero splendido GOLFO di MANFREDONIA. Mia zia, NUNZIA RINALDI, aveva sulle pareti della prima stanza due grandi quadri che ritraevano i suoi due Sacerdoti di FAMIGLIA, suo fratello, don PIETRO RINALDI (21) e lo zio, fratello del padre Pasquale, il Can. Mons. GIOVANNI RINALDI (22). Ricordo anche la presenza di una grande fotografia a sviluppo orizzontale ritraente una enorme NAVE che, come spiegava zia Nunzia, era la nave che solcava i mari tra l’ITALIA e l’AMERICA e su cui il fratello sacerdote svolgeva mansioni da CAPPELLANO per poi risiedere, per un certo periodo di tempo, in America come insegnante, tornando a Monte Sant’Angelo poco prima del decesso, avvenuto nel 1944. Con mia zia Nunzia e zio Matteo e i loro figli coabitavano anche due sorelle di zia Nunzia: Angela Maria, più anziana, e la simpaticissima Anna. Persone cordiali ed affettuose, con quest’ultima pronta nel ristorarci con una fumante tazza di caffè. Mio zio Matteo era un esperto costruttore e restauratore di MURI A SECCO di contenimento. Fra i tanti ricordi mi pregio di riportarne uno in particolare. L’interno del Santuario fu interessato, negli anni ’50-’60, da necessari interventi di RESTAURO. Tra i muratori impegnati dalla DITTA appaltatrice vi era mio zio Matteo. In una andata a Monte Sant’Angelo ci invitò a visitare il cantiere. Una visita indimenticabile. Visitammo l’interno della Sacra Grotta, erano stati smantellati il pavimento e la balaustra con la cancellata (non più rimessa). La STATUA di SAN MICHELE e la CUSTODIA di argento erano stati trasferiti in altri locali dello stesso Santuario. Emergevano antiche strutture murarie. Ci fece scendere negli ipogei che sono allocati al di sotto del presbiterio soprastante. Con l’acquisto di alcuni testi che riguardavano gli stessi ipogei, conobbi in maniera più dettagliata ciò che riguardava la scoperta degli affreschi, delle ISCRIZIONI RUNICHE, dei reperti, delle monete, delle cripte e tanto altro.
Mio padre era molto orgoglioso della sua BELLA CITTA’. Ricordo le nostre passeggiate per il corso principale, Via Reale Basilica, mentre capitava molto spesso di incontrare tanti suoi amici di infanzia ai quali, con gioia e orgoglio, soleva presentarci e parlare di noi. Incontravamo spesso il notissimo farmacista, il dott. ALDO MUSCETTOLA, con il quale mio padre rimembrava la loro passata gioventù e gli aneddoti amicali. La vetrina della Farmacia del succitato presentava una ricca campionatura di reperti di SCIENZE NATURALI: rocce, coralli, spugne, funghi ed altro. Gli stessi erano ben esposti. In tali circostanze di incontro, mio padre non mancava mai di ricordargli che ero iscritto alla Facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Bari e che anch’io facevo raccolta di materiali inerenti alla disciplina, intrapresa come studio: raccolta di insetti per le cassette entomologiche, di erbe raccolte a costituire l’Erbaio, rocce, conchiglie, foglie, semi, frutti secchi, infiorescenze secche… Non nascondo che tali rimandi e riconoscenze di studio mi creavano un forte imbarazzo, ma notare la gioia e la fierezza di mio padre giustificava ogni difficoltà.
INDELEBILE è il RICORDO di aver conosciuto il Farmacista Dott. MATTEO SANSONE di Mattinata e il suo “IMMENSO MUSEO” posto nella sua FARMACIA. Mio padre lo conosceva molto bene, purtroppo, non ricordo i termini conoscitivi della loro unione, probabilmente perché nativo di Monte Sant’Angelo, quasi coetaneo e amico di gioventù. Verso la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70, come famiglia, ci recammo a Mattinata, dopo la consueta visita a Monte Sant’Angelo, dal farmacista Sansone. Giunti presso la Farmacia, mio padre si intrattenne, cordialmente, con il farmacista per poi lasciare spazio alle presentazioni. La trattazione principale fu, ovviamente, il suo MUSEO che visitammo prontamente e inaspettatamente. Non vi erano spazi vuoti sia nelle vetrine che sulle pareti. Vidi una enorme quantità di stupendi reperti ARCHEOLOGICI, soprattutto riguardanti la ceramica DAUNIA, statue di diverse misure in ALABASTRO raffiguranti SAN MICHELE ARCANGELO, numerosi frammenti liti lavorati, fregi, statue di santi con le campane di vetro, una ragguardevole collezione di quadri dipinti dietro-vetro a carattere sacro risalenti all’800, pupi presepiali di fattura napoletana del ‘700, tanti materiali riguardante l’arte pastorale, agricola e tanto altro. A stento riuscivo a tenere a freno l’ENTUSIASMO e per la gioia di quanto osservavo, non riuscii a rivolgere al farmacista alcuna domanda sui tanti reperti visti. Gli interlocutori d’occasione erano lui e mio padre, i due concittadini. Terminata la visita, mio padre gli parlò del mio interesse per la cultura materiale, specificando che già da ragazzo mi documentavo e recuperavo reperti soprattutto della civiltà e sulle tradizioni contadine, nonché la volontà di realizzare un Museo a Cerignola. Matteo Sansone, attento nell’ascoltare mio padre, fece presente che, da tempo, diverse Amministrazioni Comunali gli avanzavano proposte affinché facesse dono della sua “COLLEZIONE” al Comune di MATTINATA.
Nel percorrere il Corso principale di Monte Sant’Angelo, io e mio padre ci fermavamo al Circolo dei “Galantuomini”, frequentato da uomini di cultura, professionisti. Anche qui, mi presentava ad altri suoi amici e tra questi incontravamo anche un suo parente, già sindaco di Monte Sant’Angelo, l’Ins. ANGELO MAZZAMURRO, il quale espresse più volte la volontà di venirmi a trovare a Cerignola per vedere la mia raccolta di oggetti e attrezzi sulla civiltà contadina. La Famiglia MAZZAMURRO ha espresso, nel tempo, diversi sindaci, vicesindaci ed assessori. E citando questo cognome, mio padre rimembrava che la parentela si ricollegava a sua nonna, ANGELA MARIA MAZZAMURRO (23). Questa mia bisnonna era sposata con MATTEO STOPPIELLO (24) (nell’Ufficio Anagrafe di Monte è così registrato, trascritto, successivamente, all’Anagrafe in Stuppiello a seguito di un errore nella registrazione della nascita di mio nonno Antonio). ANGELA MARIA MAZZAMURRO, affermava mio padre, era un punto di riferimento per l’Ins. GIOVANNI TANCREDI, fondatore del MUSEO DELLE ARTI E TRADIZIONI POPOLARI DEL GARGANO di Monte Sant’Angelo. Tancredi si recava molto spesso presso l’abitazione della mia bisnonna per raccogliere notizie, informazioni e tant’altro che annotava perché le considerava notevoli testimonianze verbali sulle antiche TRADIZIONI POPOLARI di Monte Sant’Angelo. E siamo giunti al PUNTO focale!
A Monte Sant’Angelo, nel 1971, in alcuni locali di proprietà dell’Amministrazione Comunale, posti a piano terra, in Via Reale Basilica, fu allestito il suddetto Museo delle Arti e Tradizioni Popolari del Gargano “G. TANCREDI”. Dopo la sua inaugurazione, come famiglia ci recammo per visitarlo e appena entrati ritirammo la GUIDA, non ricordo se avuta in omaggio o acquistata. Il titolo “Museo delle Arti e Tradizioni Popolari del Gargano – G. Tancredi – Monte San’Angelo, Guida a cura di Guido Cafiero – Stampa Società Multigrafica Editrice – 00152 Roma – V.le Quattro Venti, 52/a, [s.d. ma 1971/1972?]. Nell’interno vi è la “Presentazione” di Paolo Toschi e aseguire una Scheda su “G. Tancredi” e su “Il Museo”, entrambi a firma di Guido Cafiero. Il testo così inizia: “Quando nel ’69 passai da Monte Sant’Angelo seguendo la trama dei miei studi sui santuari, fu per caso che seppi del museo obbliato da venti anni in uno stanzone polveroso del vecchio convento di S. Francesco, nella stessa stanza in cui lo aveva meticolosamente raccolto e lasciato l’immenso amore di Tancredi per le usanze e le tradizioni antiche della sua gente. Conoscevo il suo nome ma non le sue realizzazioni ed ora che ne vedevo i frutti e ne rilevavo l’abbandono, mi assaliva l’ostinazione di rendergli giustizia restituendo all’amore dei “montanari” e all’interesse della scienza, un patrimonio che non poteva essere ignorato da chiunque si interessasse delle arti e tradizioni popolari del nostro paese. Fortunatamente trovai sincronia di intenti in una amministrazione comunale decisa a riscattare la mortificazione di un passato di trascuratezza, per cui approvato un progetto di riordino si passò, nell’autunno del ’71, al suo realizzo […]”. Nella stessa GUIDA viene presentata, graficamente, una articolatissima “PIANTA DEL MUSEO DELLE ARTI E TRADIZIONI POPOLARI / DEL GARGANO “G. TANCREDI” – MONTE S. ANGELO” con i vati settori: A – Ciclo dell’Uomo – Feste e usanze calendariali – La casa; B – Lavoro: agricoltura, pastorizia, tessitura; C – Commercio e misure – Arte popolare – Oreficeria – Religiosità – Superstizione; D – Artigianato attuale – Biblioteca e fototeca” Segue il “CATALOGO” dettagliato e le “ILLUSTRAZIONI” con XIX TAVOLE”.
Non avevo mai visto un Museo sulla Civiltà Contadina e sulle Tradizioni Popolari, anche se già da diversi anni mi dilettavo nel recupero di attrezzi, oggetti, utensileria, fotografie e cartoline. Tra il 1968 e il 1970, a conferma del mio innato amore per la cultura cittadina cerignolana, iniziai ad effettuare numerosissime foto del Rione “Terravecchia” – Borgo medievale, del Piano delle Fosse granarie ove stazionavano i carretti in sosta per il carico e scarico del grano, dei lavori svolti dagli artigiani, delle lapidi in città, dell’interno della Villa Comunale, delle case e palazzi in costruzioni in ogni dove, delle Chiese urbane e delle Chiese campestri (gli esterni, gli interni, gli altari, le suppellettili, le iscrizioni, l’arredo sacro), delle diverse processioni ed in particolare dei tradizionali pellegrinaggi della Sacra Icona della Madonna di Ripalta e di tanto altro. Fu la prima volta che vedevo un MUSEO ETNOGRAFICO, ordinato nei suoi settori espositivi con delle efficaci didascalie esplicative. Si spalancava un nuovo mondo dinnanzi a me perché mi trovavo a diretto contatto con gli stessi attrezzi e oggetti recuperati da me, già da diversi anni, ma opportunamente sistemati e valorizzati con l’intento di ridare agli stessi una DIGNITA’ STORICO-CULTURALE. Ero completamente rapito dalla gioia per il sogno accarezzato, da molti anni, di poter realizzare le aspirazioni e le aspettative di un giovane di 24 anni, ricco di entusiasmo, pronto nel “fare” e nel realizzare un MUSEO a Cerignola nel tentativo di divulgare la conoscenza del materiale recuperato con sacrificio e notevole impegno.
A seguito di quanto sin qui espresso, il grande merito e la mia profonda gratitudine va alla mia cara MONTE SANT’ANGELO e ai miei parenti per quello che mi hanno “consegnato” culturalmente. Il nostro GARGANO, arricchito dall’incisivo carsismo, dai boschi, dalla preistoria, dalla storia, delle notevoli testimonianze e complessi paleocristiani, dai Monasteri, dalle Chiese e Abbazie rupestri e da tanta santità, è AMATO da tutti per il suo fascino magnetico, irrefrenabile ed irresistibile che con la sua intensa e vasta CULTURA irradia e permea in profondità tutti noi.
Dalla montagna alla “pianura” o meglio collina, alle mie solide e profonde RADICI CERIGNOLANE. L’altra parte della mia famiglia trova origine in LUCIA RUSSO (25),figlia di MATTEO (26)e di RIPALTA DIBISCEGLIA (27), mia adorata madre, la quale sposò mio padre MICHELE (28) nella Parrocchia “San Pietro Ap.” – Duomo “Tonti” – Cerignola, il 3 gennaio 1938. La primogenita di famiglia è MARIA LUIGIA FRANCESCA, a seguire il mio caro compianto fratello ANTONIO (29) e in ultimo lo scrivente.
Mia madre è stata una donna tradizionalista, conservatrice ed attenta custode di tutto ciò che le era stato tramandato dai genitori, dai nonni e dai bisnonni nel tempo, e coadiuvata dalla zia, sorella della madre Ripalta, zia ANTONIA DIBISCEGLIA (30) nubile, donna di Chiesa e sulla quale mi soffermerò più avanti. I nonni paterni di mia madre furono ANTONIO RUSSO (31) e LUCIA GRILLO (32), mentre i suoi nonni materni, GIUSEPPE DIBISCEGLIA (33) e ANTONIA BORRELLI (34). Famiglie conosciutissime e stimatissime.
Il ricordo dei NOMI dei dati anagrafici dei miei cari AVI è un voler ricordare ed è un DOVUTO ATTO D’AMORE per quelli che ci hanno preceduto. Questo è un monito per le future generazioni: RICORDARE! Effettuare una scientifica ricerca GENEALOGICA della propria FAMIGLIA è un OBBLIGO MORALE. Nella nostra STORIA individuale, essi rappresentano le nostre RADICI. Il nostro GENOMA porta i “pezzi” genetici di ogni singolo nostro antenato.
I miei MAESTRI di vita sono stati, senza ombra di dubbio, i miei cari GENITORI. Mia madre LUCIA, persona pacata e paziente, è stata una donna conservatrice e custode delle antiche testimonianze orali e materiali dei nostri AVI. Mio padre MICHELE è stato il mio personale DOCENTE per quanto riguarda l’agricoltura, infondendomi sin da bambino l’amore per la campagna e su tutto ciò che ruotava intorno ad essa. Molto preparato sugli attrezzi e sugli utensili agricoli e dell’artigianato locale.
Nel 1952, mio padre acquistò la GILERA 125, che ancora conservo, nera con il serbatoio color rosso (originario). Da piccolo, il mio posto a sedere era, anteriormente, sul serbatoio della moto; poi, più grandicello, passai sul sellino posteriore, lì dove potevo abbracciare mio padre, la mia “colonna portante”, il mio “complice culturale”, “il mio mondo”, per non cadere a causa dei continui sobbalzi attutiti dagli ammortizzatori. Mio padre, in qualità di Vigile Urbano, veniva designato dal Comune di Cerignola, in talune circostanze, unitamente al suo caro collega Michele Zingarelli, nel recapito di certificati personali, elettorali e di comunicazioni varie ai numerosi residenti nelle MASSERIE e CASOLARI del vasto AGRO di Cerignola. Mio padre conosceva i nomi delle CONTRADE, i tratturi principali e i cosiddetti tratturelli, strade e scorciatoie per arrivare prima alla destinazione prefissata. La velocità della GILERA veniva ridotta a causa della mancanza di asfalto delle strade interne e quindi sconnesse, piene di buche e polverose. Rappresentava per me motivo di orgoglio vedere mio padre indossare la DIVISA (35), mentre era in servizio. Durante i vari percorsi fissavo nella mente i vari punti di riferimento: strade, incroci, Masserie, ponti, antichi alberi ad alto fusto, canaloni, marane, chiese campestri e tanto altro. Erano i punti di riferimento che ricordavo sempre nel mentre ci ritornavamo. Ero un ragazzino con tanta voglia di apprendere ed osservare con gli occhi della mente. Tutto osservavo ed annotavo, poco o nulla mi sfuggiva.
Il mio caro papà conosceva bene i residenti dato che la maggior parte erano allevatori e pastori di ovini, di capre, di cavalli, di bovini e ortolani. La loro conoscenza era dovuta al fatto che la maggior parte degli allevatori erano originari di Monte Sant’Angelo, di San Marco in Lamis, di San Giovanni Rotondo, di Manfredonia. Famiglie che lui già conosceva: i Giardino, i Rinaldi, i Taronna ed altri che non ricordo. Ma vi erano anche parecchi pastori Abruzzesi e molti ORTOLANI provenienti da Andria. Erano veramente tanti. Un esempio per tutti, proprio nella prima metà degli anni ’50, nel nostro podere, in contrada “SAN MARCO”, vi abitava una famiglia di ortolani, originari di Andria, che coltivavano per conto di mio padre ortaggi. Anche nella TENUTA CARADONNA risiedeva un’altra numerosa famiglia di ortolani andriesi. Il nostro arrivo nelle campagne veniva accolto con cordialità e simpatia. Strada facendo osservavo gli antichi POZZI con le loro caratteristiche parti epigee in muratura, i muri a secco (le macere) realizzati con scaglie di pietra crosta, i vari tipi dei Trulli, i confini di pietra viva con numeri e date incise e tanto altro. Capitava di fermarci e mio padre era sempre pronto a dare una spiegazione su come si realizzavano i muri a secco, sul significato dei cippi di confine, sui numeri e su tanto altro. Era il mio insegnante itinerante!
I primissimi attrezzi di campagna e utensileria, reclutati da me sin dagli inizi degli anni ’60 e, quindi, facenti parte del primo nucleo del futuro Museo, appartenevano a mio nonno Matteo, fittavolo di alcune masserie: Graziano, Acquarulo ed altre.
Agli inizi della seconda metà degli anni ’60, a seguito dei primi proclami lanciati da mio padre circa la mia passione, molti parenti di Monte Sant’Angelo tra cui Pasquale Troiano (36), marito di Maria Rinaldi, sorella di zia Nunzia (moglie di zio Matteo, fratello di mio padre), risposero con enorme generosità. Pasquale mi fece omaggio dell’aratro di legno sovesciatore delle fave a due orecchie di legno e il vomere appuntito di ferro. Lo vedevo per la prima volta! Insieme ad altri attrezzi in legno, mi donò dei forconi, rastrelli (con denti di legno), la pala per la ventilatura del grano, il rastrello privo di denti ma sostituiti da un unico pezzo di legno a forma di trapezio isoscele (37) per raccogliere il grano già ventilato, una “pila” vaschetta per contenere acqua per abbeverare gli animali da cortile, una bilancia con i due piatti in legno legati tramite corde alla barra orizzontale – bilanciere, alcuni pesi sferici (noduli di selce che si trovano sul Gargano), un mortaio in legno dove riporre il sale raffinato, con incisione sul legno “1932”. Volle farmi dono di questi attrezzi e utensileria, tutti in legno, facenti parte della cultura artigianale montanara, per espressa sua volontà di esporli in un futuro Museo. Pasquale era animato dallo spirito di unione e collaborazione tra Monte Sant’Angelo e Cerignola in virtù dei nostri legami di parentela, di tradizione religiosa e commerciale da sempre intercorsi tra le due CITTA’. Recepii immediatamente il SAGGIO e GIUSTO MESSAGGIO, fu molto chiaro ed esplicito, ne fui orgoglioso e contento di accettarli anche per la presenza di tanti cittadini lavoratori GARGANICI a Cerignola che tanto lavoro, impegno e ricchezza hanno prodotto per la nostra città e per tutto il suo indotto.
Verso la fine degli anni ‘60 e successivi, molti degli amici di mio padre, proprietari di masserie e agricoltori, dopo aver ricevuto la richiesta esplicita di donare attrezzi e utensili della civiltà contadina per realizzare un futuro MUSEO, si rendevano disponibili: Vincenzo Prudente, Tommaso Carbone, Michele Carbotta, Pietro Cianci, Michele Rinaldi e tanti altri. Ma a questi è opportuno aggiungere i miei parenti zii e cugini materni: Salvatore Russo, fratello di mio nonno materno Matteo, Antonio Russo figlio di Vito, cugino di mia madre e l’altro Antonio Russo, figlio di Salvatore … Un plebiscito nelle donazioni. La stessa cosa per i settori dell’artigianato: Vito Sorbo, maestro Carradore, Potito Ferraro, maestro Fornaciaio, Michele Pierno, maestro calzolaio, Sabino Scelsi, maestro funaio, Savino Davilio, maestro fabbro ferraio maniscalco, … Difrancesco per la cera, maestro Vincenzo Mennuni, le BOTTI donate dai figli Gabriele e Antonio, miei procugini, Michele Pascucci, maestro Bottaio… L’elenco è lunghissimo, perché interessa tutti i SETTORI.
Altra importante persona, entrata nel mio cuore sin da bambino, fu la mia prozia Antonietta Dibisceglia. Una pietra miliare sotto tanti aspetti, ma, soprattutto, quello religioso tradizionale. Mi ha inculcato sin da bambino l’amore per la suppellettile sacra, non solo per quella presente in chiesa ma anche per quella domestica. All’età di circa 5-7 anni, mi portava molto spesso nelle case delle sue amiche, signorine e più anziane di lei. Scoprivo il mondo della preghiera comunitaria nelle loro abitazioni, un vero e proprio “cenacolo” di preghiera e lavoro. Ricordo i loro monolocali, quasi sempre a piano terra, con gli antichi mobili lavorati artigianalmente, i quadri sacri (spesso ricamati) e le campane di vetro con Madonne e Santi/e. Il tutto era pervaso da fioche luci e fiammelle provenienti da coppe di vetro colorate, elaborate artisticamente, con piccoli lucignoli sospesi nell’olio, accesi durante la preghiera. Tali fiammelle diffondevano un odore poco gradevole e una fioca luce. L’unica lampadina di casa veniva spenta perché si potesse creare quell’atmosfera adatta alla preghiera. Naturalmente ammiravo tutto questo, osservavo e riflettevo. Una di queste case, ubicata in “VIA / DOTT. TEODATO ALBANESE / CADUTO PER LA LIBERTA’ / FOSSE ARDEATINE 24.3.1945”, n. 53, abitavano le sig.ne Giuseppina e Antonietta Claudio (cognome) e un loro fratello, l’autista del Vescovo, Mons. Mario Di Lieto. Alle due sorelle si aggiungevano altre sig.ne, tra cui Rosa Maffucci, Anna Margiotta, Virgilio non ricordo il nome, mia zia Antonietta Dibisceglia e tante altre di cui non ricordo il nome. La stanza di zia Antonietta, a casa, naturalmente, era una replica, anche se in piccolo, di quell’angolo casalingo “sacro” descritto poc’anzi. Conservo quasi tutto di quell’angolino sacro. Antonietta Dibisceglia era una DAMA di CARITA’, affiliata ai gruppi di San Vincenzo de’ Paoli e Santa Caterina Labourè, devota della Medaglia Miracolosa. Aveva libero accesso all’Ospedale “Tommaso Russo” e all’Ospizio “Raffaele Solimine”, dove le Suore della Carità si adoperavano per l’assistenza agli ammalati e agli anziani. Il loro Ordine religioso era presente a Cerignola sin dal 1845 (38). Mia zia, da bambino, mi portava molto spesso. Nell’Ospizio vi era un gruppo di giovani/e che svolgevano, per conto delle Suore, attività di intrattenimento per gli ANZIANI ricoverati. Erano le “recite” e noi assistevamo. La mia cara zia, frequentando questi luoghi di dolore e di speranza, mi faceva comprendere, con poche ed efficaci parole, l’amore per gli anziani e gli ammalati. Bisognava, altresì, avvicinarsi a loro con garbo, umiltà e affetto. Sono ancora profondamente GRATO a mia zia ANTONIETTA DIBISCEGLIA per avermi parlato per prima, ancora ragazzino, di ARCHEOLOGIA, indicandomi come nel nostro oliveto di contrada “SAN MARCO” ci fossero le antiche FORNACI e, quindi, di un insediamento artigianale. Nel 1970, ebbi modo di verificare, grazie alla presenza di testimonianze, frammenti di laterizi e scarti della lavorazione e cottura dell’argilla, la presenza di FORNACI (39) che non erano di epoca medievale, ma, bensì romane. Fu l’avvio per un ulteriore percorso nello studio dell’archeologia.
Con questo secondo articolo, credo e spero di aver delineato il mio interesse per i diversi settori del futuro Museo, oggi molto ricco di reperti.
Cerignola, 11 Ottobre 2022 Matteo Stuppiello
Bibliografia e Note
(1) – MICHELE STUPPIELLO (*Monte Sant’Angelo (FG) 2.1.1915 †Cerignola (FG) 13.1.1995)figlio di Antonio e di Maria Luigia Trotta – Mio padre. Papà era orfano di guerra.Il padre Antonio, bersagliere, era deceduto nella PRIMA GUERRA MONDIALE e riposa, nel MONUMENTALE SACRARIO di “REDIPUGLIA”: “[…] Sul gradone più elevato , ai lati della Cappella Votiva, sorgono due grandi tombe comuni in cui sono custoditi i Sacri Resti dei 60 mila Caduti Ignoti […]” – da “I gradoni dei centomila caduti, in “SACRAI MILITARI DELLA 1° GUERRA MONDIALE – REDIPUGLIA OSLAVIA ed altri sacrari vicini della Venezia Giulia e d’oltre confine, a cura del MINISTERO della GUERRA – Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra, Roma , finito di stampare nell’ottobre 1976 dalla “NOVA AGEP” Roma, p. 15.
(2) – LUCIA RUSSO (*Cerignola (FG) 8.9.1915 †Cerignola (FG) 10.8.1987) figlia di Matteo e di Ripalta Dibisceglia – Mia madre.
(3) – ARCHIVIO PRIVATO MATTEO STUPPIELLO – CERIGNOLA.
(4) – Ibid.
(5) – CIRO ANGELILLIS, Il santuario del Gargano e il culto di S. Michele nel mondo, DAUNIA VII – Collana di monografie storiche – EDIZIONI “MICHAEL” PADRI BENEDETTINI – Ristampa anastatica dell’edizione 1955-1957 a cura dei Padri Benedettini – Santuario S. MICHELE ARCANGELO MONTE SANT’ANGELO 1995 dalla LITHO SUD – Via Epomeo, 72, in Napoli, p. 86.
(6) – CIRO ANGELILLIS , Il santuario…, op. cit., DAUNIA VIII – Collana di monografie storiche – EDIZIONI “RINASCITA GARGANICA” 1956 – Stabilimento Tipografico Cav. Luigi Cappetta e Figli , 1957, Foggia, p. 70.
(7) – CIRO ANGELILLIS, Il santuario…, op. cit. DAUNIA VII, p. 136.
(8) – Ibid, p. 199.
(9) – CIRO ANGELILLIS, Il santuario…, op. cit., DAUNIA VII, p. 205.
(10) – Ibid, p. 312.
(11) – Ibid., p. 61-62; CIRO ANGELILLIS, Nuove luci sulle vicende della Regina Giovanna I di Napoli, Centro Studi Garganici – Monte S. Angelo – Finito di stampare il 30 giugno 1977 con i tipi della Tipografia REME-GRAF di Donato Renzulli Foggia, CAPITOLO DECIMO, pp. 94-102; P.FILIPPO DE MICHELE, Sul Gargano apparve l’Arcangelo – Guida turistica del Santuario e della Città di Monte Sant’Angelo, EDIZIONE PP. BENEDETTINI 1972, realizzazione e stampa LIHO SUD NAPOLI, Via Epomeo 70, p. 36.
(12) – “I monasteri benedettini della Capitanata settentrionale” in Insediamenti Benedettini in Puglia – Per una storia dell’arte dall’ XI al XVIII secolo, Catalogo della Mostra a cura di MARIA STELLA CALO’ MARIANI, Volume Primo, Bari, Castello Svevo novembre 1980 – gennaio 1981 , UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI – Facoltà di Lettere e Filosofia – Istituto di Storia Medievale e Moderna – Documenti I – CONGEDO EDITORE – Galatina (Lecce), stampato dalla POLISUD-Barra (Napoli), p. 65 .
(13) – MARISA MILELLA LOVECCHIO, S. Maria di Pulsano Monte Sant’Angelo, in Insediamenti benedettini…, op. cit., VOLUME SECONDO – primo tomo, p.51; p. 60.
(14) – BIBLIOTECA PRIVATA MATTEO STUPPIELLO – CERIGNOLA.
(15) – ibid.
(16) – MATTEO STUPPIELLO (*Monte Sant’Angelo (FG) 22.5.1910 †Torino19.1.1982) figlio di Antonio e di Maria Luigia Trotta – Mio zio.
(17) – NUNZIA RINALDI (*Monte Sant’Angelo (FG) 26. 3.1908 †Monte Sant’Angelo (FG) 14. 6. 1993) figlia di Pasquale e di Raffaela Palumbo – Mia zia.
(18) – ANTONIO STUPPIELLO (*Monte Sant’Angelo (FG)22.10.1932 †Monte Sant’Angelo (FG) 10.7.2010) figlio di Matteo e di Nunzia Rinaldi – Mio cugino.
(19) – MARIA LUIGIA STUPPIELLO (*Monte Sant’Angelo (FG) 5.5.1934 †Monte Sant’Angelo (FG) 2.5.1981) figlia di Matteo e di Nunzia Rinaldi – Mia cugina.
(20) – MARIA LUIGIA TROTTA (*Monte Sant’Angelo (FG) 6.9.1888 †Monte Sant’Angelo (FG) 5.5.1976) figlia di Michele e di Leonarda Libergolis – Mia nonna.
(21) – DON PIETRO RINALDI (Sac.) (*Monte Sant’Angelo (FG) 15. 1. 1887 †Monte Sant’Angelo (FG) 19.1.1944) figlio di Pasquale e di Raffaela Palumbo.
(22) – CAN. MONS. GIOVANNI RINALDI nato e deceduto a Monte Sant’Angelo. Non sono in possesso di altre notizie.
(23) – ANGELA MARIA MAZZAMURRO (*Monte Sant’Angelo (FG) 22.10.1856 †Monte Sant’Angelo (FG) 13.2.1932) figlia di Matteo e di Trotta Maria Giovanna – Mia bisnonna.
(24) – MATTEO STOPPIELLO (*Monte Sant’Angelo (FG) 16.9.1845 †Monte Sant’Angelo (FG) 7.10.1924) figlio di Giuseppe e di Maria Roberti – Mio bisnonno.
(25) – LUCIA RUSSO (*Cerignola (FG) 8.9.1915 †Cerignola (FG)10.8.1987) figlia Matteo e di Ripalta Dibisceglia – Mia madre.
(26) – MATTEO RUSSO (*Cerignola (FG) 27.9.1889 †Cerignola (FG) 1.8.1950) figlio di Antonio e di Lucia Grillo – Mio nonno.
(27) – RIPALTA DIBISCEGLIA (*Cerignola (FG) 12.1.1889 †Cerignola (FG) 16.3.1953) figlia di Giuseppe e di Antonia Borrelli – Mia nonna.
(28) – MICHELE STUPPIELLO (*Monte Sant’Angelo (FG) 2.1.1915 †Cerignola (FG) 13.1.1995) figlio di Antonio e di Maria Luigia Trotta – Mio padre.
(29) – ANTONIO STUPPIELLO (*Cerignola (FG) 14.1.1947 †Cerignola (FG) 23.1.1998) figlio di Michele e di Lucia Russo – Mio fratello.
(30) – ANTONIA DIBISCEGLIA (*Cerignola (FG) 18.6.1892 †Cerignola (FG) Cerignola 11.4.1970) figlia di Giuseppe e di Antonia Borrelli – Mia prozia, sorella di mia nonna Ripalta.
(31) – ANTONIO RUSSO (*Cerignola (FG) 29.7.1857 †Napoli 9.4.1898) figlio di Salvatore e di Ripalta Carbone – Mio bisnonno.
(32) – LUCIA GRILLO (*Cerignola (FG) 13.7.1855 †Cerignola (FG) 9.7.1894) figlia di Nicola e di Nicoletta Frascolla – Nonna di mia madre che porta il suo nome.
(33) – GIUSEPPE DIBISCEGLIA (*Cerignola (FG) 2.1.1860 †Cerignola (FG) 20.1.1934) figlio di Giovanni e di Rosa Americola – Mio bisnonno.
(34) – ANTONIA BORRELLI (*Cerignola (FG) 3.8.1863 †Cerignola (FG) 6.7.1917) figlia di Gennaro Raffaele e di Maria Ripalta Perchinunno) – Mia bisnonna.
(35) – Nella IIa SALA del Museo Etnografico Cerignolano (1979), ubicato in Viale Giuseppe Di Vittorio 70 – Cerignola, in una vetrina sono esposte parte delle DIVISE ed elementi di complemento appartenuti a mio padre MICHELE.
(36) – PASQUALE TROIANO (*Monte Sant’Angelo (FG) 1.5.1926 †Monte Sant’Angelo (FG) 2.2.1996) figlio di Leonardo e di Maria Rinaldi, sorella di mia zia Nunzia e moglie di mio zio Matteo Stuppiello, fratello di mio padre Michele.
(37) – MICHELE D’ARIENZO, Carboni e carbonai a Monte Sant’Angelo e nel Gargano: un mestiere in estinzione, in “GARGANOSTUDI” – Rivista del Centro Studi Garganici – Monte Sant’Angelo – Anno ottavo – Gennaio-Dicembre 1985 – Stampa LEONE Grafiche – Foggia, Viale G. Di Vittorio n. 3/D.
(38) – Scrive SAVERIO LA SORSA: “[…]Due anni dopo il Decurionato deliberò la spesa di ducati 120, necessari al mantenimento di tre Suore della Carità “per l’ottima educazione ed ammaestramento delle fanciulle, e buon governo dell’Ospedale ora caduto in languore (6) Arch. Com. – Deliberazione del 1843 […]” . Lo stesso La Sorsa scrive: “[…]Già da qualche anno si era stabilito di costruire un ospedale civico per i malati di umili condizioni, un orfanotrofio, l’educandato con l’abitazione delle Suore della Carità, opere che richiedono una spesa preventiva di circa 56 mila ducati …. (4) Vedi stato discusso del 1848 […]”in SAVERIO LA SORSA, La Città di Cerignola nel Secolo XIX con prefazione di NICOLA ZINGARELLI, Bari-Roma, F. Casini e figlio. Editori, 1931, p. 92; p. 131. Attingiamo altre notizie sulla presenza effettiva delle SUORE della CARITA’ a Cerignola dall’Elenco delle Case religiose delle Figlie della Carità sotto la protezione di S. Vincenzo de Paoli e degli Stabilimenti ov’esse prestano la loro assistenza ne’ principali Stati di Europa, Napoli – stamperia del Fibreno – Strada Trinità Maggiore 26 Napoli, p. 9 . Ma leggiamo: “ITALIA – Regno delle Due Sicilie – Napoli e sue Provincie …. PROVINCIA DI CAPITANATA – CIRIGNOLA 20 Quattro Suore furono addette al Conservatorio, ed alla scuola gratuita fin dalla fondazione avvenuta nell’anno 1845[…]”. E’ l’unica città in tutta la Capitanata che registra in quell’anno la presenza delle Suore della Carità. I Fondatori della compagnia delle FIGLIE della CARITA’ furono San Vincenzo de’ Paoli e Santa Luisa de Marillac, in Francia nel 1633: “[…]il cui fine è quello di onorare Cristo e servirlo nelle sue membra sofferenti: i Poveri[…]” da VITTORIA CASO – FRANCESCO PALLADINO, L’Opera di evangelizzazione realizzata a Casoria dalle Figlie della Carità in nome del Carisma Vincenziano, Litografia Buonaurio – Casoria, pp. 87-89. Si veda Sr. VITTORIA CAMIOLO F.d.C., Rievocazione storica dell’arrivo delle F.d.C. a Napoli, pp.15-23. Aggiungo e preciso quanto viene riportato in Elenco delle Case…, op.cit. 3-4, infatti nel “CENNO STORICO SULLA ORIGINE DELLO ISTITUTO”, leggiamo: “Nell’anno 1799 fu istituita in Besancon da Madame Suor Giovanna Antide Thoret di nazione francese la Congregazione delle figlie della Carità, le quali riconoscono per loro primario fondatore, Padre, special Protettore e modello S. Vincenzo de Paoli. Il detto Istituto però è alquanto diverso da quello fondato in Parigi dalla stesso S. Padre, e ciò per alcune modifiche , che la nominata Suor Giovanna Antide Thouret credette necessario di apportare alle Regole, senza lederne la sostanza, per adattarle alla sua Congregazione. Questa illustre Suora con altre otto consorelle fu chiamata in Napoli nell’anno 1810 per Decreto del Governo di quel tempo, onde stabilirvi un Noviziato affin di propagare la pia istituzione[…]”.
(39) – MATTEO STUPPIELLO, Un lungo percorso culturale per l’archeologia a partire dalla fine degli anni ’60, Cerignola 8 Agosto 2017 – www.archeoclucerignola.com; GIUSTINA SPECCHIO, Il Museo Etnografico Cerignolano, AAVV., Processi lavorativi e vita sociale nel basso Tavoliere – Introduzione al Museo Etnografico Cerignolano, Regione Puglia – Assessorato P.I. e Cultura – C.R.S.E.C. Cerignola – Istituto di Storia delle Tradizioni Popolari Università degli Studi di Bari – Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna” Cerignola, Foggia, Stabilimento grafico editoriale LEONE Grafiche – Foggia, 1993, pp. 31-34; MATTEO STUPPIELLO, Don Antonio Palladino…, op. cit. , p. 8; SALVATORE DELVECCHIO, Trent’anni di impegno culturale a Cerignola, in “1972-2002 – Trent’anni di impegno culturale per la Città – “Maria SS. di Ripalta – Segni e Memoria” – Mostra documentale “Raccolta di Quadri con Immagini (secc. XIX- XX) della nostra Protettrice su carta, seta e tela” – Sala Mostre “Servo di Dio Mons. Antonio Palladino” – Corso Aldo Moro, 89, Cerignola, 5 -22 settembre 2002, Tipolitografia “Miulli”, Via Roma, 52, San Ferdinando di Puglia (Fg). Si precisa che l’articolo è riportato dietro all’artistica LITOGRAFIA, realizzata nella composizione grafica con acquerellatura a mano dallo stesso autore, Prof. Salvatore Delvecchio. La Litografia è a tiratura limitata in numero di 200 copie. La suddetta Litografia è edita dal Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, dall’Archeoclub d’Italia Sede di Cerignola e dal Museo Etnografico Cerignolano (1979); MATTEO STUPPIELLO, Colonna Miliaria (mutila) della Via Traiana indicante la Tetrarchia nel Museo Etnografico Cerignolano, Cerignola 1 Marzo 2018 – www.archeoclubcerignola.com; MATTEO STUPPIELLO, L’impegno quarantennale dell’Archeoclub – Sede di Cerignola – Nell’instancabile impegno per la salvaguardia dei beni culturali della città, , Cerignola 10 Gennaio 2021 – www.archeoclubcerignola.com; “Il Museo Etnografico” – SCHEDA tratta da GIUSTINA SPECCHIO, Il Museo Etnografico…, op. cit.
Alcune sue Pubblicazioni:
Alcune sue pubblicazioni: