Ricerca, Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali dagli anni 60
 

IL CONTE GIACOMO ARCUCCI DI CAPRI FEUDATARIO DELLA “TERRA DI CIDINIOLE” NEL 1374

Tra i numerosi FEUDATARI che la nostra Città annovera, nei secoli passati, nel bene e nel male, per la verità diciamo soprattutto nel male, perché avevano la piena proprietà della Città,  il pieno diritto di vita e di morte sui cittadini e su tutto. Ricordiamo il CONTE GIACOMO ARCUCCI DI CAPRI che da Giovanna I Regina  di Napoli gli fu CONCESSA la nostra CITTA’ insieme a tante altre “TERRE”  con PRIVILEGIO  nel 1374.

Una inesauribile fonte di GUADAGNO per la imposizione di PESANTI ed INGIUSTE TASSE che venivano imposte ai CERIGNOLANI,  denaro che confluiva nei FORZIERI del FEUDATARIO fino a CAPRI perché potesse condurre una vita tanto religiosa quanto dedita al suo benessere materiale, nella ricca RESIDENZA CAPRESE  ed in quella NAPOLETANA.

Ma veniamo alla STORIA. Ci parla per la prima volta di questo FEUDATARIO il Can. Luigi Conte (1): “[…] Nel 1348, dice il Giannone, che Giacomo Arcucci possedeva la Signoria di Cerignola, questi dalla Regina Giovanna I. fu innalzato alla dignità di gran Camerario, per la morte del principe del Balzo […]”.  Queste sono poche righe su questo feudatario. Segue lo storico Saverio La Sorsa che scrive quanto segue, sempre sul nostro FEUDATARIO (2): […] Pare che in seguito alla morte del potente barone (Giovanni Pipino ) la nostra Terra fosse data a Giacomo Arcucci, ma non sappiamo perché ciò avvenne, né come egli governasse il paese, e fino a quando ne fu possessore.[ …]”.

Pensiamo di aggiungere qualcosa in più in seguito alle ricerche, da noi effettuate. Intanto ci piace riportare, una parziale parte di un testo, molto lungo, di un volume  rintracciato il 2009, in una libreria di Napoli (3) e che subito ci accingiamo a riportare perché completo sulla vita di GIACOMO ARCUCCI di Capri: “Dalla Casa del Conte Giacomo Arcuccia Gran Camerario / Prima ch’io venga à narrarvi i varij casi di Fortuna scritti da Tristano Caracciolo, fa di mestieri , che racconti la varia fortuna di Giacomo Arcuccia Conte di Minorvino, e Signore d’Altamura. Questi nato nell’Isola di Capri non molto lungi da Napoli, da nobili parenti, come si raccoglie dalle scritture, che si conservano nella Certosa di Capri. Hebbe per padre Francesco Arcuccia, la cui patria variamente nelle mentovate scritture si legge; perche hora da Capri, tal’hora Cittadino Sorrentino, e altre volte nobile Napolitano vien chiamato. Fù  egli Tesoriero della Reina Giovanna I.  e ebbe da Filippa Rossa sua moglie due figliuoli Giacomo, e Agostino. Giacomo di cui favellar dobbiamo si maritò con Muretta Valva de gli antichi Baroni della Valva Castello nella Provincia di Principato Citra: e dandosi a’ maneggi di Corte, e divenuto esperto in quegli affari, fù dalla Reina creato Secretario, e in sì fatta maniera si portò in questo incarico, che n’acquistò tal gratia, pose lo sé  grande, e ricco. Onde nel 1363. Gli fè donativo della terza parte del Castello di mirabella, e l’ottava parte del Castello di Podio per la morte di Colamatteo da Senisio, e anco gli donò la quarta parte del Castello di Montebello, e del Castello Troiano, per la morte di Gentile di Colle maggio, e la terza parte del Castello di Frondarolo, per la morte di Lallo Roberto da Fronte, tutte ricadute al Fisco per non esservi heredi. Crebbe Giacomo  ne’ servigi della Reina, onde ella riconoscendo essere ben servita nel 1369. Gli donò il Castello di Maianardo ricaduto al Fisco per la morte di Giovanna de Bernardo senza legittima successione. Ma vedendosi Giacomo in questo tempo senza figliuoli in cui fondar dovesse le sue speranze, e perpetuar la Casa si raccomandò a’ Dio, facendo voto di erigerli un Monastero in quell’Isola se l’havesse conceduta prole. Concorse Dio al suo desiderio, imperoche non uno, ma due figliuoli in diversi tempi gli nacquero: la onde nel 1365. Sua moglie partorì un figliuolo, che lo nominarono Iannuccio, ò vogliam dire Giovanni; e poscia in altro tempo gli procreò un altro figliuolo, che si chiamò Fra(n)cesco. Ricevuta c’hebbe questa gratia Giacomo da Dio volle tantosto dare essecutione alla promessa; e nel 1371. Diè principio à fondare il Monastero nell’Isola di Capri, dedicandolo all’Apostolo S. giacomo, e dotollo di molte rendite, e beni stabili, che dalla stessa Reina Giovanna confirmati furono: e anco di pretiose Reliquie l’arricchì: e avvega che la Reina cominciata havesse alcuni anni prima la fabbrica d’un Monastero in Napoli per la Religione Cartusiana sotto il titolo di S. Martino, così ordinato da Carlo Illustre Duca di Calabria duo padre nel testamento; volle anco Giacomo che il suo Monastero fundato in Capri fosse della medesima Religione, che sino al presente da’ Padri Certosini vien governato. Successe in questo mentre la morte di Gio. Pipino di Barletta Co(n)te di Minorvino,  e Signor d’Altamura, che divenuto ladrone pubblico, e capo di Banditi si facea chiamare Rè della Puglia, odioso à tutte le genti del Regno per le continue scorrerie, e depredazioni, che faceva, dopò il suo ritorno da Roma in Puglia, con istratagemme fu preso, e appiccato in una finestra della Terra d’Altamura, essendogli come infame posta una corona di carta su’l capo, e confiscati tutti i suoi beni; de’quali la Reina Giovanna volle investire Giacomo suo Secretario, e Consigliero, il perche nel 1374. Gli donò in ricompensa delle sue virtuose  attioni la Città di Minorvino con il titolo di Conte, e lo fè Signore delle Terre d’Altamura, e della Cirignola […]” .

Ma la lista continua per altre donazioni avute dalla stessa Regina GIOVANNA I : “[…] Sono le Terre il Castello San Genesio, Castro Colonna, Castello Marsigliese, Castello di Tuornes, Castello Baissabello, Castello Galiento, Castello Valle Torren, Castello Saifone, Castro Gaileno, e il Castello Grigiaci, e altre Terre, e dopò presa la possessione vi mandò per suo Vicario Andrea Francone nobile Napoletano. Fu concesso quest’anno (1375) al Conte Giacomo il territorio, detto lo Revocato nella Città di Gravina, con la casa di Fornello,…in questo stesso anno ottenne il Conte Giacomo Privilegio dalla Reina di poter dispensare trà suoi figliuoli i beni feudali, che possedeva, e che haverebbe da  possedere, e ancora per un altro privilegio, rimessi gli furono tutti i servigi feudali, che per la natura de’ detti feudi si doveano alla Corte Reginale per l’infrascritte Terre, che sono Minorvino, Acerno, Ostuni, Montescaglioso, Altamura, la Cirignola, la quarta parte di Monte Falcone, la Rocca di S. Pietro di Bagnuolo, il Castello di Palma, il territorio di Caleno, Rocca di Mondragone, la metà del feudo di Limata, la quarta parte del feudo di Tutomare ,lo Casale di Griciniano in Aversa, Calabritto, Maleinuentre, Tegora, Oppido, Montefalcone in Principato ultra,  Monte nigro, la metà di Torre bruna con li Casali, Cilentia, Colle rotundo, la metà del Castello Carunculo, Moro, e Villanova in Apruzzo citra, la quarta parte di Monte Mitulo, Solenco in Capitanata, Bono albergo, Monteiove, Capanario, Quaglietta, Rocca di Caramanico, Ottaiano, Lupinario, Salle, e altre Terre, e il  Ius del tributo, che doveano i Giudei della Città di Brindisi. Comprò ancora nel 1376. Dalla predetta Reina per 25.mila fiorini il Castello di Caramanico, Rocchetta nella Privincia d’Apruzzo ricadute al Fisco per la ribellione di Francesco del Balzo Duca d’Andria, e da Antonio Caracciolo; la Terra di Santo Giorgio, e l’Agrotteria, e il Castello di Tegora da Mansella sorella di Luigi Signor di detta Terra; e di tutte n’hebbe il Reginale assenso. Hor divenuto ricco, potente Giacomo , volse stabilire la sua Casa, con maritare il suo primogenito detto Iannuccio, e dopò varij trattati si stabilì di ammogliarlo con Lauduna Sabrano Contessa d’Anglona, donzella d’anni diece; e à 15. Di Maggio del 1377. Si fè lo sponsalitio. […]”.

C’è un’altra fonte  (4) che meglio ci fa capire le tantissime proprietà di questo Feudatario che dall’Autore vengono, snocciolandole in ordine alfabetico, una dopo l’altra, senza soluzione di continuità: “[…] Famiglia originaria dell’isola di Capri, Nobile in Provenza e Capri. Baronie: – Acerno – Altamura – Arielli – Bagnuolo – Bansa – Bello – Buonalbergo – Calabritto – Calciuolo – Caleno – Campanario – Caramanico – Castelminardo – Celenza – Cerignola – Collerotondo – Frontarolo – Gaileno – Grigiaci – Gricignano – Grotteria – Isola di Odore – limata – Limossa – Lupinario – Maliventre – Marsiglies – Mirabella – Montebello – Montenegro – Montescaglioso – Montefalcone – Montemitolo – Montegiove – Moro – Oppido – Ostuni – Ottaiano – Podio – Quaglietta – Revocato – Saisone – Solle – Sangiorgio – Solengo – Tecore – Torrebruna – Troiano – Tutomare – Tournes – Valletorrea – Vivario – Villanova […]”.

Ci fermiamo qui perché l’ingordigia fu davvero tanta di questo Feudatario. Ma la fortuna cambia.  Gli intrighi politici, i tradimenti,  lo schierarsi con la parte sbagliata, tutto viene consumato in nome del POTERE, infatti: “[…] morto che fù Gregorio XI. Entrati i Cardinali in conclave per la elettione del futuro Pontefice, à 7. D’Aprile 1378. Crearono Urbano VI. Il quale fu riconosciuto, e adorato dalla Reina Giovanna per legitimo Pastore, ma ingannata dall’altrui consigli fu istigata à conoscere con la sua potenza allo scisma de i Cardinali. Onde un giorno, che fu à 23. Di Maggio Nicolò Spinello da Giovenazzo Governatore della Provenza convitò à pranzo la Reina nella sua Casa à Seggio di Nido, ove trà gli altri fù il Conte Giacomo, e quivi convennero in quella perniciosa deliberatione di favorire, e aiutare i Cardinali, che l’Antipapa crearono, che fu Clemente VII. Perloche sdegnato Urbano legitimo Pastore privò la Reina del Regno, e ne investì Carlo da Durazzo, il quale venuto alla conquista, spogliò tutti l’amici, e fautori della Reina, e in conseguenza il Conte Giacomo, à cui tolto l’ufficio, le Terre, e quanto possedeva in Regno […]”(5).

Fu anche imprigionato il figlio Iannuccio “[…] suo primogenito, riducendoli in miseria e grazie ai Monaci delle Certosa di San Giacomo di Capri pagarono 50. Oncie d’oro per liberarlo ed andò in Provenza nelle altre proprietà possedute dal padre; dove morì e senza figli. Morto Carlo III di Durazzo, il nuovo Re di Napoli Ladislao, figlio del precedente dette obbedienza al Papa legittimo e di conseguenza furono restituiti i beni al  Carlo Terzo, di nuovo fu spogliato il Conte Giacomo dell’ufficio, e delle Terre, e insieme con Francesco suo figliuolo si ridussero alla Città di Capri, dove fu alimentato da’ Monaci di S. Giacomo finche visse; ove  morì poi nel 1389. E fù sepellito nel detto Monastero, e ad eterna memoria i Monaci gli fecero una iscrittione su’l tumulo vicino l’Altar maggiore […]” (6).

Abbiamo rintracciato e consultato una fonte libraria più vicino a noi nel tempo (1982): “ […] Presso la corte di Napoli, in quegli anni (1368), era molto stimato Jacopo Arcucci, che era stato Maestro Razionale della Gran Curia sotto re Roberto e, poi, Tesoriere della regina Giovanna. La famiglia Arcucci si era stabilita a Capri fin dai tempi del padre Francesco, ammiraglio di Federico II. Jacopo ebbe una ottima educazione e ‘col crescere degli anni crebbero in lui meravigliosi i talenti. Il suo portamento grave e serio, le maniere dolci e affabili, l’ingegno pronto e perspicace; siffatte doti unite a meriti del Genitore, che nella propria condotta lasciò per il figlio un voto da riempirsi con onore in Corte, acquistar gli fecero del merito grande’. Egli fu, infatti, Segretario e Consigliere della regina; presto imparò a conoscere e stimare i certosini con i quali stabilì profondi rapporti che si svilupparono per tutta la sua vita…Mentre l’edificazione (della Certosa) proseguiva, Giacomo Arcucci – il cui prestigio e potenza si accresceva sempre più – effettuava anche altri interventi sia per Capri che per i capresi. Innanzi tutto, intervenne per procurare occupazione a specialisti, presso la Corte di Napoli e nel ‘Consolato delle Arti’, una corporazione creata dalla regina Giovanna per lo sviluppo delle Arti e dei mestieri. Negli stessi anni, l’Arcucci aveva fatto realizzare a Capri alcune strade nel centro e fortificare fabbricati; aveva, inoltre, fatto restaurare, nel 1371, la basilica di S. Costanzo a Marina Grande, aggiungendovi la crociera del presbiterio, prima espressione del gotico a Capri. In memoria del padre, edificò anche il monastero di S. Francesco (sempre a Marina Grande), presso l’antica chiesetta di S. Severino; infine fece costruire il palazzo per la sua famiglia, nella piazza, presso la vecchia cattedrale di S: Stefano…Oltre a ciò, i certosini di Capri godevano sempre più della protezione di Jacopo Arcucci, che nel 1375, alla morte di Raimondo del Balzo, conte di Soleri, era stato nominato dalla regina, al suo posto, Gran Camerario del regno di Sicilia, ricevendo anche, con il titolo di conte, il feudo di Minervino, Altamura e Cerignola…morì, il 22 novembre 1386 […]” (6). Nella nota 23 della suddetta pubblicazione, in merito alla data di morte leggiamo: “[…] B. Tromby, Storia critico-cronologia diplomatica del Patriarca S. Brunone  e del suo Ordine Cartusiano, Napoli, 1773-1779, vol. IV, pp. 93-94. La data fornita dal Tromby sembra la più sicura; va detto, tuttavia, che alcuni autori fissano la data al 1389 e al 1390 (Petraccone, Aprea, Cerio) e ciò, probabilmente, perché la registrazione del Capitolo Generale (tenuto a Grenoble e valevole, allora, per i certosini aderenti al papa di Avignone ) riporta, nel 1391, che Arcucci era morto ‘anno praeterio’ […]” (7).

Cosa resta di GIACOMO ARCUCCI a Cerignola ?  NIENTE ! Dopo attente e mirate ricerche, effettuate in più momenti, ho rintracciato nell’ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, il 20.7.1991,  una  lunga PERGAMENA con scrittura molto serrata datata 1° Gennaio 1375 dove nel transunto leggiamo quanto segue: ”1376 (dovrebbe essere 1375). A ‘ 1. Gennajo – Privilegio in pergamena della Regina Giovanna I. col quale concede a Giacomo Arcuccia de Capro suo Consigliere la Città di Minervino e la Terra di Altamura site in Provincia di Bari, e la Terra di Cirignola in Provincia di Capitanata, devolute dalla Regia Corte per i demeriti di Giovanni Pipino, e per altre Cause in d(ett)o Privilegio espresse”. Sempre nello stesso GRANDE ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, in data, 1376, un’altra PERGAMENA riporta nel transunto: “1376 – Privilegio in pergamena della Regina Giovanna I. per la confisca di perpetuo vitalizio frapposto alli Sig(nor) Pipino, ed abitus per la Cirignola”. Penso che pur avendo avuto in Feudo la Terra di “CIDINIOLE” sin dal 1348, stando al Giannone, sicuri che nel 1374 era già un nostro FEUDATARIO come “D. CAMILLO TUTINI” scrive al margine della pagina 18: “Privileg(io) 1374 nu. 522. Lit. X.” Lo stesso Tutini sempre al margine riporta a p. 19 “Instrum. Di N(otaro). Angelo Villana, 1375. Num. 525. Lit. X.”, segue altra nota a margine della stessa pagina 19 “ Privil. Num. 538. Lit. B.” e nel testo riporta “[…] e ancora per un altro privilegio, rimessi gli furono tutti i servigi feudali, che per la natura de’ detti feudi si dovevano alla Corte Reginale per l’infrascritte Terra, che sono Minorvino, Acerno, Ostuni, Montescaglioso, Altamura, la Cirignola […]” (8). Probabilmente stiamo parlando di un altro PRIVILEGIO  datato 1375 e corrisponde proprio alla PERGAMENA, che è l’originale, e che reca la data 1375 che corrisponde  a  quella dello stesso PRIVILEGIO.

Del Conte “JACOBUS ARCUCCIA de Capro”, feudatario della “Terra di Cidiniole” non abbiamo nessuna testimonianza  in Città e nel Territorio. Sono convinto che nella sua piccola “CIDINIOLE”, la TERRA VECCHIA  con la sua CHIESA MAGGIORE dedicata a SAN PIETRO APOSTOLO ed altre come quella di SANTA MARIA, e nel suo CASTELLO non ci sia mai stato . Mandava il suo VICARIO ad IMPORRE e RISCUOTERE le TASSE e farle pervenire nella sua bella RESIDENZA CAPRESE ed in quella NAPOLETANA.

Ma veniamo all’atto finale . Il  MONUMENTO FUNEBRE a GIACOMO ARCUCCI era presente nella Chiesa della Certosa di San Giacomo  di Capri: “[…] circa il 1890, le gerarchie ecclesiastiche chiesero ed ottennero dalle autorità civili e militari di poter trasportare nella cattedrale i due grandi e bei monumenti funerari del conte Giacomo Arcucci e di un suo tardivo nipote, Vincenzo, morto nei primi anni del 1600. I due monumenti costruiti entrambi proprio nei primi anni del decimosettimo secolo, sono in marmi policromi, in forma di sarcofago con le immagini, a grandezza naturale, dei due Arcucci” (9). Li ho fotografanti nella loro interezza e nei particolari il 12.7.2011.

Cerignola, 13 ottobre 2016                         Matteo Stuppiello

Bibliografia e Note

(1) – LUIGI CONTE (Can.), Memorie filologiche sull’antichità della Chiesa di Cerignola precedute da un breve cenno storico topografico genealogico della stessa Città, Napoli, 1857, p. 21.

(2) – SAVERIO LA SORSA, La città di Cerignola dai tempi antichi ai primi anni del secolo XIX, Molfetta, 1915, p. 31.

(3) – CAMILLO TUTINI, Origine, e fundatione de’ Seggi di Napoli suplimento all’apologia del terminio, et della varietà della fortuna discorsi di D. Camillo Tutitni Napoletano, Napoli, 1644, pp. 16-25. Si tratta di una ristampa anastatica con una ricca presentazione di PAOLO PICCOLO, Dell’Origine e Fondazione dei Sedili di Napoli, Formia, 2005.

(4) – BERARDO CANDIDA DI GONZAGA, Memorie delle Famiglie Nobili delle province meridionali d’Italia, Napoli, MDCCCLXXV, pp. 97-98.

(5-6) – CAMILLO TUTINI, Origine…, op. cit., pp. 16-25.

(7) – ROBERTO DI STEFANO, La Certosa di San Giacomo a Capri, Napoli, 1982, pp. 166-170.

(8) – CAMILLO TUTINI, Origine…, op. cit., pp. 18-19.

(9) – ROBERTO DI STEFANO, La Certosa…, op. cit., p. 240, nota 23.

CAPRI – Chiesa di S. Stefano – Il Monumento funebre del Conte Giacomo Arcucci (sec. XVII) – Particolare – Foto Matteo Stuppiello 12.7.2011.
CAPRI – Certosa  di S. Giacomo. Affresco della lunetta del portale trecentesco ai piedi della “Madonna col Bambino” è il conte Arcucci che offre il modello della chiesa (da ROBERTO DI STEFANO, La Certosa di San Giacomo a Capri, Napoli, 1982, foto n. 123, p. 141.
CAPRI – Palazzo Arcucci (sec. XIV) da (ROBERTO DI STEFANO, La Certosa…, op. cit., foto n. 155, p. 190.
CAPRI – Chiesa di S. Stefano – Il Monumento funebre del Conte Giacomo Arcucci (sec. XVII) rimosso dalla Chiesa della Certosa nel 1890 – Foto Matteo Stuppiello 12.7.2011.
CAPRI – Chiesa di S. Stefano – Il Monumento funebre del Conte Giacomo Arcucci (sec. XVII) rimosso dalla Chiesa della Certosa nel 1890 – Particolare – Foto Matteo Stuppiello 12.7.2011.
CAPRI – Chiesa di S. Stefano – Il Monumento funebre del Conte Giacomo Arcucci (sec. XVII) rimosso dalla Chiesa della Certosa nel 1890 – Particolare – Foto Matteo Stuppiello 12.7.2011.
NAPOLI – ARCHIVIO DI STATO – Pergamena del 1375 con la quale viene donata al Conte Giacomo Arcucci di Capri “Terram Cidiniole” – Riproduzione autorizzata.