Ricerca, Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali dagli anni 60
 

UN LUNGO PERCORSO CULTURALE PER L’ARCHEOLOGIA A PARTIRE DALLA FINE DEGLI ANNI ‘50

Prima o poi un buon SEME germoglia e produce i suoi frutti. Un’alta percentuale di GERMINABILITA’, insita nel seme, dà la forza e il vigore necessario a svilupparsi,  anche se è un terreno ostile e arido. Però basta poco, come una pioggia benefica, per far si che tutto si trasformi in una SPINTA vitale per dare forza al SEME di percorrere la propria strada.

Ricordo con profonda gioia la piccola libreria di famiglia: dove era collocata e la stanza che la custodiva. Siamo negli anni ’50. Custodisco quei LIBRI ancora oggi gelosamente: volumi sempre aggiornati negli anni dai miei genitori. Tra questi il VOCABOLARIO DELLA LINGUA ITALIANA ILLUSTRATO di Nicola Zingarelli, Va edizione, 1935 (rilegato), “I Promessi Sposi”,   “Il Novissimo Melzi” – Linguistico – Dizionario Enciclopedico italiano, di GIAN BATTISTA MELZI (non conosco l’editore né l’anno della pubblicazione, ma penso anni ’20), il “Vocabolario scolastico delle lingue Italiano – francese”, editrici Petrini, Torino, 1955 di CANDIDO GHIOTTI, di NICOLA ZINGARELLI“Vocabolario della lingua italiana”, Editore Nicola Zanichelli, Bologna, 1951 e altri libri di vario genere.  Libri usati da noi fratelli nelle Scuole che abbiamo frequentato.

Ma UNA pubblicazione, fondamentale per me, presente tra i vari voluminosi Vocabolari ed Enciclopedie, fece breccia nella mia mente da ragazzo. La pubblicazione dalla copertina, color vinaccia, con un disegno  stilizzato, colorato in nero, proponeva lo stile LIBERTY: in basso al centro stampato uno Stemma con raffigurata l’ ”ANCORA”. Mi affascinava il titolo “CENNI STORICI DELLA CITTA’ DI CERIGNOLA” del Cav. FRANCESCO CIRILLO, Cerignola, Premiata Tip. Editrice PESCATORE , 1914. Un volume di poche pagine, 59 in tutto, ma ricche ed affascinanti di contenuti storici locali. Ho appreso per la prima volta tantissime notizie su Cerignola. Altre le avevo apprese nelle Scuole Elementari, soprattutto dal compianto ed indimenticabile Maestro Michele D’Ambra (1)  presso la Scuola Elementare “G. Marconi” negli ultimi tre anni.

Tornando alla pubblicazione, più volte letta da ragazzino: mi aveva lasciato pieno di curiosità un argomento fra i tanti:  l’ARCHEOLOGIA. Infatti  c’è ampio spazio sul suddetto argomento e, soprattutto, fa riferimento, a pagina 15, alla “tenuta S. Marco” quando l’Autore scrive della presenza di “ruderi”, infatti: “[…] Invece essendo chiaro che Canusia distava dal presidio romano ossia da Cerignola 18 Km. Devesi ricercare qualche altra città posta tra Canusia e Ceraunilia e distante 11 Km. Dalla prima. In tali condizioni si trova l’antica Cataratta  e della sua esistenza fanno fede sulla via tra l’Ofanto e Cerignola, e propriamente nelle tenute di S. Marco, di S. Andrea e della Salve Regina, grande quantità di ruderi; rinvenute nella piantata dell’oliveto del defunto proprietario Francesco Lapiccirella […]” (2).

Lascio immaginare per un ragazzino che sa benissimo di avere come proprietà di famiglia un oliveto proprio nella contrada “S. Marco”. Tante sono state le riflessioni e  le conseguenti  domande da porre a qualcuno. Il mio punto di riferimento come persona più anziana nel gruppo familiare  era la mia prozia, sorella di mia nonna materna Ripalta: ANTONIETTA DIBISCEGLIA (3), con la quale c’era una innata sana complicità culturale quotidiana sin da bambino. E’ stata lei ad aprirmi la mente alla visione del mondo della cultura e della conoscenza della città soprattutto nell’ambito della  religiosità e devozione popolare, essendo nubile e donna impegnata nelle realtà ecclesiali, tra l’altro conservo i suoi libri di chiesa ed i santini. Tra i libri di chiesa: il VANGELO stampato su una carta molto sottile e “tenerissima” quasi carta velina.  A lei chiedevo informazioni, in quanto molto dotta, sul nostro appezzamento terriero sito in contrada “S. Marco”, oliveto pervenuto da suo padre, Giuseppe (4), a sua volta dal padre Giovanni (5)…  Credo che il libro di Francesco Cirillo lo avesse acquistato il mio bisnonno Giuseppe. Ricordo molto bene che la mia prozia Antonietta mi riferiva costantemente che era a conoscenza, ereditando questa informazione, che nel nostro oliveto anticamente vi fossero le Fornaci. Ne sono la Testimonianza diretta i numerosi reperti che corrispondono alle scorie e a grossi agglomerati o coaguli di manufatti di argilla mal cotti, in gergo da noi si dice sono “colati”, ovvero una fusione tra i manufatti durante la cottura, causata dalle brusche variazioni di temperatura, l’argilla è “colata”, fondendosi e colando. L’appezzamento, tra l’altro, presentava e presenta ancora a tutt’oggi reperti simili. Affiorano durante i lavori effettuati sul terreno dai mezzi meccanici. Oltre la quantità di frammenti di manufatti di argilla sparsi  ovunque e di varie dimensioni, vi sono ciottoli, frammenti di macine di grano consistenti in fonolite trachitica di colore grigio e tanti altri frammenti vari litici e laterizi.

Nel 1964, quando venne nella Fraternità di Cerignola Fr. Daniele Natale (6), la mia famiglia già frequentava, sin dal loro ritorno (1933) i Padri Cappuccini, seguendo la costruzione  del Convento prima e della Chiesa dopo ad opera del M.R.P. Paolino da Casacalenda coadiuvato da P. Pio da Roccabascerana,  facendo parte dei numerosi benefattori.  Con Fr. Daniele  si instaurò un ottimo rapporto culturale e di intesa spirituale. Dopo poco tempo, evidentemente era venuto a conoscenza  del mio interesse per la storia di Cerignola e volle  farmi dono, tra l’altro, di una rara copia della pubblicazione:  TEODORO KIRIATTI,  Memorie istoriche di Cerignola, Faenza , Ditta Tipografica Pietro Conti, MDCCCLXXXIII –  OPERE di ILLUSTRI CERIGNOLANI pubblicate per GIUSEPPE RINALDI, FRANCESCO BORRELLI, EDUARDO TORTORA e GIUSEPPE TORTORA – Volume Primo.  Sul frontespizio della terza pagina, in alto a destra, vi è la firma olografa con la data: “F. Daniele / 1964”. Alle pp. 88 89  nella sua disamina riferita alla COLONNA MILIARE LXXXI  presente “Nella piazza grande”, fa implicita menzione  delle contrade “S. Marco – Pignatella – Le Torri Ducali”: “[…] Un’altra simile colonna rattrovasi, cinque anni sono nell’antico corso della via Appia tra Cerignola e Canosa in un Feudo di S.A.Sig. Don Casimiro Pignatelli Conte d’Egmont, avvisato da persone che in quel luogo scavarono colla speranza  di ritrovar tesoro: la curiosità mi obbligò  a ricercarla, anche per la relazione avanzata più del vero. Trovai una colonna di due palmi e mezzo di diametro, i caratteri erano in parte cancellati ; ma questi come oggi si vede, erano gli stressi, e posti con la stessa simmetria dell’altra iscrizione da me rapportata; la parte superiore, ove doveva esser posto il numero milliare, è mancante: nulla di vantaggio fu uopo per determinarmi a crederla un’altra  colonna posta da Traiano in quella pubblica via […]” (7). L’interesse si fa sempre più marcato e pressante. Sempre nella stessa pubblicazione alle pagine 108-109 riporta: “[…] Vi erano più casali appartenenti a Cerignola, posti in varie distanze, dei quali altro non vi resta che il nome e le rovine, San Giovanni in Lupis, Fontanafigura, Tressanti, Viro, San Marco e San Rocco, ch’era il più vicino: la tradizione e qualche antica scrittura, ci han date queste memorie[…]” (8). Questa volta il mio interlocutore privilegiato è stato mio padre Michele (9). Lui conosceva palmo a palmo tutto il vasto Agro di Cerignola e le rispettive “CONTRADE”, i nomi e nomignoli sia in italiano che in vernacolo. I tantissimi TRATTURI con le loro denominazioni, le Masserie, i Coloni, i Fittavoli, i Proprietari e soprattutto i residenti, gran parte provenienti dal Gargano, come mio padre, nativo di Monte Sant’Angelo, molti pastori erano suoi conoscenti proprio della sua Città, altri di San Marco in Lamis, di San Giovanni Rotondo, di Mattinata, di Manfredonia… Ma perché aveva questa conoscenza enciclopedica dell’agro di Cerignola? Vigile Urbano dal 1936, dopo la parentesi del secondo conflitto mondiale tornò a fare il Vigile Urbano ed era lui esperto in questo settore e gli veniva affidato il compito di far recapitare ai residenti in campagna le schede elettorali, certificati, comunicazioni varie  ed altro. Mio padre aveva di sua proprietà la GILERA 125, che custodisco gelosamente, con la quale negli anni ’50 seduto sul serbatoio (colorato in rosso) molte volte mi portava insieme. Più grande sedevo sul sellino posteriore. Guardavo, osservavo ed annotavo nella mente il bel nostro paesaggio campestre: i lunghi tratturi, a volte molto stretti, tanto da lasciar passare il solo carretto e, a volte, scendevamo dalla Gilera, la spostavamo in uno spazio laterale per far passare il CARRETTO il quale mi sembrava un MONUMENTO in movimento, naturalmente visto da un bambino di cinque sei anni di età, lambiti e cinti da muri a secco realizzati con scaglie di pietra crosta (cruste), le masserie, gli animali, i trulli tutto frutto di esperienza di tecniche costruttive della realtà contadina; le piante che mio padre mi indicava nel saperle riconoscere e soprattutto la genuinità delle persone: un continuo salutare dei lavoratori dei campi, pastori verso padre , persone che conosceva molto bene.

Mio padre mi fece notare i numerosi frammenti, “reperti” archeologici disseminati ovunque nel nostro oliveto e mandorleto di contrada “San Marco”. Quelli più appariscenti: grossi coaguli di argilla cotta (male) e “pietre” nere (di origine lavica). Reperti dei quali naturalmente non conoscevo il significato cosa potessero essere. Mi parlava la mia prozia di aver sentito parlare dai suoi avi dell’esistenza in quella zona di FORNACI. Naturalmente le sollecitazioni sibilline mi intrigavano a sapere di più.

E siamo arrivati al momento saliente. La lettura interminabile della pubblicazione, ripetuta all’infinito soffermandomi  proprio sull’ARCHEOLOGIA.  Si apriva, in me, un orizzonte vastissimo tutto da STUDIARE,  da SCOPRIRE e da VERIFICARE.

Arriviamo all’iniziale periodo universitario presso l’Ateneo barese. Frequentavo molto spesso la Biblioteca Nazionale “Sagariga Visconti- Volpi”, ubicata presso il Palazzo Ateneo, una miniera di informazioni acquisite leggendo numerose pubblicazioni soprattutto sull’Archeologia. Su alcuni antichi testi del settecento si parlava della contrada “San Marco” nota dal punto di vista archeologico.  Alla luce di quanto avevo letto e annotato dai vari testi  volli esaminare più attentamente i “reperti” affioranti nel nostro oliveto, soprattutto dopo l’aratura. Ricordo molto bene un giorno molto particolare il 3 settembre 1970. Tutta la famiglia era in campagna impegnati per la raccolta delle mandorle, la guardia campestre il sig. Carlo Zolla con il quale si intratteneva con noi a discutere dei problemi agricoli, gli rivolsi una domanda e cioè se aveva notizie precise della zona archeologica “San Marco-Pignatella”. La risposta fu secca: si, sapeva, anche con precisione, la sua ampia ubicazione non  molto lontano dal nostro oliveto. Non persi tempo. Mi portò nella finitima contrada “Pignatella”. Mi mostrò i terreni interessati da profonde arature ed erano letteralmente ricoperti da “reperti”.  Mi portò presso lo Stabilimento vinicolo dallo zio, sig. Saverio Zolla, amministratore dello stesso. Nel dialogare sull’archeologia e saperne di più della zona, mi indicò un reperto litico posto sotto un grosso cespuglio di oleandro dai fiori color rosa, posto davanti alla parte del fabbricato, invitandomi a prenderlo. Cosa che prontamente feci. La meraviglia fu enorme. Era un frammento di pietra circolare con parte di iscrizione. Capii subito che doveva trattarsi di una porzione di Colonna della Via Traiana. Di rincalzo chiesi a Saverio Zolla come era stato il rinvenimento di tale importante reperto. Mi informa che la suddetta iscrizione era stata rinvenuta circa 50 anni prima alle spalle della costruzione. Il “reperto” mi fu regalato in quella data. Inoltre Carlo Zolla mi garantiva il libero accesso sui vari appezzamenti, impegnandosi a chiedere l’autorizzazione verbale dei diversi proprietari. Cosa che nei giorni successivi portò a buon fine. Successivamente ai diversi proprietari che incontravo nelle loro proprietà chiedevo notizie dei reperti archeologici che affioravano riuscendo a ricavare una miriade di informazioni che annotavo con appunti di volta in volta. Le “scoperte” erano quasi quotidiane: ceramica del Neolitico, del Bronzo, del Daunio, Romano, Medievale. C’era stata una stratificazione antropica a partire dai nove mila anni fa ad oggi. La ricerca mi portò ad individuare tante altre contrade sconosciute disseminate nel nostro vasto territorio.

Siamo al primo nucleo operativo “Gruppo Giovani Ricercatori”  fermamente voluto da me e fondato nel 1972 (10). I Giovani di allora provenivano in gran parte dall’Istituto Tecnico Agrario Statale “Giuseppe Pavoncelli”, Liceo Scientifico Statale “Albert Einstein”; vi erano giovani Universitari e Laureati; inoltre Giovani frequentanti le Scuole Medie. Formavamo un Gruppo di ben 25 persone, giovani. Ero stato invitato dall’amico Prof. Roberto Cipriani a visitare la Chiesa Madre con i suoi alunni del suddetto Istituto, dove Roberto era docente di Lettere. La visita nell’antica Chiesa di San Pietro Apostolo ubicata nella Terra Vecchia, commentata dallo scrivente nei suoi vari aspetti: storici, artistici ed epigrafici interessò in modo sorprendente i Giovani che ne rimasero affascinati ed interessati. A questo gruppo si studenti si unirono altri miei amici di sempre, provenienti da altre realtà scolastiche, universitari, laureati, etc.. Si iniziò con la riscoperta della TERRA VECCHIA e, soprattutto con l’ARCHEOLOGIA. Guidati da me come prima esplorazione nella contrada S. Marco-Pignatella. Il numeroso gruppo veniva a trovarsi così per la prima volta in una zona Archeologica. Facevo da guida ai giovani e ai meno giovani, miei coetanei, illustrando e commentando i numerosi frammenti archeologici venuti alla luce dopo lavori agricoli. Soffermandomi sulla civiltà NEOLITICA con la ceramica impressa, la presenza della SELCE, dell’OSSIDIANA; la ceramica del BRONZO, con la ceramica dalle forme molto particolari; la ceramica DAUNIA, con le caratteristiche decorazioni a fasce; la ceramica ROMANA con le varie espressioni che comprendevano la “CERAMICA a VERNICE ROSSA tipo Aretina”, a “VERNICE NERA”, la ceramica del tipo “GNATHIA”, etc. Tutti erano affascinati nel poter osservare tra i solchi tracciati dall’aratro i tanti “frammenti” ceramici e litici. Una esperienza unica per tutti loro, vissuta anche in altre zone archeologiche: Salice, Viro, San Michele delle Vigne, Mezzanella, Santa Maria di Ripalta, Tramezzo, Ponte di Vavonne, Bellaveduta, Tressanti e tante altre, ripeto a loro sconosciute. Al primo sincero e genuino entusiasmo del voler apprendere disinteressatamente, prende il sopravvento, man mano, il sentimento, avverso, purtroppo  connotato, nella natura dell’uomo. Per la verità in pochi accadeva questo, amici più vicini a me. Le strade incominciano a dividersi: la gran parte nel tempo si allontanano disinteressandosi della cultura ma si affermano nel proprio campo professionale; altri quelli più “duri” scelgono una strada, quella più CRUDELE, pur non credendo a nulla, quella che fa più MALE.

A lunghi passi arriviamo, nel tempo, a numerose SCOPERTE che faranno entrare a pieno TITOLO la CITTA’ di CERIGNOLA alla notorietà. Con il merito di balzare agli onori della cronaca, quella positiva, con pubblicazioni a livello accademico delle varie scoperte da me effettuate negli anni ’70-’90.

Ora finalmente possiamo scrivere delle SCOPERTE. Preferisco non seguire un filo cronologico.

Cerignola, 8 agosto 2017                       Matteo Stuppiello

Bibliografia e Note

  1. MICHELE DAMBRA (*Cerignola 15.8.1922 †Cerignola 9.1.1995). Si veda SALVATORE DELVECCHIO, Trent’anni di impegno culturale a Cerignola, in “1972 – 2002 – Trent’anni di impegno culturale per la Città” –  “Maria SS. di Ripalta – Segni e Memorie”Mostra documentale  “Raccolta di Quadri con Immagini (secc. XIX-XX) della nostra Protettrice su carta, seta e tela” – Sala Mostre “Servo di Dio Mons. Antonio Palladino” – Corso Aldo Moro, 89 – Cerignola, 5-22 settembre 2002, San Ferdinando di Puglia, 2002. L’artistica LITOGRAFIA è realizzata da una composizione grafica con acquerellatura del Prof. Salvatore Delvecchio. A tiratura limitata in Numero di 200 copie. La Litografia è edita dal Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, dall’Archeoclub d’Italia Sede di Cerignola e dal Museo Etnografico Cerignolano (1979).
  2. FRANCESCO CIRILLO (CAV.), Cenno storico della Città di Cerignola, Cerignola, 1914, p. 15.
  3. ANTONIETTA DIBISCEGLIA (*Cerignola 18.6.1892 †Cerignola 11.4.1970) nubile, figlia di Giuseppe e Antonietta Borrelli, sorella di mia nonna materna Ripalta.
  4. GIUSEPPE DIBISCEGLIA (*Cerignola 2.1.1860 †Cerignola 20.1.1934) figlio di Giovanni e di Rosa Americola.
  5. GIOVANNI di BISCEGLIA (*Cerignola 1810 †Cerignola 24.1.1880) figlio di Carmine e di Antonia Marinelli. Per la ricerca anagrafica ringrazio l’amico NICOLA BORRELLI.
  6. MICHELE NATALE (*San Giovanni Rotondo 11.3.1919 †San Giovanni Rotondo 6.7.1994) figlio di Berardino e di Angelamaria De Bonis, veste il saio francescano, compie il Noviziato a Morcone (BN) prendendo il nome di DANIELE; il 12 maggio 1940 farà la professione perpetua dei voti. La Sua Missione sarà di “Fratello laico” tra i FRATI CAPPUCCINI. Per Fr. DANIELE NATALE si veda: MATTEO STUPPIELLO, L’Amicizia di Fr. Daniele Natale, in “L’Amicizia di Fr. Daniele natale – Decennale della morte (1994-2004) – Mostra documentale Sala Mostre “Servo di Dio Mons. Antonio Palladino” – Corso Aldo Moro 89 – Cerignola, 7-18 luglio 2004, San Ferdinando di Puglia, 2004. La Litografia è edita dal Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, dall’ Archeoclub d’Italia Sede di Cerignola e dal Museo Etnografico Cerignolano (1979). La Scheda è pubblicata a tergo della Litografia realizzata dal Prof. Salvatore Delvecchio nella composizione grafica ed acquerellatura. La stampa a tiratura limitata a N. 200.
  7. TEODORO KIRIATTI, Memorie istorice di Cerignola, Faenza – Ditta tipografica PIETRO CONTI, MDCCCLXXXII – Opere di Illustri cerignolani pubblicate per GIUSEPPE RINALDI, FRANCESCO BORRELLI, EDUARDO TORTORA e GIUSEPPE TORTORA, Volume Primo, pp. 88-89.
  8. Ibid. pp.108-199.
  9. MICHELE STUPPIELLO (*Monte Sant’Angelo 2.1.1915 †Cerignola 13.1.1995) figlio di Antonio e di Maria Luigia Trotta. Nominato Vigile Urbano di ruolo a seguito di pubblico concorso con deliberazione n.28 del 20 novembre del 1936, resa esecutiva il 2 dicembre successivo al n. 26194 div. 2/1, con decorrenza dal 1° Gennaio 1937.
  10. SALVATORE DELVECCHIO, Trent’anni di impegno culturale a Cerignola…, cit.

Cerignola – Contrada  archeologica “San Marco” – “Pignatella” – Parte del “Gruppo Giovani Ricercatori” – Dall’alto: Prima fila – da sinistra: Angelo Ceddia, Alberto Battarino, Giuseppe Pio Lionetti; in basso, da sinistra: Matteo Stuppiello, Franco D’Avenia, Vittorio Grisorio – Momento di pausa per uno scatto fotografico tra i numerosissimi frammenti ceramici venuti alla luce dopo aratura profonda – Foto Matteo Muolo 20.8.1973.

ARCHIVIO PRIVATO MATTEO STUPPIELLO – Cerignola – Le firme autografe dei Giovani partecipanti al sopralluogo effettuato il 20 agosto 1973 nella Contrada archeologica “San Marco” – “Pignatella”, Vol. I, p. 109.

Cerignola – Chiesa Campestre di Maria SS.ma Annunziata – La foto ritrae Matteo Stuppiello con la GILERA 125 – Foto Antonio Stuppiello 7.10.1973.