Ricerca, Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali dagli anni 60
 

LA CANTINA DELLA “DUCAL CAMERA” IN VIA PIAZZA VECCHIA – PRIMA PARTE

Prima di entrare nel tema in oggetto voglio ringraziare affettuosamente i miei Genitori: mio padre Paolo Calvio e mia madre Antonietta Saracino per avermi trasmesso l’amore e l’interesse per la TERRA VECCHIA, unitamente ai miei fratelli Matteo-Daniele, Michele e Christian  per avermi sostenuto e incoraggiato nella ricerca sul “campo” delle GROTTE e degli ambienti di nostra proprietà, dimostrando piena disponibilità  perchè potessi dare un mio contributo CULTURALE alla CITTA’  e nello specifico alla conoscenza storica della TERRA VECCHIA. E tanto perché altri abitanti del nostro RIONE, facendo proprio il nostro esempio, come pionieri, portino a conoscenza la realtà nascosta nel sottosuolo delle proprie case, contribuendo senz’altro ad una più incisiva e scientifica storia della TERRA VECCHIA.

Ho voluto convogliare lo studio e le ricerche su un argomento monotematico: la TERRA VECCHIA, lo storico Rione Medievale dal quale si sono irradiate cultura e arte, espansione urbanistica e caratteristiche edilizie antiche ed innovative tese a costituire la nuova Città, Cerignola, a partire dalla fine del XVI secolo. Rione prediletto perché mi ha dato i natali  e residenza dei miei avi. Interessato e animato sin dalla mia infanzia da animo predisposto alla osservazione e alla riflessione quando, percorrendo strade, vicoli e viuzze mi ponevo tanti interrogativi.

Oggi tutto questo mi ha portato ad una scoperta , a mio parere notevole, frutto di una serie di considerazioni e di ricerche attente e scientifiche. Il 12 maggio 2015, invitavo gli amici proff.ri Salvatore Delvecchio e Matteo Stuppiello ad effettuare un sopralluogo nel locale, proprietà della mia famiglia, in Via Piazza Vecchia n.6, ambiente adibito ad autorimessa. La struttura di questo ampio luogo mi aveva da sempre suscitato perplessità a quale uso fosse stato adibito nel lontano passato. Cinque arcate solide in muratura, ad arco gotico lanceolato impostate direttamente sul piano di calpestio, scandiscono sei ampie campate recanti, inoltre, sui lati, arcatelle in muratura. Gli amici hanno potuto vedere, per la prima volta, nella sopra indicata data, il detto ambiente. Diverse le ipotesi di destinazione d’uso che avevamo formulato prendendo in considerazione la bellezza ed eleganza di questo MONUMENTALE invaso architettonico. E’ scattata in me l’ansia di sapere, quindi la ricerca,  naturalmente a carattere scientifico. Il prof. Matteo Stuppiello mi forniva una notizia di una sua ricerca effettuata alla fine degli anni ’60 e cioè: in un articolo di Rosario Labadessa, Note su Cerignola (1) viene riportato quanto segue: “[…] Accanto all’arco Pignatelli, una delle porte della città, ove comincia la via principale della Terra Vecchia, vi è un bellissimo stanzone fatto di sei campate ad arco acuto, grande e solenne come una chiesa, che anticamente poteva essere una osteria, come è oggi, o un posto soldatesco. Questa stanza ha luce solo dalla porta di entrata e da un piccolo finestrino nel fondo, di modo che a chi si affaccia a guardare dall’uscio in quella semioscurità appaiono cinque arcate svelte e slanciate e le arcatelle che ricorrono lungo le pareti della prima campata: uno di quei caratteristici ambienti cinquecenteschi che i pittori popolano di soldati, in costumi vivaci e splendenti di acciaio, tra boccali di vino e la procacità di una giovane ostessa […]”. Al termine della lettura del documento ho effettuato una SCOPERTA e cioè che il riferimento dell’ambiente descritto è proprio  quello corrispondente già descritto prima di proprietà della mia famiglia. Questo accadeva il 24 febbraio 2016.

Non mi sono fermato. Sono andato oltre. Ho consultato i due Apprezzi di Cerignola, quello del 1672 (2) e l’altro del 1758 (3) ed ho trovato conferma della idea che mi ero  già fatta. Nell’Apprezzo del 1672 rilevo che  “[…] Nella med(esi)mo strada all’incontro d(ett)a grada vi sono una Cantina coverta à tetto c(on) grottoncello sotterraneo, et un camarino contiguo, quali confinano c(on) il Mag(nifi)co Felice Potenza lo cellaro della Ducal Corte, et altri […]”; mentre nell’Apprezzo del 1758 la descrizione è molto più attinente alla realtà, infatti: “[…] Sieguono li Corpi / Burgensatici… Nella detta Strada della Piazza vecchia vi è altra Casa, la q(ua)le confina c(on) d(ett)a Strada e con il desc(ri)tto basso, e con una cantina, che da qui a poco si descriverà… Accosto l’accennata Casa vi è una Cantina, la q(ua)le confina con d(ett)a Strada, con la p(rede)tta Casa, con la Casa dell’Ospedale,  Dom(eni)co Falcone, e con Giacomo Farrusi. Consiste la med(esi)ma nel fronte di d(ett)a Strada in una porta p(er) la q(ua)le con 9 scalini si cala in essa, ed è oblunga coverta a tetto sostenuto da 5 archi di fabbrica a sesto pontuto,, con loro pilastri di mattoni, , nuovame(n)te fatti, il pavi(men)to è di terra, e tiene focolaro. Alla man destra p(er) arco si passa in altro vano coperto a lamia, col suo pavime(n)to di terra, e da questo si ha l’uscita ad un terrazzo. Nel De(scri)tto primo vano vi è cisterna, e posti ne laterali p(er) le botti, e porta in testa, p(er) la q(ua)le ha l’ingresso in altro vano coperto a lamia, da cui si ha la calata alla grotta situata sotto d(ett)a cantina capace di 12. Botti, e q(ues)ta sta p(er) uso della Ducal Cam(er)a, p(er) riponervi, a conservar il vino delle Vigne […]”.

Ho esaminato attentamente la collocazione della  struttura in oggetto sia nel ‘600 che nel ‘700 ubicata nell’antica PIAZZAVECCHIA come ne testimoniano le fonti. Questa struttura epigea così costruita e strutturata architettonicamente e cioè con ARCHI  la cui messa in opera doveva comportare una enorme volumetria spaziale per contenere BOTTI, ANIMALI, ATTREZZI ed altro sistemati in modo seriale con ampio margine di spostamento per la collocazione interna. Sempre leggendo l’APPREZZO del 1672 mi sono soffermato su un esempio molto aderente alla nostra struttura architettonica con lo stesso utilizzo “[…] Inf(radett)o nel loco d(ett)o la Padula vi è una vigna confin(an)te c(on) li beni di N(ota)r Amico Capone, Gio(vanni) Volgare, D. Giose Lonardo leone, et altri, il Terr(itori)o della q(ua)le sarà da vers(ure) dodeci inc(ir)ca, nel Principio d’essa sono alcune fabriche consiste(nti)no in un’largo informa di Cortile, tre lamie c(on) cinque archi, sotto li quali vi sono le fonti p(er) prender’ l’ucce, e ricevere il vino c(on) diverse comodità fatte novam(en)te  da dietro  d’esservi  è una stanza lunga terranea p(er) comodità di Garzoni, e vignaroli […]” (4).

Prima, si diceva, che queste strutture ad ARCHI gotici sono presenti nel XVII e nel XVIII secolo. Probabilmente, aggiungo, che lo stabile da me analizzato,  fosse già presente nel XVI secolo. Una considerazione mi porta a formulare questa ipotesi: l’antica Chiesa campestre di Maria SS.ma dell’Annunziata, posta sulla strada provinciale per Manfredonia a 6 Km. da Cerignola , si lascia ammirare tra l’altro per la unica Navata scandita da due ampie campate terminanti con ARCHI gotici su pilastri in muratura. Sappiamo che la costruzione della navata, che andava ad aggiungersi all’antichissima Chiesa Medievale, è stata voluta, come viene riportato inciso su un mattone in laterizio murato sulla casa a fianco, guardando la Chiesa sulla destra e sulla porta d’ingesso del locale, tale iscrizione riporta la data 1543 corrispondente alla realizzazione voluta dall’Eremita FRATE IACOBO DE GARDIS CALABRESE DELILUA (5). Ancora sempre esaminando l’Apprezzo del 1758 leggo quanto segue: “[…] Dentro l’abitato, e proprio nella Strada detta di S. Sofia vi è l’Ospedale dal q(ua)le si hà l’ingresso p(er) portoncino, et alla man sinis(tr)a con 6 scalini si ascende in una stanza oblunga coverta a tetto divisa con archi, ove vi sono, et a destra, et a sin(istr)a sei letti p(er) uso de poveri infermi: in testa si hà l’Altare p(er) la celebra(zion)e della Messa laterale si due altre stanze, e cocina coverte a tetto in una di esse vengono riposti i R(everendi) Sacerdoti infermi, , e vi è à tale uso il comodo di due letti […]” (6). Quindi, queste strutture con presenza di ARCHI in muratura, presenti ancora oggi, in questo caso utilizzata con funzione socio-sanitaria è del XVI secolo: “[…] era sede dell’Ospedale civile, istituito nel 1578, con l’annesso Monte di Pietà e posto sotto il titolo della Pietà da don Leonardo de Leo, Arciprete nullius di Cerignola, con una dotazione di 3000 ducati. Tale istituzione era stata voluta per il sollievo degli ammalati e dei diseredati […]” (7).

Prima di inoltrarmi nella DESCRIZIONE dei vari Ambienti mi piace, ora,  registrare alcune mie considerazioni e riflessioni facendo un salto indietro nel tempo, nel 2005, avendo allora dieci anni.  Mio padre Paolo conoscendo in me l’interesse per “l’antico” e in modo particolare per la TERRA VECCHIA, mi invitò a visitare, con un altro “occhio”, l’AUTORIMESSA e le GROTTE poste sotto di essa. Una SCOPERTA immensa e INDIMENTICABILE. Mio padre mi faceva da guida spiegandomi la bellezza dei 5 ARCHI, ma soprattutto mi fece percepire un’ARMONIA e SERENITA’ espressa nella composizione degli ARCHI, lo SLANCIO, la PROFONDITA’ e l’ AMPIEZZA: erano indici che producevano in me MERAVIGLIA. All’ inizio mi sembrava assurdo l’esistenza di una tale struttura adìbita ad autorimessa, costruita con archi possenti, enormi, spettacolari e tra me mi domandavo perché questa struttura si trova proprio qui ? Perché nella Terra Vecchia e non in un altro posto ? La risposta mi sfuggiva, non trovavo quella giusta poiché pochissime erano le notizie storiche all’epoca in mio possesso.

Tante sono state le manomissioni che si sono avvicendate sulla pavimentazione e sulla muratura ma i 5 ARCHI sono ancora lì, resistono GAGLIARDI e POSSENTI e ciò mi fa capire con quanta perfezione queste strutture sono state volute ed eseguite da più persone: una committenza qualificata ed una maestranza ricca di esperienza che hanno prodotto una tale struttura, fatta per durare nei secoli. Materiali come TUFI a faccia vista, finestre murate, lacerti di pavimenti superstiti, testimoniano l’uso del locale; ancora: botole, pozzi luce, scale in tufo… Scendendo negli IPOGEI pensavo come l’uomo fosse stato capace di fare tutto questo. Certo la luce della lanterna che reggeva mio padre e le sue parole andavano ad arricchire le mie riflessioni. Perché i nostri concittadini  abitanti della Terra Vecchia, scavavano altri locali sotto le case e perché ?, perché così in profondità ? , e perché arricchirli di spettacolari volte in tufo e capitelli in pietra ? Il tutto mi confondeva le idee ma, allo stesso modo, mi suscitava curiosità crescenti. Pensavo e immaginavo con ammirazione le persone che avevano  lavorato per scavare e svuotare queste GROTTE nei loro strati duri e compatti: crustacei, argillosi e ciottolosi.

DESCRIZIONE DELL’ AMPIA NAVATA EPIGEA A CINQUE ARCHI

Superato l’ingresso da Via Piazza Vecchia n. 6 si accede all’interno per una rampa di calcestruzzo-cemento armato. Entrati, subito sulla destra, sempre sulla parete principale, vi è una nicchia a misura d’uomo sormontata da un arco a sesto ribassato. Originariamente, a terra, vi era il pozzo nero o “butto”. Subito dopo alcuni metri si possono ammirare i CINQUE ARCHI slanciati a sesto acuto, robusti, fatti di tufo ben squadrati di prima scelta, che sorreggevano il tetto a capriata a due spioventi di legno con copertura di embrici (coppi in terracotta), che sono stati sostituiti, nel 1956, da un moderno solaio in laterocemento . Sulla sinistra c’è un ambiente che al suo interno contiene le rampe di scale che portano al primo piano. Sulla destra, invece, un bagno.  Al centro dell’autorimessa si possono notare più zone di PAVIMENTO in MATTONI QUADRATI e RETTANGOLARI in cotto color rosso scuro che, una volta, andavano a pavimentare l’intero ambiente adibito a CANTINA. I lacerti pavimentali superstiti  fanno pensare ad una disposizione dei mattoni a costituire un MOSAICO e dare così all’ambiente maggiore PRESTIGIO. Sulla destra, nella penultima campata, c’è una finestra quadrata chiusa che una volta prendeva luce da un giardino retrostante limitrofo alla cantina; mentre nell’ultima campata, sempre sulla destra, ci sono due finestre rettangolari in prossimità del solaio e prendono luce dal citato giardino retrostante. Nella parete di fondo, una volta terminata la navata, vi è un grosso FINESTRONE, rettangolare, oggi chiuso da tavole, che prendeva luce dal giardino dell’ex OSPEDALE CIVILE di Via S. Sofia, proprio alle spalle della Cantina. Sulle pareti laterali corrispondenti alle Campate si notano delle ARCATELLE a nicchia, profonde una ventina di centimetri . In tutto sono DIECI e vanno ad alleggerire le pareti stesse. Sono fatte in muratura e cioè in cotto ben lavorato, di ottima cottura. Buona la messa in opera dei mattoni, rispettosa di una perfetta simmetria che conferisce all’insieme COMPATTEZZA, SOBRIETA’ E STATICITA’.

Cerignola, 25 aprile 2016                            Valerio Calvio

Bibliografie e Note

1 – ROSARIO LABADESSA, Note su Cerignola, in “NAPOLI NOBILISSIMA” – Rivista d’arte e di topografia napoletana – Nuova Serie, Napoli, 1920 – Vol. I, Fascicolo IX, pp.130-131 – Vol. XIV. Aggiungo a proposito di questo vasto ambiente delle notizie raccolte dalla testimonianza diretta verbale di mia nonna materna Lucia Dalessandro e colgo l’occasione per rinnovare, a Lei, il mio profondo affetto e  sincera gratitudine. Mia nonna LUCIA, nasce a Cerignola il 30 agosto del 1929, figlia di Michele, “daziere” e di Mattea Dimonte, casalinga, nella casa di Vico III Melfi 40. Oltre da mia nonna ho avuto la collaborazione  e notizie in questa ricerca da una mia vicina di casa, che abita in Via SS. Trinità 13, la sig.ra Giuseppina Antonacci, nata a Cerignola il 2 agosto 1932 che ringrazio sentitamente. Mia nonna ricorda molto bene che all’età di 12-13 anni,  in compagnia di altre due ragazze si recavano negli anni ’40 ad assistere all’ “l’opera dei pupi”, che  si svolgeva nel menzionato locale. Vi era un palco ben decorato e a destra e a sinistra di questo vi erano delle mini casette dalle quali uscivano le marionette per dare vita agli spettacoli. Gli spettatori, quasi tutti bambini, sedevano su sedie impagliate e sui lati vi erano collocati dei banchi di legno. Il prezzo era sulle 100 o 200 lire. La sig.ra Giuseppina Antonacci ricorda molto bene che il proprietario delle marionette, nonché direttore dell’opera dei pupi,  vestiva in modo elegante con abito nero ed era fidanzato con sua sorella maggiore, Donatella. Aggiunge ancora Giuseppina  che, era solito, questo personaggio, di cui non ricorda il nome, dopo ogni spettacolo recarsi a casa della famiglia Antonacci, dalla fidanzata Donatella a lanciare delle monete guadagnate dallo spettacolo in segno di bontà e i bambini presenti in famiglia raccoglievano con gioia. La casa in questione era ubicata in Via Piazza Vecchia al civico 7, veramente a due passi dal luogo dove si svolgeva lo spettacolo dei pupi cioè al civico 6. La stessa famiglia aveva una cantina in Via SS. Trinità 13, nella quale svolgevano la loro attività.

2 – ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLIARCHIVIO PIGNATELLI ARAGONA CORTES – Scanzia 63, fascicolo 1, N. 7, ff. 1. 16.45. Il Documento è stato pubblicato in MATTEO STUPPIELLO, Apprezzo della Città di Cerignola 1672, San Ferdinando di Puglia, 2005.

3 – ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLISACRO REGIO CONSIGLIO – Ordinamento Zeni, fas. 84, fascicolo 2 – Costantino Manni (Tavolario) – Apprezzo della Terra di Cerignola, 1758. Ringrazio il prof. Matteo Stuppiello, presidente del Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, della Sede locale dell’Archeoclub d’Italia, del quale mi onoro come Socio e di farne parte già da alcuni anni, nonché Direttore del Museo Etnografico Cerignolano (1979), per avermi fatto consultare la copia tratta dall’originale richiesta ed ottenuta dall’ ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI in suo possesso sin dal 2002. Lo ringrazio altresì per essere partita da lui l’iniziativa perché scrivessi il presente contributo culturale. Ed ancora per avermi dato la piena disponibilità di consultare , dal suo Archivio e Biblioteca, i vari Documenti e Libri.

4 – MATTEO STUPPIELLO, Apprezzo della città di Cerignola…, op. cit., pp.16-17.

5 –  [MATTEO STUPPIELLO], La chiesa del Purgatorio, Regione Puglia – Assessorato P.I. e Cultura – C.R.S.E.C. Cerignola, Foggia, 1987, p.104.

6 – ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLISACRO REGIO CONSIGLIO…, op. cit., cc. 19 v. e 20 r.

7 – [MATTEO STUPPIELLO], La chiesa del Purgatorio…, op. cit., pp. 178-179; MATTEO STUPPIELLO, La realtà confraternale a Cerignola (secc. XVI-XX), in AA.VV., Le confraternite pugliesi in età moderna 2, a cura di LIANA BERTOLDI LENOCI – Atti del seminario internazionale di studi 27-28-29 aprile 1989 – CENTRO RICERCHE DI STORIA RELIGIOSA IN PUGLIA, Schena Editore, Fasano (BR), 1990, p.486; MATTEO STUPPIELLO, Esempi di devozione sabiniana a Cerignola – Foggia, in AA.VV., San Sabino – Uomo di dialogo e di pace tra Oriente ed Occidente – Anno Domini 2002, a cura di LIANA BERTOLDI LENOCI – Atti del Convegno di Studi in occasione del XII Centenario della translazione del corpo di San Sabino e per i 900 anni di dedicazione della Chiesa Cattedrale di Canosa – Canosa 26-27-28 ottobre 2001 – CENTRO RICERCHE DI STORIA RELIGIOSA IN PUGLIABASILICA CATTEDRALE DI SAN SABINO, Trieste, 2002, pp.292-296.

Cerignola – Terra Vecchia – Via Piazza Vecchia n. 6 – Particolare degli archi – ARCHIVIO PRIVATO VALERIO CALVIO – Foto Valerio Calvio – 15.4.2016

Cerignola – Terra Vecchia – Via Piazza Vecchia n. 6 – Particolare degli archi – ARCHIVIO PRIVATO VALERIO CALVIO – Foto Valerio Calvio – 15.4.2016

Cerignola – Terra Vecchia – Via Piazza Vecchia n. 6 – Particolare degli archi – ARCHIVIO PRIVATO VALERIO CALVIO – Foto Valerio Calvio – 15.4.2016

ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI – Constantino Manni (Tavolario) – “Apprezzo di Cerignola 1758” – Particolare inerente alla descrizione della “Cantina della Dual Camera”.

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