Ricerca, Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali dagli anni 60
 

IL CARRADORE – FALEGNAME DI CARRI A CERIGNOLA*

Cerignola – Via Marsala (Rione Posillipo) – Bottega – In primo piano il Maestro Carradore Sig. Vito Sorbo – Foto Matteo Stuppiello 15.2.1979.

“La voce ci proviene dal latino tardo CARPENTARUM che significa proprio costruttore del carro, il CARPENTUM, appunto” (1). Informazioni certe dell’esistenza di CARRADORI a Cerignola  la rileviamo nell’Apprezzo di Cerignola del 1672 (2)che così riporta “[…] Per comodità del Publico vi sono in d(ett)a T(er)ra, un’medico fisico…due spetiarie di medicima…Vi sono poi tre botteche di calzolari, due sartori, tre Barbieri, tre mannesi, due ferrari. Tre mastro fabricatori, una botteca di cose grasse, et oglio, e molte che vendono verdure […]”. Nella piccola Cerignola vi erano quindi tre Botteghe di mannesi così chiamati “all’uso di Napoli i carradori“ o “falegnami di carri” (3).

Nel 1742 rileviamo dal Catasto Onciario quanto segue “[…]Giuseppe Antolino con arte di far carra d’anni 29 – Chiara Antolino sua Sorella d’anni 40 – Testa duca(ti) 1 – industria onc(e) 14. Abita in Casa d(e)l V(enerani)le Convento di S. Dom(eni)co e mettà d(e)lla V(everabil(e) Cong(regatio)ne de Morti, no(n) paga di fitto cosa veruna…gratis […]” (4). Il Carradore Antolino viveva con la sorella in una casa di fitto che non pagava, per via della indigenza, ai fittuari che lo tenevano gratis.

Nel 1785 il nostro concittadino Medico, Filosofo e Storico TEODORO KIRIATTI  scrive “[…] Il ceto de’ gentiluomini di Cerignola è numeroso, e ragguardevole per lo proprio carattere sostenuto con decoro e commode abitazioni. Godono delle rendite, coltivano grosse masserie di varie industrie: usano carrozze, e calessi […]” (5). Un altro nostro concittadino e Storico il Canonico Mansionario della Capitolo Cattedrale “San Pietro Apostolo”, Don LUIGI CONTE nel 1853 scrive “[…]Mezzi di trasporto. I mazzi di trasporto sono i carri tirati da bovi, o da bufali; le carrette a due ruote tirate da cavalli…le famiglie più agiate hanno carrozze decenti ed anche di lusso: se ne contano sino a 44, all’infuori di molti altri legni d’inferiore condizioni. Vi sono poi cinque carrozze, e sei calessi da viaggio di pubblico uso […]” (6).

Nel XX secolo le botteghe e i vari mezzi di trasporto da traino aumentano vertiginosamente a causa della trasformazione agraria, iniziata nel secolo precedente, che porta all’ascesa di molte famiglie, proprietari terrieri, soprattutto. Forte diventava per molte di queste il potere economico e culturale con un indotto notevole tanto da valorizzare parte della Città.

L’attività del CARRADORE, è stata sempre molto importante per un centro come Cerignola che, fondando la sua economia essenzialmente sull’agricoltura e sull’artigianato, aveva bisogno di mezzi di trasporto a trazione animale. Era un’attività che non conosceva pause e che ebbe un notevole incremento negli anni della Riforma Fondiaria e del conseguente maggiore impulso all’agricoltura.

Il CARRADORE costruiva e riparava carri: dal “classico” carretto a due ruote, u’ traj(e)in(e), a carri grandi e massicci come u’ Karrugg(e) ku kuar(e)t(e) k’agg(e)ré a quattro ruote con timone a snodo, o a due ruote come u’ forakarr(e)ir(e), così detto per le due sdanghe aggiuntive che allargavano il piano di carico per il trasporto del grano mietuto; carrozze, birocci, calessi, i kimgh(e), e sarabachini, i sciarabball(e), senza dimenticare  i trainéll(e), piccole carrette a due ruote, spinte a mano, usate dai venditori ambulanti, e le carriole a una ruota.

Erano realizzati dal CARRADORE anche i gioghi per i buoi, i sc(e)ul(e); le panchette per il sellaio e il pastore, i skannétt(e); forche, forconi e pale; manici degli attrezzi  agricoli (zappe, picconi, rastrelli); parti in legno per le bardature dei cavalli, muli, asini buoi, i fr(e)sk(e)l(e); i trespoli, i kavallétt(e), per reggere i telai da ricamo; le tinozze per il bucato, iggav(e)t(e). Alcuni CARRADORI preferivano acquistare i vari tipi di legno, materia prima per l’attività, nei magazzini di Monte Sant’Angelo e dalla Ditta Frezza di Barletta. Il primo elemento del carro che veniva costruito era la ruota, e di questa, la parte centrale, il mozzo, la tést(e), era realizzato al tornio in un unico pezzo di legno d’albero, preferibilmente di olmo. Il diametro del mozzo variava a seconda della grandezza della ruota, a sua volta proporzionale alla grandezza del carro. Sulla parte esterna del mozzo poi venivano realizzati gli incavi per i raggi mentre all’interno veniva inserita la boccola, la bbok(e)l(e), un cilindro metallico cavo dove veniva alloggiato il perno dell’asse. Successivamente venivano realizzati, pure in legno, i raggi, i r(e)sc(e), e i gavelli, i ssciont(e), i settori della corona, ovvero la parte esterna della ruota.  Incastrati i raggi negli incavi del mozzo e dei gavelli, si procedeva alla kalat(e)ur(e) du c(e)rkioun(e), cioè attorno ai gavelli veniva forzato a caldo un cerchione di ferro. Il cerchione, preparato da un fabbro ferraio con una striscia di ferro tagliata nella misura adatta e modellata a cerchio con un’apposita macchina (un esempio di tale macchina è ancora conservato a Cerignola da fabbro ferraio Giuseppe Fares), veniva reso incandescente sul fuoco alimentato con pezzi di legno. In estate questa   operazione si faceva all’aperto, intorno a mezzogiorno, in modo tale che anche il calore intenso del sole favorisse l’arroventarsi del ferro. Diventato il ferro più malleabile, il cerchione veniva forzato intorno alla ruota con l’ausilio di un bastone di legno, u k(e)vac(e)r(e)ki(e)n(e), fornito di gancio mobile. Il pianale o letto del carro, era costruito con legno di faggio e di cerro; ad esso venivano saldate le stanghe, i sdangh(e), e l’asse di ferro delle ruote, costruito ed adattato al carro dal fabbro ferraio. Quindi, appoggiando l’asse sopra u’ ciucc(e), un trespolo di legno con vite centrale di ferro regolabile, vi si applicavano prima le ruote e poi le sponde. Queste erano costituite da assi di legno tenute insieme da listelli perpendicolari, più alti delle stesse, terminanti in alto a forma di pomoli schiacciati. In questi pomoli, quando il carro era pieno carico, veniva agganciata la str(e)tt(e)our(e), una robusta asse di legno con fori alle due estremità, posta trasversalmente tra le sponde opposte per assicurarne la tenuta. Al carretto così costruito il proprietario poteva aggiungere degli accessori, secondo la necessità: la staffa di legno per salire, la martinicca, la mar(e)t(e)lléin(e), u’ ciucc(e), un asse di legno a tutto tondo con anello di ferro all’estremità che poggiato a terra, permetteva di mantenere il carretto in posizione orizzontale, impedendone il rovesciamento all’indietro, de nkulazzé, durante la fase di attacco dell’animale; mentre la forcella, la fur(e)cédd(e), di legno era messa ad un lato del posto di guida per legare le redini, appoggiare la museruola, la mussaroul(e), e la frusta, u’ skrusc(e)t(e), e appendere la sacchetta con il fieno per il cavallo, la sakkétt(e) du kavadd(e). Su una delle due sponde il MASTRO CARRADORE a volte dipingeva, con vernice nera, le iniziali del proprietario e l’anno di costruzione. Alcuni carretti venivano anche decorati con disegni policromi, a soggetto floreale o geometrico, eseguiti da pittori. La costruzione di un carretto richiedeva, complessivamente, all’incirca 20-25 giorni di tempo, ridotti a 7  circa con l’introduzione delle macchine che in parte limitarono anche la creatività e la perizia dell’Artigiano. Fra gli artigiani del settore ricordiamo: i fratelli Luigi e Francesco Battaglino; Antonio Cassotta e il figlio Luigi; Antonio Colucci; Antonio Conte; Francesco Dimunno e i figli Giuseppe e Ruggero; i fratelli Pasquale, Domenico, Cosimo e Gaetano Lioia; i fratelli Francesco, Giovanni, Luigi e Ruggero Mancino; i fratelli luigi e Giuseppe Mazzilli; Donato Montemorra e il figlio Vito; Celestino Pedico; Antonio Russo; Mosè Sorbo e il figlio Pietro; Salvatore Sorbo e i figli Antonio, Pietro e Vito (questi ha realizzato le ruote  di un antico carro processionale in uso a Fontanarosa in Campania, e nel 1973 l’attuale carro utilizzato a Cerignola per la processione di San Francesco d’Assisi); Giuseppe Sorbo e i figli Gioacchino, Pietro e Vito; Michele Tufariello; Francesco Zangrilli; Girolamo Zingarelli (7).

Ci soffermiamo  anche lui carpentiere ora in modo specifico sull’artigiano VITO SORBO (*Cerignola 18.1.1906 †Cerignola 9.12.1987) discendente da una famiglia di esperti, conosciuti e apprezzati CARRADORI-CARPENTIERI : il padre Salvatore Raffaele (*Cerignola 15.1.1876 †Cerignola 3.3.1963) carpentiere a sua volta, il genitore Pietro (*Cerignola 2.2.1837 †Cerignola 9.9.1907) (8) anche lui carpentiere. L’amico VITO, ricco di esperienza nel settore e molto stimato per la sua innata precisione e creatività, aveva la Bottega in Via Marsala. Una precedente Bottega era sita nell’attuale Via Bologna, dove ora c’è una nuova costruzione (Palazzo Pepe), rimasta fino alla fine degli anni ’50; ero un grosso locale con copertura in legno a capriata e una tettoia antistante tutto il fronte del prospetto di Via S. Martino (strada di casa) e Via S. Francesco d’Assisi. Da ragazzo ero affascinato nel vedere Vito lavorare e sostavo molto tempo con gli amici di gioco. Sull’altro lato della strada di casa, tra Via S. Martino e Via S. Francesco, c’era un’altra Bottega di CARRADORE, consistente in un piano terra con volta in muratura ed antistante tettoia all’ingresso, dell’artigiano Luigi Cassotta. Sorbo dismise l’attività nel 1979 per limiti di età.  Amico di mio padre Michele, li li accomunava, tra l’altro, l’essere stati per tanti anni Terziari Francescani; il 10.2.1979 volle farmi dono gradito del bancone di legno, di numerosi attrezzi di legno, di ferro, dandomi quelli più antichi appartenuti al padre Salvatore e al nonno Pietro; infatti uno dei compassi di ferro reca incisa la seguente iscrizione: “P.S. 1867”. Del 15 febbraio 1979 sono le diapositive a colori e le foto in bianco-nero effettuate per il mio Archivio, quando l’amico Vito lavorava ancora.

Sul Museo Etnografico Cerignolano (1979) sono esposti, oltre i suddetti manufatti ed attrezzi di Vito Sorbo, anche altri pezzi singoli donati da diversi donatori-collaboratori. Nel Deposito del Museo sono custodite le quattro Ruote di legno e l’Asse di ferro dell’antico Carro Processionale (1893) (9) della Statua di Maria SS.ma del Carmine, donati il 28 febbraio 1980 da Vito Sorbo: più recentemente il 25 luglio 2005, il dr. Franco Conte, all’epoca Priore della Confraternita di Maria SS.ma del Carmine, donò numerosi elementi lignei, deteriorati e sostituiti nel restauro del 1995, appartenuti allo stesso Carro. Altra donazione notevole del 24 agosto 1994 è stata quella di due CARRETTI completi dell’agricoltore Sig. Tommaso Carbone.

Bibliografia e Note

1)  NANDO ROMANO, Arti e mestieri a Foggia – Il Carradore, Foggia, 1987, p. 13.

2)  MATTEO STUPPIELLO, Apprezzo della Città di Cerignola 1672, San Ferdinando di Puglia, 2001.

3)  GENNARO ASPRENO GALANTE (Prete Napolitano), Guida sacra della Città di Napoli, Napoli, 1872, p.194.

4)  ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI – REGIA CAMERA SOMMARIA – CATASTO ONCIARIO, Vol.70, c.337 r.

5)  TEODORO KIRIATTI, Memorie Istoriche di Cerignola, Napoli , 1785, p.143.

6)  LUIGI CONTE (Sac.) Cerignola, in Il Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato, Napoli, 1853, a cura di F. Cirelli, vol. VIII, fs. 1 (Capitanata), p. 81.

7)  MATTEO STUPPIELLO, Il Carradore, in AA.VV., Processi lavorativi e vita sociale del Basso Tavoliere – Introduzione al Museo Etnografico Cerignolano, Regione Puglia – Assessorato P.I. e Cultura – C.R.S.E.C. – Cerignola, Foggia, 1993, pp. 95-97.

8) Si ringrazia l’amico NICOLA BORRELLI per la ricerca presso l’Ufficio Anagrafe e di Stato Civile del Comune di Cerignola.

9) GIACOMO INSANGUINE, Il Carro Trionfale della Madonna del Carmine, Foggia, s.d. ma [1996]. MATTEO STUPPIELLO, La realtà confraternale a Cerignola (secc. XVI-XX), San Ferdinando di Puglia, 1995, 3° e 4° di copertina.

Per il CARRADORE si veda inoltre SALVATORE DELVECCHIO – MARIOLINA OCCHIONERO – GIUSTINA SPECCHIO – MATTEO STUPPIELLO, La Banca ed il Territorio – Il Passato riscoperto – Schede Illustrative, Bari, 1988, Scheda n. 1 “Il Carradore”, p. 5. Si veda la ristampa delle stesse effettuata con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale – Assessorato Agricoltura di Cerignola, San Ferdinando di Puglia, 8.12.1990. Gli attrezzi del Carradore sono stati esposti nella Mostra Foto-Documentale “La Banca e il Territorio – Il Passato riscoperto”, allestita dal Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, dalla Sede locale dell’Archeoclub di Cerignola e dal Museo etnografico Cerignolano (1979), su iniziativa e con il patrocinio della Cassa di Risparmio di Puglia, nei locali della Filiale di Cerignola (oggi CARIME), dal 25 novembre al 28 dicembre 1988. Nella stessa Mostra erano presenti altri Settori dell’artigianato locale (Calzolaio, Funaio, Fornaciaio, Maniscalco, Scalpellino, Sellaio). Il Settore delle Confraternite laicali, l’angolo abitativo del Bracciante, la Cerealicoltura, le Fosse Granarie.

*MATTEO STUPPIELLO, il Carradore – Falegname di Carra a Cerignola, San Ferdinando di Puglia, 2006. E’ la Scheda a tergo della Litografia realizzata dal Prof. Salvatore Delvecchio intitolata “I Giovani interpretano il Museo Etnografico Cerignolano – VIII Edizione – “Il Carradore o falegname di Carri” – Mostra grafico-pittorica degli Alunni dell’Istituto Statale d’Arte “Sacro Cuore” – Cerignola – Sala Mostre “Servo di Dio Mons. Antonio Palladino” Corso Aldo Moro, 89  – Cerignola, 2-9 aprile 2006. Edita dal Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, la Sede locale dell’Archeoclub d’Italia e il Museo Etnografico Cerignolano (1979).

BENIAMINO MASTROSERIO, L’esposizione degli elaborati nella sede del Museo Etnografico fino al 9 aprile – Mostra d’arte sul vecchio mestiere del “Carradore”, in “Quotidiano di Foggia” – “Cerignola Oggi”, 7 aprile 2006, p. 7.

ANTONIO TUFARIELLO, La MOSTRA / dal centro studi “Torre Alemanna, Archeoclub e museo etnografico – Alla riscoperta del “carradore” – I giovani artisti del legno ripropongono i mestieri di una volta, in “LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO”, 12 aprile 2006, p. 12.

Cerignola – Via Marsala (Rione Posillipo) – Bottega del Maestro Carradore Sig. Vito Sorbo – Demolita – Foto Matteo Stuppiello 15.2.1979.

Cerignola – Via Marsala (Rione Posillipo) – Bottega del Maestro Carradore Sig. Vito Sorbo – Fasi di lavoro – Foto Matteo Stuppiello 15.2.1979.

Cerignola – Via Marsala (Rione Posillipo) – Bottega del Maestro Carradore Sig. Vito Sorbo – Fasi di lavoro – Foto Matteo Stuppiello 15.2.1979.

Cerignola – Via Marsala (Rione Posillipo) – Bottega del Maestro Carradore Sig. Vito Sorbo – Fasi di lavoro – Foto Matteo Stuppiello 15.2.1979.

Cerignola – Via Marsala (Rione Posillipo) – Bottega del Maestro Carradore Sig. Vito Sorbo – Fasi di lavoro – Foto Matteo Stuppiello 15.2.1979.

Cerignola – Via Marsala (Rione Posillipo) – Bottega del Maestro Carradore Sig. Vito Sorbo – Fasi di lavoro – Foto Matteo Stuppiello 15.2.1979.

Cerignola – Museo Etnografico Cerignolano (1979) – Settore dei Mestieri Artigianali scomparsi – Attrezzi e Manufatti del Carradore – Foto Matteo Stuppiello 15.2.1983.

Cerignola – Via Dalmazia 5, oggi Viale Giuseppe Di Vittorio – Sede Filiale Cassa di Risparmio di Puglia, oggi Carime – Mostra Etnografica della Civiltà Contadina realizzata con la collaborazione del Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, Museo Etnografico Cerignolano (1979) e l’Archeoclub di’Italia Sede di Cerignola – “La Banca e il Territorio” – “Il Passato Riscoperto” – La Mostra dal 25 Novembre al 28 Dicembre 1988 – Angolo espositivo dedicato al Carradore – Foto Matteo Stuppiello 4.11.1988.

Cerignola – Via Dalmazia 5, oggi Viale Giuseppe Di Vittorio – Sede Filiale Cassa di Risparmio di Puglia, oggi Carime – Mostra Etnografica della Civiltà Contadina realizzata con la collaborazione del Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, Museo Etnografico Cerignolano (1979) e l’Archeoclub di’Italia Sede di Cerignola – “La Banca e il Territorio” – “Il Passato Riscoperto” – La Mostra dal 25 Novembre al 28 Dicembre 1988 – Angolo espositivo dedicato al Carradore – Foto Matteo Stuppiello 4.11.1988.

Cerignola – Via Dalmazia 5, oggi Viale Giuseppe Di Vittorio – Sede Filiale Cassa di Risparmio di Puglia, oggi Carime – Mostra Etnografica della Civiltà Contadina realizzata con la collaborazione del Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, Museo Etnografico Cerignolano (1979) e l’Archeoclub di’Italia Sede di Cerignola – “La Banca e il Territorio” – “Il Passato Riscoperto” – La Mostra dal 25 Novembre al 28 Dicembre 1988 – Angolo espositivo dedicato al Carradore – Foto Matteo Stuppiello 4.11.1988.

LITOGRAFIA edita dal Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, dal Museo Etnografico Cerignolano (1979) e dall’Archeoclub d’Italia Sede di Cerignola. Elaborazione grafica dal Prof. Salvatore Delvecchio ed acquerellata dall’Autore. Le copie prodotte sono state a tiratura limitata in N. 200.

ANTONIO TUFARIELLO, La MOSTRA / dal centro studi “Torre Alemanna, Archeoclub e museo etnografico – Alla riscoperta del “carradore” – I giovani artisti del legno ripropongono i mestieri di una volta, in “LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO”, 12 aprile 2006, p. 12.

BENIAMINO MASTROSERIO, L’esposizione degli elaborati nella sede del Museo Etnografico fino al 9 aprile – Mostra d’arte sul vecchio mestiere del “Carradore”, in “Quotidiano di Foggia” – “Cerignola Oggi”, 7 aprile 2006, p. 7.