Ricerca, Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali dagli anni 60
 

LA RIDONDANTE CAPPELLA BAROCCA DI SANTA MARIA DELLA PIETA’ 1743 DELLA FAMIGLIA NOVELLI NELLA CHIESA MADRE

Mi ha colpito una frase, breve ma molto significativa, rivoltami dal collaboratore delle nostre Istituzioni Culturali, Francesco di Bono in merito alla CHIESA MADRE; così si era espresso in data 19 Novembre 2016:  “LA  CHIESA  MADRE  E’ SEMPRE  UNA GARANZIA CULTURALE”. Saggia ed arguta riflessione: la STORICA ed ARTISTICA CHIESA MADRE, infatti, si fa carico, come un garante per tutta la Collettività, da sempre, di assicurare nel tempo ultra millenario una STORIA infinita, avvincente ed avvolgente, che durerà per  sempre, si spera. Una frase, pronunciata dal giovane Francesco, tra l’altro abitante del RIONE “TERRA VECCHIA” che, come l’altro giovane e amico comune Valerio Calvio, ha investito CULTURALMENTE  per e nella TERRA VECCHIA  perché CREDONO ambedue con ferma convinzione nella RINASCITA CULTURALE ed AFFETTIVA da parte degli ABITANTI del suddetto Rione e di tutta la CITTA’.

Ma veniamo alla trattazione dell’ARTISTICA Cappella di SANTA MARIA DELLA PIETA’, datata 1743, della CERIGNOLANA  FAMIGLIA NOVELLI. La CAPPELLA gentilizia dedicata a Santa Maria della PIETA’ è collocata nella navata centrale, sul lato destro, a seguire quella di San TRIFONE (oggi Santa Rita da Cascia) e quella del PRESEPE.

Prima di passare alla DESCRIZIONE della CAPPELLA diciamo che abbiamo motivo di credere che in origine doveva essere gentilizia di una Famiglia della quale non conosciamo bene il cognome ma siamo sicuramente nel XV secolo; poi dei Nobili GIACOMO ed ETTORE CARACCIOLO nel 1565 e nel contempo Monte di Pietà e infine della gentilizia Famiglia NOVELLA o de NOVELLA o NOVELLI nel 1743. E’ su quest’ultima denominazione che si concentrerà il nostro interesse.  Per le precedenti avremo modo  di trattarle in tempi diversi.

DESCRIZIONE

Si accede dal presbiterio, sulla destra; fa da ingresso una piccola porta alla base di una parete di tompagnatura che termina in alto con un arco a tutto sesto, simmetrico a quello frontale, sul lato sinistro. Lo spazio interno della CAPPELLA è minimo e forse questo conferisce pregio alla stessa perché tutto è concentrato nella visione di insieme.  Il visitatore resta ESTEREFATTO e ATTONITO nell’AMMIRARE l’artisticità e nel contempo è ATTRATTO da due ELEMENTI che catturano l’ATTENZIONE: la TELA monumentale e i FREGI realizzati in STUCCO sfarzosamente elaborati e posti in opera. La testa del VISITATORE è automaticamente portata in alto e lo sguardo intercetta con immediatezza, in poco spazio, la bellezza ridondante di tutta la CAPPELLA. L’OSSERVATORE ha bisogno di tempo e tranquillità per VISITARE questo bel “firmamento” bianco latte. Ogni tratto, ogni segmento, ogni parte delle RAFFIGURAZIONI impresse ed elaborate nello STUCCO vanno gustate e memorizzate.

Entrati nel vano CAPPELLA troviamo  due pilastri in più conci di pietra di Trani terminanti con cornice polimodanata aggettante sui quali poggia, nella parte interna, un arco in muratura di stile gotico; sull’intradosso del pilastro di destra nella parte  superiore, su di una unica lastra litica, perimetrata da una modanatura e da una larga fascia di coronamento, in basso risulta incisa la seguente ISCRIZIONE, inscritta in un CARTIGLIO con la data 1565: “N(OBILES)  .  IACOB(US)  ET  HEC/TOR  CARACCI/(OLI)  .  P(RO)  NOBIS  .  HE/REDIBUS   EREXERUT  /  1565” (I nobili Giacomo ed Ettore Caracciolo per noi eredi eressero 1565) (1); sul pilastro, sempre in lastre di pietra di Trani, su di una lastra litica  è dipinta in rosso la seguente iscrizione: “I H S”  –  I(esus)  H(ominum)  S(alvator). Ma, come abbiamo già detto, questi elementi costituiranno oggetto di altra trattazione.

Torniamo alla decorazione a STUCCO. Quattro massicci costoloni realizzati in stucco si inarcano con tutta la loro prorompente vitalità, come una pianta che spunta dal terreno fecondo e si staglia verso la vetta, crescendo velocemente verso l’alto, a confluire nel punto di CHIAVE per formare una perfetta crociera con quattro ridondanti VELE,  decorate sempre in stucco bianco. La parte centrale, la CHIAVE di volta, raffigura  un gonfio ed enorme bottone fiorale.

Ora andiamo ad esaminare nel dettaglio un singolo modulo, un COSTOLONE, uguale agli altri tre. La base del costolone, la migliore delle quattro, arrivata integra a noi, sempre in stucco, come tutti gli altri raffinati elementi, poggia su di una MENSOLA, costituita da una parte basale di supporto che termina a punta con una raffigurazione,  che rimanda ad un gonfio bottone fiorale con solchi che lo attraversano in posizione laterale per la porzione centrale e solchi trasversali per le parti estreme; inoltre due ricciolute volute poste alla base conferiscono artisticità al manufatto. Tornando alla MENSOLA, nel complesso, va a costituire un triangolo, al centro una tenera testa riccioluta di CHERUBINO che lascia intravedere il collo e parte del petto, con le due ALI grandi molto ravvicinate, che assumono un andamento a formare un CUORE per poi unirsi strettamente nelle punte nella zona dell’asse mediano, in asse con la testa del Cherubino. Mentre altre due ali, quelle più piccole sono spigate e quasi fanno capire che si agitano a sventolare. A sua volta  tutta la raffigurazione è racchiusa con una estrema delicatezza e maestria in due grosse VOLUTE, che terminano con il ricciolo in su, mentre nella parte superiore delle stesse volute, all’estremità destra e  sinistra, fanno capolino tre foglie  arricciate ed ancora il lembo esterno ed estremo, sempre delle due volute, arricchite da altri elementi vegetali. La parte alta della MENSOLA, che fa da elemento di coronamento della testa del Cherubino, è formata da cinque belle foglie accostantesi l’una all’altra e terminanti all’estremità con due volute.

I COSTOLONI di immane bellezza sia per la maestria nella esecuzione sia per l’artisticità fanno dell’insieme la pregevolezza  e la raffinatezza barocca della Cappella. Anche per la descrizione dei Costoloni ne prendiamo uno come esempio uguale agli altri tre. Il singolo COSTOLONE origina con tutta la sua potenza e prorompenza dalla Mensola sottostante, già descritta, e via via si inarca fino ad arrivare a convergere alla crociera nel punto di chiave. A vederlo da giù l’impatto visivo e scenografico è molto forte: si ha la sensazione di trovarci difronte ad una trachea fatta da anelli cartilaginei, poi, lentamente, mettendo ben a fuoco la visione e la razionalità, passi all’immagine vegetale di un enorme CULMO, come quello delle graminacee, composto da venti enormi CAULI, uno nell’altro; i primi dieci, quelli che partono dalla base, sono posti a rovescio, gli altri dieci, quelli che arrivano al punto di chiave, sono posti al contrario. Il punto che segna l’inversione reca una fascia a formare un chiasmo che va a legare il caule vegetale. Inoltre si nota una particolarità che forse, a mio avviso, ha rimandi collegati con lo Stemma  Araldico gentilizio, che descriverò più avanti, e cioè il caule sembra formato da quattro foglie e due mezze  poste all’estremità. Ogni singola foglia, del tipo semplice, reca la nervatura centrale dalla quale si dipartono le nervature laterali tra un lembo fogliare e l’altro, naturalmente il tutto molto stilizzato. Però, è una mia opinione, sembra di ravvisare più che la foglia un PIUMA formata dalla rachide centrale e le barbule laterali tanto da conferire una leggiadria alla struttura del Costolone. Ma penso che, forse l’autore, abbia voluto in modo “ambiguo”, nel senso scenografico, rappresentare la FOGLIA e la PIUMA nell’insieme e lasciare all’osservatore la libera interpretazione. Del resto è il secolo, il SETTECENTO, quando nei Teatri più famosi del mondo le rappresentazioni venivano messe in atto con un fastoso barocco sfrenato, con “macchine” scenografiche teatrali, personaggi e grossi pavoni con enormi piume variamente colorate tanto da godere forte carisma e forme di attrazione notevoli.

Passando alle quattro artistiche VELE decorate sempre a stucco prendiamo una come modulo per la descrizione.  La decorazione è simile nelle quattro vele con la sola differenza che la CAPPELLA è a base rettangolare, il due lati stretti, le vele e, quindi, la decorazione è  più contratta rispetto ai lati più lunghi le stesse sono più dilatate. Abbiamo detto del MODULO a sua volta è bipartito in modo simmetrico  sia li lato destro che quello di sinistra. All’angolo del Costolone , nella porzione che coincide con il nastro, a forma di chiasmo, originano tre lunghe foglie strette con profonda solcatura che vanno a riprodurre la nervatura centrale, anche se le interpreto come PIUME o PENNE che vanno slanciate a  lambire la base di una grossa voluta o girale fogliare che si avvolge, a sua volta, verso l’interno in modo perfetto intorno ad un bottone fiorale centrale. Il suddetto GIRALE  reca in modo sovraccarico altri piccoli girali che originano  sia sul margine esterno che su quello interno in modo da scandire nelle distanze, quelle più lontane tra loro, le prime, quelle più serrate all’interno. Sempre restando al suddetto modulo le due parti simmetriche sono legate tra di loro da una larga fascia o nastro, alquanto movimentato nella zona dove i due girali sono quasi finitimi. Ogni grosso girale è perimetrato da un ampio nastro a formare un triangolo dove nell’interno ospita ogni singolo girale. I vertici degli otto triangoli si avvicinano a lambire l’enorme BOTTONE  FIORALE posto nel punto di CHIAVE  della CROCIERA.

Non è da meno la decorazione che perimetra nei tre lati la cavità che ospita la monumentale TELA. Sei grossi e gonfi GIRALI, posti per lato, lambendo i costoloni, procedono a seguire come festoni vegetali: partono dalla base con il girale più grande, lambendo i costoloni, espanso e gonfio, man mano, fino a degradare di volume e di ampiezza a toccare la parte più alta per raccordarsi con la parte di coronamento formata da un festone composto da due grossi girali molto allungati congiungendosi nella zona di mezzeria con un caule che termina alla sommità con un bottone fiorale in posizione frontale. Tutta la decorazione sia di coronamento che dei due laterali fanno si da conferire nell’insieme fastosità e ridondanza.

Purtroppo non abbiamo nessun riferimento  riguardo alla CORNICE della Tela che probabilmente doveva essere, sempre in stile barocco, realizzata in legno e stucco dorato molto ampia e finitima alle decorazioni a stucco bianco. Particolari: ci è sembrato di scorgere pochissime tracce superstiti di colore azzurro scuro,  tra i girali e le volute, colore che si armonizzava molto bene con lo stucco bianco; il primo girale della cornice, sia di destra che di sinistra risultano un po’ rovinati; anche le quattro mensole solo alcune sono rimaste alquanto integre. Nel tempo certamente ci saranno state, cadute di stucco e quindi restauri maldestri con rifacimenti molto raffazzonati. Ma comunque nonostante ciò, la bellezza dell’”apparato” artistico in stucco bianco non viene inficiata, anzi porta il “carico” del tempo, secoli di permanenza e di storia.

   TELA DELLA DEPOSIZIONE O DELLA PIETA’ (sec. XVI)

La porzione frontale, della Cappella, si manifesta con una monumentale TELA della PIETA’ o della DEPOSIZIONE (sec. XVI) . La TELA posta nella nicchia, priva di cornice , risulta alquanto  riparata da strappi e lacerazioni. Non è stata restaurata.

La monumentale Tela reca dipinti ben undici personaggi: il CRISTO deposto dalla Croce, Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo sacerdote, San Giovanni apostolo ed evangelista, Maria la Madre di Gesù, Maria di Cleofe, Maria Maddalena, un altro santo, il centurione a cavallo e i due ladroni. In alto, per chi guarda, a sinistra il ladrone crocifisso che guarda la Croce invocando il Cristo; a destra il ladrone crocifisso con la testa in giù che non ha chiesto il perdono a Cristo. Davanti la Croce il Cristo deposto con il capo in abbandono chinato a destra e il corpo che poggia sulle ginocchia della Vergine Maria sua Madre seduta ed affrante dal dolore con il capo chinato a sinistra e con la mano destra sfiora la spalla del Cristo; dietro loro in posizione retta, sempre sulla sinistra per chi guarda la Croce, Giuseppe d’Arimatea, barbuto e capo scoperto che regge tra le mani le tenaglie e i chiodi; a fianco il sacerdote Nicodemo con il copricapo sontuoso che regge il martello. Seguono  San Giovanni apostolo ed evangelista, inginocchiato, proteso verso la testa del Cristo e con la mano destra tiene sollevato il braccio; Maria  di Magdala (penso sia lei) regge con la mano sinistra la mano, del tutto abbandonata con le dita prive di vita del Cristo; Maria di Cleofe reca le mani giunte nell’atto di pregare . Sul lato destro della Croce il centurione con elmo e a cavallo regge con il braccio teso e la mano serrata il bastone del comando;  segue un altro personaggio, un santo, in posizione eretta, coperto da un grande e vistoso mantello legato sul petto e nasconde il volto  con la mano destra nell’atto di piangere per il dolore provocato dalla visione drammatica che gli si presenta. Le tre Marie, San Giovanni e l’altro Santo recano l’aureola. Ma ora lasciamo al Prof. Salvatore Delvecchio la trattazione artistica della Tela: “[…]Sfuggita ai restauri delle TELE della chiesa, avvenuti nell’anno 1972, è la sola che si presenta lacerata, maltenuta, non pulita. Ma una tela non è propriamente spettacolo per cui, anche se così malconcia, poiché offre una completa lettura di sé, può essere, come lo è, un oggetto prezioso da considerare. Nei suoi circa 15 mq. Di superficie ci presente, in uno spazio che si spalanca a sinistra e a destra con due gruppi di figure e si apre verso l’alto con i due ladroni crocifissi, il Cristo Deposto compianto dalle Marie e dal S. Giovanni. Si tratta di una lamentazione degli artisti elaborata nei secoli a voci spiegate oppure trattenute, fondamentalmente interpretata in due maniere: una corale, l’altra mutamente dialogante. Quella corale chiama alla partecipazione del dolore tutta la Natura e l’Umanità; la dialogante invece intesse, silenzioso, il rapporto drammatico tra Madre e Figlio. Della prima concezione è stato Giotto l’interprete più alto; della seconda Michelangelo. La nostra Tela fa parte della versione corale, quella tardo-rinascimentale. E’ una messa in scena, in atto unico, nel tempo e in uno spazio fastosi, adeguato contrappunto, presentata  da una dozzina di personaggi. Disposti ad U, per accentuare la gravità centrale in basso, l’artista mostra chiare riminescenze umanistico-rinascimentali con chiari riferimenti ai modi leonardeschi e michelangioleschi. La forza compositiva dell’insieme ci induce a pensare di trovarci alla presenza di un buon Maestro e quindi di buon gusto nella committenza. Notevole infine la colorazione gustosissima, a tinte sapientemente distribuite. Queste spengono in parte l’asprezza del dramma perché lo avvolgono in una tonalità prevalentemente calda, che è invito alla malinconia anziché allo stupore. Il Centro Storico di Cerignola è anche questo” (2). Manca l’ALTARE ma siamo a conoscenza che sino al 1840 era presente ed, infatti, in una descrizione della Chiesa, l’autore del documento elencando le diverse Cappelle  con brevissima descrizione ci riferisce che: “[…] e la 3. a Santa Maria della Pietà, con Altare di tufo rivestito con antico stucco fregiato […]” (3).

Risulta interessante quanto Don Tommaso Dente scrive , appena insediatosi come Parroco della Chiesa di San Francesco d’Assi (Chiesa Madre) nel 1950, sulla Cappella e sulla Tela: “[…]… e il recupero di una cappella. A fianco della cappella della Sacra Famiglia, con un accesso che era poco più che l’orifizio di una tana, c’era … un vecchio ripostiglio. L’avevo naturalmente esaminato già da tempo e mi ero subito reso conto che doveva trattarsi di una vecchia cappella! Ripulita di quanto ospitava di muffa e di sudicio, aspettai con pazienza la prima occasione per rimetterla in onore. L’occasione mi si presentava ora nella cornice dei restauri in corso. Pensai di destinare quello spazio ad uso di “vestibolo” così da disporre di una dèpandance della sacrestia nelle immediate vicinanze del presbiterio maggiore. Tale adattamento avrebbe consentito di evitare i camminamenti  tortuosi che portavano dalla lontana sagrestia all’altare maggiore. Dotai l’ambiente di un duplice dignitoso accesso, uno dalla cappella della Sacra Famiglia e l’altro dalla navata maggiore e feci procedere al restauro del piccolo ambiente. La ripulitura mise in luce i pregevoli fregi in stucco di una bella volta a crociera e il riquadro che presumibilmente ospitava  la tela della Desolata. Riferirò, senza alcuna intenzione di chiamare in causa chicchessia, che quella tela l’avevo ritrovata, a qualche settimana dal mio ingresso in parrocchia, stesa per terra e quasi completamente coperta da numerose e polverose suppellettili in … un altro ripostiglio, ossia nel vasto e malconcio ambiente che una volta era stato il coro dei canonici ! Confiderò con rossore che, ignaro di quella presenza, nei primi miei passi esplorativi dei singoli ambienti della chiesa, su quella tela (quasi del tutto invisibile) si erano posate anche le mie scarpe ! Ma torniamo alla cappella Caracciolo. Sotto i vecchi intonaci della navata, in corrispondenza di quell’ambiente-ripostiglio, si intuiva un arco a sesto acuto: era inglobato all’interno di una “tompagnatura” che a sua volta chiudeva una campata a tutto sesto. Demolito quel muro posticcio, che serviva solo ad isolare un ambiente e dunque a sottrarlo ad una fruizione liturgica, con lieta sorpresa ci si imbattè in due pilastri di pietra (uno dei quali ospitava una lapide mutilata che rimanda alla famiglia Caracciolo), sui quali era impostata le pregevole volta a crociera già menzionata. Riordinato e … disinfetto il tutto, si potè procedere all’utilizzazione della ex cappella. Su un muro si ricavò un finestrone per attingere luce da un ambiente attiguo (adattato a “servizio” in quanto aveva una provvidenziale finestra che dava proprio sul cortile … abusivo), su un altro muro fu ripristinato l’incavo che ospitava il grande quadro della Deposizione (che fu ricollocato al suo posto originario), e sugli altri due muri furono praticate le aperture che davano una sulla navata in prossimità del presbiterio e l’altro sulla cappella della Sacra Famiglia. Arredata con il banco della vestizione, e con quant’altro occorreva in fatto di suppellettili liturgiche, l’ex cappella divenne l’attuale utilissimo vestibolo. Ma dell’intero cantiere tentiamo di dare un bilancio consuntivo […]” (4). Il vano-ripostiglio di cui parla Don Tommaso Dente e che corrisponde alla Cappella, veniva utilizzato, prima di lui, da sempre, come deposito delle sedie di paglia, quelle rotte e malmesse.

L’ ISCRIZIONE 

“D(EO)  O(PTIMO)  M(AXIMO)  /  SACELLUM . HOC  DIVINAE . PIETATI.  DICATUM  /  DONATUS . NOVELLA . CERINOLANUS  / SIBI . SUISQUE . PROSPICIENS / FAMILIARI .  BENEFICIO . COSTITUTO / ORNAVIT . INSTRUXIT . DOTAVIT / ANNO . D(OMI)NI M.D.CCXLIII.” (A Dio Ottimo Massimo, questo sacello, dedicato alla divina Pietà, Donato Novella Cerignolano, per sé e per i suoi (familiari) pensando, costituito un beneficio  familiare, adornò, ristrutturò, dotò nell’anno del Signore 1743) (5). La iscrizione è incisa su pietra di Trani,  murata come piattabanda (una soluzione molto infelice per la non immediata visibilità) dell’ex ingresso che metteva in comunicazione la sacrestia con la Cappella del SS.mo Sacramento. Originariamente l’iscrizione doveva trovarsi murata nella Cappella della quale  è oggetto di trattazione. La incisione è di ottima qualità. Un particolare la S di SACELLUM risulta incisa sulla modanatura che perimetra la stessa iscrizione. Le misure: bxh cm. 80 x cm. 50; h. delle lettere, il 1° rigo cm. 6, gli altri cm. 3. Le misure le ho effettuate il 26.11.1982.  La ISCRIZIONE mi fu segnalata dall’allora Parroco, Don Tommaso Dente, in un mio sopralluogo, effettuato il 3.8.1973 nella Chiesa Madre. Volle quel giorno indicarmi e farmi vedere, per fotografarla, l’iscrizione a me sfuggita perché  murata, nel lontano passato, in una posizione che difficilmente poteva essere individuata. Infatti mi portò nella seconda stanza, che era l’antica SALA CAPITOLARE, e mi faceva  vedere la iscrizione murata sotto l’architrave della porticina che dava nella Cappella del SS.mo Sacramento (Cappella del Presepio) sul lato destro. Oggi, nei restauri effettuati negli anni ’80, è possibile leggerla comodamente tramite la collocazione di uno specchio posizionato obliquamente.

LO  STEMMA

Lo STEMMA della Famiglia NOVELLI è realizzato in un monolite di pietra di Trani. La parte sommitale raffigura un grosso CIMIERO con ELMO di profilo e con SVOLAZZI laterali. Rigorosamente in stile barocco, lo Stemma reca scolpite VOLUTE a destra e a sinistra, più grandi, in basso sempre a destra e a sinistra più piccole a lambire lo SCUDO a tutto campo con le rappresentazioni consistenti al centro di un ALBERO SRADICATO che simboleggia la CONCORDIA. L’albero sradicato con foglie e FRUTTATO sulla CAMPAGNA.  Ci sembra di individuare come albero o quello del MELO o del SUSINO tutti e due con frutti. Poggiato sull’albero un uccello che becca il frutto (potrebbe ravvisarsi la CALANDRA che simboleggia la PIETA’). Lo Stemma si trovava nella Cappella NOVELLI  e tanto ci viene confermato in un documento del 1840: “[…]Finalmente nella parete a mano dritta della Madonna della Pieta’ si vede effigiata una grossa pietra di travertino un albero, con rami protratti con un uccello beccante, emplema della famiglia antica Novelli […]” (6). Lo Stemma, mi diceva Don Tommaso Dente, sempre nel mio sopralluogo effettuato il 3.8.1973,  era collocato nella suddetta Cappella affisso alla parete in direzione della sottostante sepoltura (riferita a quella del 1498 con lastra litica che raffigura un Arciprete Nullius), lo fece rimuovere ed io l’ho fotografato, all’esterno della Cappella del SS.mo Crocifisso, dove era stato collocato a terra momentaneamente. Infatti era rimasto per tanti anni in quella posizione. Oggi è stato sistemato nel locale sottostante il presbiterio, con altri reperti litici a costituire un piccolo Museo della Chiesa Madre.

Abbiamo motivo di credere, tanto viene desunto dai documenti, che la CAPPELLA della PIETA’ era sede dell’ANTICO MONTE DI PIETA’ fondato dall’ARCIPRETE NULLIUS D. LEONARDO DE LEO nel 1578. A tale riguardo il Dott. Giuseppe Fiantanese scrive: “[…]Un impulso notevole alla creazione delle confraternite fu dato dal pontefice Gregorio XIII soprattutto in occasione dell’anno giubilare 1575. Il pontefice raccomandò soprattutto la creazione nelle diocesi di confraternite del Santissimo Sacramento. L’importanza sociale ed economica delle confraternite nel secolo XVI fu notevole ed altrettanto fu il loro contributo alla riforma della Chiesa postconciliare…Proprio l’esistenza di un monte che con i suoi fondi permetteva il mantenimento dell’ospedale, e l’esistenza nella chiesa di S. Pietro di una cappella del Corpo di Cristo dove quotidianamente si celebravano messe e spesso riunioni, permette di supporre a Cerignola nel XVI secolo l’esistenza di una confraternita del Santissino Sacramento che tra i suoi membri comprendeva oltre ad alcuni capitolari anche alcuni degli stessi rappresentanti dell’Università[…]”. Fiantanese prosegue ancora: “[…]I Gesuiti ebbero invece il merito di fondare un’altra confraternita: quella del Gesù…Questa congregazione laicale, secondo quanto è attestato da un antico documento dell’epoca, fu istituita dai Padri Gesuiti prima della  loro partenza da Cerignola e si situò nella stessa chiesa da loro lasciata. Essa era composta dai più facoltosi cittadini di Cerignola, i quali con i loro contributi fondarono un monte di pietà…Al monte di pietà fondato dalla confraternita del Gesù preesisteva il monte costituito per merito dell’arciprete de Leo, secondo quanto risulta da un documento del 1578. I fondi di dotazione di quest’ultimo (3.000 ducati) furono per lo più impiegati per il mantenimento dell’ospedale e dunque per l’assistenza degli ammalati…Il monte della chiesa del Gesù provvedeva, invece, all’assistenza dei poveri e probabilmente al maritaggio di zitelle orfane. Anche a merito dell’arciprete de Leo si annovera l’antico ospedale sito in via S. Sofia e posto sotto il titolo della Pietà […]” (7). Aggiungiamo che i Padri Gesuiti furono invitati a Cerignola ad aprire un loro Collegio dalla Contessa Anna de Mendoza, moglie del conte Carlo Caracciolo, feudatario di Cerignola. Arrivarono i Gesuiti nel 1578 con il primo responsabile della comunità, P. Girolamo Suriano (8), abitando per i primi tempi nel Castello, residenza dei coniugi Caracciolo. Poi acquistarono una casa al Largo Forno Vecchio n. 20 sempre nella Terra Vecchia (9). Lasciarono Cerignola per trasferirsi a Barletta nel 1592 (10).  Pensiamo che il CRISTOGRAMMA: “I H S” riportato più avanti e Simbolo dei Gesuiti, anche se in un modo molto semplice nella raffigurazione, dipinto nella Cappella della Pietà della Chiesa Madre, stia ad indicare che probabilmente per un certo periodo, prima di costruire la Chiesa (del Purgatorio) e portarla termine, gli stessi celebrarono le Sante Messe proprio in questa Cappella della Pietà.

Ma della esistenza della CAPPELLA della PIETA’ nella Chiesa Madre, nel XVI secolo, abbiamo la certezza perché tanto viene ricavato dalla Visita Apostolica che il Vescovo di Melfi e Rapolla, Mons. Gaspare Cenci    effettuò, nel 1580 il 12 luglio e il 17 novembre, nella nostra Arcipretura Nullius. Una VISITA a “tappeto”. Fu molto dura ma necessaria per tutti: la CHIESA tutta fu sottoposta a “radiografia”: dagli uomini di Chiesa alle confraternite, dalle chiese urbane a quelle extraurbane… Con leggi ed imposizioni molto dure,  Mons.  Gaspare Cenci  riuscì a  ristabilire l’ordine. Per la vista effettuata alla Chiesa Madre, il Prof. Roberto Cipriani trascrive dal documento in latino, quanto ci interessa: “[…] Si venne in seguito al fonte battesimale, che trovandosi ora posto a destra di chi entra, a metà della navata, per questo fu ingiunto agli stessi, sotto la medesima pena da applicarsi allo stesso modo, che entro un anno dovessero trasferire detto fonte alla cappella chiamata lo monte della pietà, la quale sta alla sinistra di chi entra […]” (11).

A riprova di ciò, nell’Elenco dei Defunti Benefattori della Chiesa Maggiore di San Pietro Apostolo, fatto redigere dall’Arciprete Nullius d. Giovanni Giacomo de Martinis nel 1593, viene riportato: Die Veneris – 62 M(iss)a P(er) Benefattorib(us) Montis Pietatis(12).

      LA FAMIGLIA NOVELLI

Le più antiche notizie sulla presenza della Famiglia Novella o de Novella si ricavano dall’Elenco dei Defunti Benefattori, già citato (13): “Messae decendae semel in Mense”- 69. M(iss)a p(ro) Novella de Novella (per) questa si dicono due messe il mese, 72. M(issa) p(ro) Penta de Novella; Missae dicendae semel in Mense /  in altare Privilegiato – 6. M(iss)a p(ro) Bernardino  de Novella; Mense Februarij – 25. Novella de Novella”. Successivamente nel Primo volume dei Matrimoni (sposaglie o affidaglie) oltre ai battesimi  (14), anticamente nella CHIESA MADRE. Questo è l’atto di un matrimonio: “Ap(ri)le (15)71 à di 29 – Mario de Sciorscio co(n) laura de novella sono sposati p(er) D(onno) tullio de tullio”. Seguono fino al 1591 altri tre e sono: “Anno 1580 febraro à di 6 Gio(vanni) Angelo bufo co(n) Lucia de novella sono sposati p(er) D(onno) tullio de tullio”; l’altro: “eadie (1586 Ge(n)naro à 25) Horatio Novella et Silvia Caccaba sono stati sposati p(er) D(onno) donato fontana”; l’ultimo “Adi 14 detto (Novembro 1591) Oratio gior(da)no et Novella de Novella sono stati sposati p(er) d(onno) gio(vanni) lonardo baccaro”. Ancora nel 1602 il 27 gennaio 1602 “Lucrezia Ricciardus con Battista Novella affidati per D. Geronimo novella presente il Sig. arciprete de Martinis Hettore Caracciolo e il Notaio Lattanzio Sarni”. Il nome del sacerdote Girolamo Novelli lo troveremo nell’amministrare ancora altri matrimoni e poi sarà anche Arciprete Nullius come vedremo più aventi. Ma torniamo al ‘500 dove nel volume dei Battesimi registriamo altre informazioni utilissime: il 24 gennaio 1573 viene battezzato Antonio figlio di Pasquale “de Mottola”, lo battezza D. “Tullio lo Compare”, fa da padrino “Bernardino Novella”; il 29 luglio del 1576 viene battezzato Giovanni Battista figlio di “ber(ardi)no novella”, lo battezza D. Pietro Giacomo de Salvo, il compare fu il Notaio Leone Sarno di Morra; il 29 agosto dello stesso anno si battezza Camilla figlia di Berardino Ciero, Berardino Novella fa da compare; il 10 settembre viene battezzata “geronima figlia del magnifico stefano fasano”, il compare fu “berardino novella”; il 31 settembre del 1576 Berardino Novella fece da compare al battesimo di Giovanni Geronimo figlio di “geronimo Scaramella”; il 20 gennaio del 1577 Berardino Novella fa da compare al battesimo di Vittoria figlia di “Aloyso de Andria”; il 4 luglio del 1578 “oratio de novella” fa da compare al battesimo di Laura figlia di Bartolomeo Curciato; il 15 luglio “Se Battizo gio(vanni) Camillo figlio de ber(ardi)no novella, lo battizo D(onno) fran(cis)co fer(andi)na lo Compar(e) fo ger(ola)mo Scharamella”;  il 9 novembre del 1579  “oratio di Novella” fa il compare al battesimo di Vittoria figlia di “Camillo piccolo”; il 16 settembre del 1582 sempre “oratio de Novella” fa da compare al battesimo di “Colantonio figlio de Chicco fabriano”, lo battezzò “D(onno) fran(cis)co musachio”; il 26 febbraio del 1584 “ber(ardi)no novella” fa da compare al bettesimo di Antonia figlia “de Ger(oni)mo Scaramella”; il 7 novembre del 1593 “Gio(vanni) Ang(e)lo figlio de oratio novella fo battizato p(er) l’abbato pietro ant(oni)o Tullio: il c(om)pare fo Gio(vanni maria Scaramella”. Parecchie sono le personalità che vengono riportati sui “registri”, sono cittadini  facoltosi che ricoprono  incarichi prestigiosi sia civili che ecclesiastici.

Lo storico Can. Luigi Conte riporta nella sua pubblicazione (15) una scheda molto scarna di notizie sull’ Arciprete Nullius Girolamo de Novella: “  -1622  –  GIROLAMO DE NOVELLA  – Girolamo de Novella, da Sacerdote Capitolare fu creato Arciprete Nullius; ma dopo undici anni di savio governo cessò di vivere. Non abbiamo notizie di questo Arciprete, tranne quanto si è accennato”.

Abbiamo altri documenti del XVII secolo che ci parlano di esponenti della Famiglia Novelli già incontrati nel precedenti documenti del ‘500. Negli Atti notarili del Notaio cerignolano  “Giantomaso Antonelli” depositati presso l’ARCHIVIO DI STATO DI LUCERA, troviamo due atti del 1633 che ci parlano di personaggi della Famiglia Novelli: il primo redatto a Cerignola il 15 settembre 1633 dove i “Contraenti: Tomaso e berardino novella, Francesco Pignatelli. Regesto dell’atto: Tomaso e Berardino novella vendono a Francesco Pignatelli, duca di Bisaccia, una vigna, sita in contrada detta “S. Maria delli Manzi”, e un a casa, confinante con la casa di Vincenzo Gisolfi, per 9 ducati annuali, fino al raggiungimento del prezzo stabilito di 100 ducati. Cioè fino ad Agosto 1634. Sulle proprietà messe in vendita, gravava un riservato di 5 ducati a favore dell’Ospedale e della Chiesa di S. Pietro”; il secondo sempre redatto a Cerignola il 26 Dicembre 1633 dove i “Contraenti: Cornelia Baccaro e Giovanna Cibelli. Regesto dell’atto: Cornelia Baccaro, vedova dei Giulio Colangilo, in sieme con i figli Francesco Paolo, Francesco Antonipo e Leonardo Colangilo, vende a Giovanna Cibelli, moglie di Giuseppe Novella, una versura e un terzo di territrorio, sito in contrada “alla terra di Conella”, per il prezzo di 30 ducati” (16).

Ma andiamo avanti: componenti della Famiglia Novelli li troviamo riportati nei Registri dei Defunti (17) inumati nelle varie Chiese a partire dagli inizi del secolo XVIII.

Nella Chiesa del Purgatorio: il 25 aprile 1758 Michele Novella di 63 anni c.; 11 novembre 1763 Rocco Novella, sposo di Isabella Samele di Cerignola, di anni 47 c.; 17 marzo 1770 Sig. Giuseppe Nicola Novelli di anni 48 c.; 25 febbraio 1773 Cecilia Narducci di Foggia di anni 60 c. fu moglie di Giuseppe Nicola Novelli; 27 ottobre 1778 D. Rosa Galanti di Roma moglie del Signor D. Donato Novelli di anni 42 c.

Nella Chiesa del Carmine: 20 settembre 1790 Giovanna Novelli moglie del fu Giuseppe Avantorio ambi di Cerignola; 31 gennaio 1812 Giuseppe Nicola Novelli di anni 28 fu Gaetano e Concetta Guerra; 23  febbraio 1815  Raffaele Novelli di anni 13 figlio di D. Gaetano e Concetta Guerra di Barletta; 20 luglio 1792 la figlia del Magnifico Gaetano Novelli.

Nella Chiesa dell’Assunta: 8 febbraio 1793 il figlio di Domenico Novelli di Cerignola; 17 marzo 1804 Nicola Novella moglie di Carmine Specchio di anni 83; 7 marzo 1816 Michele Novelli di anni 15 figlio di Biagio e Giacoma di Vittorio.   Nella Chiesa di San Domenico: 14 aprile 1756 Santa Novella; 25 luglio 1785 Antonia Novelli vedova di anni 75. Nella Chiesa Madre sicuramente molti componenti dei diversi rami della Famiglia Novelli risultano  inumati. Il 30 marzo 1796 D. Donato Novelli di Cerignola marito di D. Annamaria Lioncavallo di Foggia di anni 50 risulta seppellito nella Collegiata Chiesa di San Pietro. Non è il Donato Novelli della Iscrizione, probabilmente un nipote.

I Riportiamo il 7 agosto 1800 – “D. Agostino Novelli Sacerdote Capitolare octuagesimo solenni pompa tumulatus”.

Attingiamo, poi, dal CATASTO ONCIARIO del 1742 (18). Troviamo la Scheda di tre nuclei familiari: Giuseppe, Michele e Rocco Novella

“CCXXXVIII – Giuseppe Novella Brac(cia)le d’anni 22, Nunzia Poveri’abita co(n) Moglie d’anni 16. Testa duc(ati) 1. Industria onc(e) 12. Abita nella Casa dell’Ill(ust)re Possessore pagandone di fitto d(ucat)i trè, e gr(ana) cinqua(n)ta.”

“CCCII – Michele Novella Brac(cia)le d’anni 49, Francesca d’Alesandro Moglie d’anni 46, Nicola figlia d’anni 12 Brac(cia)le anni 12, Santo figlio Brac(cia)le d’anni 14. Testa du(cat)i 1. Industria di  Michele onc(e) 12., Industrie di Nicola onc(e) 6, Industrie di Santo onc(e) 6. – Sono in tutto  onc(e) 24. Abita nella Casa d’Antonio Matera pagandone di fitto  d(ucat)i otto. Possiede una mettà di Casa sita nella Strada di S. Sofia, attaccata à quella dell’Ill(ustr)e B(aro)ne atteso l’altra mettà spetta à Giuseppe de Santis affittata à Giuseppe Tomaso Russo p(er) du(cat)i trè, e gr(ana) cinquanta di sua rata dU8cat)i uno, e gr(rana) settentacinque, che dedottone il quarto, so(no) trenta sette, e mezzo al Rev(eren)do Capitolo p(er) sua rata d(e)l fondo , l’altro si compensa p(er) la sua abitazione. Possiede una Giumenta di fatiga, stimata rendita d(ucat)i due, e gr(ana) sessanta, che sono onc(e) 4. 10 – Sono in tutto onc(e) 28.10.”

“LXVIII Donato Novella Massaro di Campo d’anni 56 vedovo, D(on) Salvatore figlio Sacerdote d’anni 30, Giuseppe Nicola figlio va’ alla scuola d’anni 16, Agostino figlio alla scuola d’anni 12, Antonia Caterina Serva d’anni 45; Testa duc(ati) 1, Industrie onc(e) 14.  Abita in Casa propria consistente in diversi Membri sita avanti il Castello Ducale, attaccata con quella di Leonardo Traverso, inclusavi anche per sua abitazione, un’altra Casa dal mede(si)mo cenzuata da questo Rev(eren)do Capitolo attaccata alla sua per cui …Lannuo Canone di d(ucat)i due. Tiene in afitto  dal mag(nifico) Prospero Bruni uso di Stalla un sottano sito avanti il Castello di sotto la Casa del Rev(eren)do Capitolo pagandone ogn’anno d’affitto d(ucati) otto. Possiede una Vigna, vitata, ed alborata di capacità di Vigne num(er)o dodeci, cioè dieci piene, e due vacue site nel Luogo detto Candeto, confinante con quelle del Rev(eren)do D(o)n Giovanni Campo, e Primerio de Martinis, stimate di rendita ogn’anno per d(ucat)i sei che sono onc(e) 20. Possiede un’Ortale di terre seminatoriali che presentem(e)nte si trova piantato di Vite novelle di Capacità di vers(ure) quattro, e ¾ , sita nell’anzidetto Luogo, attaccato alla sud(dett)a Vigna, stimata di rendita per d(ucat)i quattro, e grana settante III e sono onc(e) 15: 25. Possiede un ‘Ortale Seminatorio di capacità di vers(ure) otto in circa, sito nel Luogo detto Vicino Puzzo Maggiore, confina con Ortale d’Antonio Gallo, stimato di rendita ogn’anno di d(ucat)i otto, e grana cinquanta  che formano onc(e) 28. 10. Possiede il num(er)o otto Bovi per servizio di Massaria, stimati di rendita per annui d(ocat)i  venti sono  onc(e) 33. 10. Possiede due Giomente di razza per usa d(e)lla Massaria stimate di rendita per doc(at)i due, sono onc(e) 8. 10. – 114. 25 – Possiede un’altra Giumenta p(er) uso pro(pi)o e tiene in affitto dal Mag(nifi)co Antonio Matera una Cantina per servizio della sua vigna sita in mezzo al piano pagandone d’affitto ogn’anno d(ocat)i quattordeci. Tiene in affitto dall’ Ill(ustr)e Barone un’ortale in S. Maria d(e)lli Manzi per pascolo de Bovi , pagandone ogn’anno  d(ocat)i cinque, e grana venti . Dippiù tiene in affitto p(er) d(dett)a Causa un altr’ ortale d(e)l V(enerabi)le Conservatorio sito nell’anzidetto Luogo, pagandone d’affitto d(ocat)i sei. Un altro ortale per la Causa tiene in affitto dal Mag(nific)o Primiero e Martinis  sito nel Luogo detto Candeto d’un quarto di vers(urura) pagandone ogn’anno carlini cinque” .   

“D(o)n Salvadore Novella Sacerd(ot)e Cap(itolar)e d’anni 29. Abita in Casa di suo Padre Donato. Possiede ad titulo Patrimony un Capi(tale) di d(ocat)i 800 sopra tutti li beni di d(ett)o suo Padre, e ne percepisce annui d(ocat)i 24. Giusta  la rend(it) Diocesana.” – Catasto Onciario.”

Dall’APPREZZO del 1758 ricaviamo che tra le “Case” facenti parte de “li Corpi Burgensatici”: “[…]Nella strada dell’Ospedale vi è un altro basso, ove prima vi era stanza sopra, che poi fu rovinata da Tremuoti, e confina con detta strada, con l’altra Casa descritta, e con Michele Novello. E’ il medesimo coverto a tetto a due ali, tiene il pavimento di mattoni.focolaro, e fenestrino a lume verso la strada. Vedesi il medesimo nuovamente rifatto in parte di esso.  E consideratosi, quanto ne precedenti corpi si è detto, si valuta, franco, e libero, ut supra, per docati ottanta […]” (19).

Ultimiamo la ricerca annoverando tre componenti della Famiglia Novelli facenti parte di due importanti Confraternite laicali nel ‘700: nella CONFRATERNITA  di MARIA  SANTISSIMA ASSUNTA IN CIELO tra i firmatari per la richiesta del REGIO ASSENSO nel 1749 vi è ROCCO NOVELLA; nella CONFRATERNITA DELLA MORTE tra i firmatari per la richiesta del REGIO ASSENSO nel 1754 vi sono: ROCCO NOVELLA e MICHELE NOVELLA (20). Appartenere ad una CONFRATERNITA laicale significava occupare un “posto” in società.

Questo intervento contribuisce ad arricchire la ricerca storico – documentale sul nostro Territorio, pubblicando molte notizie inedite con rigore scientifico, che, senza dubbio, potranno richiamare, ancora una volta, l’interesse verso un monumento “simbolo” della nostra Città, la Chiesa Madre ed il Borgo medievale “Terra Vecchia”

Bibliografia e Note

  1. – Si ringrazia la ssa Giustina Specchio per la trascrizione e la traduzione del testo in latino.
  2. La TELA della DESOLATA (sec. XVI) è stata analizzata, per la prima volta, artisticamente da SALVATORE DELVECCHIO, Antichità storiche della nostra Chiesa Madre – Dinanzi ad una Tela, da “LA CICOGNA” – Quindicinale di vita cerignolana, Anno IV – N° 15 – 5 aprile 1982, p. 5, articolo riproposto sul nostro sito web l’11 dicembre 2016.
  3. – Le notizie sono tratte da unaMemoria a stampa di cui mancano le copertine con fogli iniziali e terminali: è una relazione pubblicata in seguito ad una controversia suscitata da  Francesco IavaroneVescovo delle Diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola, con il Capitolo Cattedrale di Cerignola. Il documento è conservato nell’Archivio Capitolare di Cerignola; noi ne conserviamo le fotocopie dateci, sin dal 1974, da Don Antonio Occhionegrelli, all’epoca Cancelliere della Curia Vescovile di Cerignola. Non conosciamo né il luogo della stampa né la data: si possono comunque ipotizzare Cerignola e 1840, p. 31.
  4. TOMMASO DENTE, Il quasi Diario di un quasi Restauro – Trent’anni di “passione”- Per Chiesa Madre…e dintorni, Foggia, 1992, pp. 43-44. Don TOMMASO DENTE (*Cerignola 2-2-1923 +Cerignola 13.7.2015).
  5. – Si ringrazia la ssa Giustina Specchio per la trascrizione e la traduzione del testo in latino.
  6. – Le notizie sono tratte da una “Memoria”…, cit., p.34.
  7. GIUSEPPE FIANTANESE, Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa a Cerignola nella seconda metà del cinquecento, Bari, 1976. Il lavoro citato è la tesi di Laurea del Giuseppe Fiantanese discussa nel giorno della sua Laurea presso il Palazzo Ateneo all’Università degli Studi di Bari. Lo stesso Autore, mi fu presentato dall’amico comune Prof. Roberto Cipriani e volle farmi dono, di una copia in originale dattiloscritta, in segno di gratitudine, per la mia collaborazione e per essermi messo a disposizione nell’offrire le mie ricerche storiche sulla Chiesa Madre.

(8-9-10) – Per i Padri Gesuiti a Cerignola si veda MATTEO STUPPIELLO, La Chiesa del Purgatorio, Foggia, 1987 – Centro di Servizio e Programmazione  Culturale Regionale – Cerignola, pp. 21-32; inoltre MATTEO STUPPIELLO, La realtà confraternale a Cerignola (secc. XVI-XX), in AA.VV., Le confraternite pugliesi in età moderna 2, a cura di LIANA BERTOLDI LENOCIAtti del seminario internazionale di studi 27-28-29 Aprile 1989 – Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia , Fasano di Brindisi, 1990. Per l’Ospedale Civile fondato dall’Arciprete Nullius Leonardo de Leo si veda: MATTEO STUPPIELLO, Esempi di devozione sabiniana a Cerignola – Foggia, in AA.VV., San Sabino – uomo di dialogo e di pace tra Oriente ed Occidente – Anno Domini 2002 – Atti del Convegno di Studi in occasione del XII Centenario della translazione del corpo di San Sabino e per i 900 anni di dedicazione della Chiesa Cattedrale di Canosa – Canosa 26-27-28 ottobre 2001, a cura di LIANA BERTOLDI LENOCI, Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia – Basilica Cattedrale di San Sabino, Trieste, 2002.

(11) – ARCHIVIO SEGRETO VATICANO“Visitatio facta per Ill(ustrissimum) et R(everendissi)mum D.D. / Gasparem Cincium  Romanum U(triusque) I(uris) D(octorem) / Ep(iscupu)um Melphien(sem) et Rapollen(sem) de / Ordine S(anctissi)mi D(omini) N(ostri) D. Gregorij / Divina providentia p.p. / XIIJ in T(er)ra Cirignola / nullius Dioc(aesis)  de’ an(n)o / 1580” – Congr. Conc. Cerignola. Il documento rintracciato dal Prof. Roberto Cipriani mi fu dato in fotocopia per il mio Archivio nel 1974. Inoltre, Roberto mi consegnò una fotocopia della trascrizione in latino dello stesso documento con una annotazione “Lectio a cura di Roberto Cipriani / con la collaborazione di Michele Pafundi 29.XII.1975”. Ancora mi consegna successivamente una ampia nota riassuntiva in italiano che termina alla fine del  testo nel seguente modo “Relazione a cura di Roberto Cipriani, con la collaborazione di Michele Pafundi”. Ed è da questa che abbiamo riportato il brano.

(12-13) – ARCHIVIO SEGRETO VATICANO“Libro delli Benifattori, constitutionis, et / riforme fatte p(er) la Chiesa di San Pietro,  / et Capitolo della Cirignola nello / Arcipretato del R(everensissi)mo S(ign)or D. Gio(vanni) Jacomo / de Martinis Prelato, et Ordinario di Q(u)ella dall’anno della salute 1593 a / dopò successivanent(e) co(n) i nomi / delli dottori morti, e Sacerdoti, diac(o)ni, subd(iaco9ni, et Clerici, benchè morti p(rim)a del suo Arcipr(eta)to” – Coll. ORDINE D.N. 4 del Capitolo di Cerignola. Il documento rintracciato dal Prof. Roberto Cipriani mi è stato dato, in fotocopia, dallo stesso nel 1974.

(14) – ARCHIVIO PARROCCHIA “SAN PIETRO APOSTOLO” – DUOMO TONI – CATTEDRALE – CERIGNOLA – “ARCHIVIO PARROCCHIALE DAL 1569”- Primo Volume dei Battezzati – Matrimoni (“sposaglie o affidaglie” come venivano annotati nel XVI secolo). Si ringrazia il Parroco, Mons. Pio Cialdella, per avermi consentito di consultare i Registri e trascrivere i suddetti documenti nei giorni 1 e 6 gennaio 1985  e autorizzarne la pubblicazione.

(15) – LUIGI CONTE (Sac.), Memorie filologiche sull’antichità della Chiesa di Cerignola preceduta da un breve cenno Storico, Topografico, Genealogico della stessa Città, Napoli, 1857, p. 65.

(16) – FRANCESCO CIRILLO, Per la storia della vita socio-economica di Cerignola nella prima metà del sec. XVII. Il lavoro citato è la Tesi di Laurea dell’amico Prof. Francesco Cirillo, di Cerignola, laureatosi a Bari presso il Palazzo Ateneo, Università degli Studi, nell’anno accademico 1971-1972. L’amico Franco con squisita cortesia mi dette la possibilità di poter trascrivere il suo lavoro e l’autorizzazione a pubblicarne i contenuti.

(17) – ARCHIVIO PARROCCHIA “SAN PIETRO APOSTOLO”…, op. cit., Registri dei Defunti: “LIBRO de’ Morti che / Comincia dall’anno 1713” – “Defunctorum / Liber / 1759” – “Libro de’ Morti / del 1782  fino al / 1801” –  “Liber Infantium Martuorum / a Mense Septembris 1786 incipiens” -“Defunti 1801” – “Il / Libro de’ / Morti / comincia / dall’Anno 1809” – “Libro de’ dell’Anno 1819. Sino / al 1826”.

(18) – ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLIRegia Camera SommariaCatasto Onciario – vol. 7035 – CIRIGNOLA.

(19) – ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI SACRO REGIO CONSIGLIO – Ordinamento Zeni, fas. 84, fascicolo 2 – Costantino Manni (Tavolario) – Apprezzo della Terra di Cerignola, 1758, 78r.

(20) – ARCHIVIO ARCICONFRATERNITA MARIA SS.MA ASSUNTA IN CIELO – da fotocopia dell’originale, autorizzata dal Sig. Giovanni Montingelli, della medesima Confraternita, il 28.06.2003. MATTEO STUPPIELLO, La Chiesa del Purgatorio, op. cit.,  p. 223.

Ringrazio Don Giuseppe Gaeta, Parroco della Chiesa “San Francesco d’Assisi” – Chiesa Madre, per avermi concesso di effettuare fotografie nell’interno dell’antico edificio religioso ed autorizzarne la pubblicazione.

Cerignola, 9 gennaio 2017                                 Matteo Stuppiello

 

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – Stemma della Famiglia Novelli già nella Cappella Novelli – Foto Valerio Calvio – 21.12.2016.

 

 

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – Cappella della Famiglia Novelli – Sulla parete destra la Tela della Vergine Addolorata – Foto Matteo Stuppiello 24.12.1971.

 

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – Cappella della Famiglia Novelli – Particolare della Crociera con le quattro Vele in stucco – Foto Pasquale Russo (Paky) 22.10.2016.

 

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – Cappella della Famiglia Novelli – Particolare della Mensola dalla quale parte il Costolone – Foto Matteo Stuppiello – 21.12.2016.

 

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – Cappella della Famiglia Novelli – Particolare – Foto Matteo Stuppiello – 21.12.2016.

 

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – Cappella della Famiglia Novelli – Particolare del Fregio di stucco che perimetra la nicchia con la Tela- Foto Matteo Stuppiello – 21.12.2016.

 

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – Cappella della Famiglia Novelli – Tela della Deposizione (secc. XVI) – Foto Matteo Stuppiello – 21.12.2016.

 

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – Ex Sala Capitolare – Lapide che indica la Cappella della Pietà (1743) della Famiglia Novelli – Foto Matteo Stuppiello – 21.12.2016.

 

Cerignola – Rione Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – Stemma della Famiglia Novelli nel passato nella Cappella Novelli – Foto Matteo Stuppiello 3.8.1973.