Ricerca, Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali dagli anni 60
 

CENTO ANNI DALLA FONDAZIONE DELLA PARROCCHIA DI SAN GIOACCHINO (CERIGNOLA 1917-2017) – TERZA PARTE

Il benemerito Francesco Cirillo, uomo religiosissimo,  ricco, comprendendo molto bene quale fosse il basso grado della povertà culturale, sociale e spirituale del Rione “Porcile” volle, dopo aver edificato la Chiesa dedicata a S. Gioacchino, dare una nuova denominazione in “Rione S. Gioacchino” restituendo dignità ai residenti, riscattandoli da un lungo retaggio morale negativo,  e volle ancora di più, potenziare la Chiesa con un ulteriore scatto di generosità, facendola elevare a Parrocchia arricchendola con una propria dote. Il 1° Novembre 1917 fu Eretta a Parrocchia con Decreto Vescovile emanato da S.E. Mons. Giovanni Sodo, Vescovo delle Diocesi di Ascoli Satriano e di Cerignola e con successivo Regio Assenso del Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, datato a Roma il 6 Gennaio 1918 (37). Dall’opuscolo “In Memoria di Mons. D. Giovanni Sodo”1930 nel quale viene riportato  l’elogio funebre recitato nella Chiesa del Purgatorio dal Canonico Parroco D. Antonio Giordano (38), a pagina 17 leggiamo, tra i meriti del suddetto Vescovo: “E l’erezione della Parrocchia di S. Gioacchino, la quale è stata una vera provvidenza per quel rione, un tempo covo di elementi sovversivi e bolscevici, non si deve pure allo zelo instancabile di Mons. Sodo , che fra mille difficoltà seppe, con la creazione di una nuova Parrocchia, operare un vero rinnovamento morale in quella plaga  la più abbandonata di Cerignola? ”. Innegabili sono i meriti di Mons. Giovanni Sodo ma leggere i termini “sovversivi e bolscevici”, questi termini ricordo di averli letti e soprattutto sentiti attribuiti ad altri Rioni periferici come: Rione Addolorata, Rione senza Cristo, Rione Posillipo, Rione Cittadella, Rione San Matteo ( Rione Pescariello), Pozzocarrozza… termini di profonda crudeltà perché si contrapponevano ai Rioni del Carmine, dei Cappuccini, dell’Assunta… dove i residenti erano di categoria medio alta: vi abitavano professionisti, commercianti con i loro negozi di vario genere, ma vi abitavano anche ricchi possidenti,  benestanti e facoltosi, e soprattutto ricchi artigiani. I due termini sopra citati, di inaudita negatività erano dettati dallo squallore e dalla miseria in cui i residenti vivevano, e venivano trattati e non meritavano nessuna considerazione se non quella emarginarli dalla società. Erano etichettati dai politici, soprattutto, per creare differenze sociali perennemente tenute in atto per poterle strumentalizzare ai loschi giochi  politici finalizzati al potere. La povera gente che viveva nella miseria reclamava, giustamente, assistenza durante calamità (freddo e neve), pane, lavoro ma soprattutto dignità personale. Agli inizi del ‘900 sappiamo bene le rivolte del popolo per reclamare i propri diritti, quello che gli altri gli negavano, anzi gli veniva sottratto deliberatamente.  Nel 1904, il 16 maggio Giuseppe Di Vittorio aveva 12 anni, si trovò sul Piano delle Fosse granarie: “[…] in mezzo a  un improvviso sciopero generale. Si reclamava un salariato fisso, un orario pattuito di lavoro, insomma una qualche regolamentazione della schiavitù: I braccianti, poi seguiti dalle donne, erano affluiti dalle campagne, e con loro anche Peppino, mentre la cavalleria caricava, stringeva la rèssa, finchè la truppa aprì il fuoco e ci furono […]” (39), ci furono “[…] 4 proletari morti, 40 feriti […]” (40). Tra i morti c’era “[…] un ragazzo di nome Ambrogio che cadde riverso sul selciato. Peppino accorse e potè appena, per meglio comporre il cadavere del ragazzo, togliergli di bocca un pezzo di pane, che Ambrogio stava rosicchiando nel momento in cui la raffica lo raggiungeva. Quella morte di un ragazzo bracciante come lui, fu per Peppino una scossa  e, insieme, una forte acquisizione di consapevolezza. Fu lui, infatti, a commemorare Ambrogio, l’anno successivo, nella sede della Lega dei braccianti di Cerignola […]”  (41). Nella seconda metà dell’800 si era affermata la Massoneria e soprattutto agli inizi del ‘900 Cerignola ebbe la Loggia Massonica (42). La Massoneria imperava nella nostra città, dettava legge; certamente ebbe facile espansione tra le famiglie più abbienti, di sicuro gli affiliati non abitavano nei tuguri o jusi, in baracche o in case precarie. Le loro residenze erano sui palazzi signorili con salotti o saloni arredati per le continue “feste” fatte di divertimenti e pranzi con ricercatissime pietanze. Nella politica, a livello Amministrativo avevano potere decisionale e nulla facevano per i rioni degradati. Anzi loro attingevano proprio da questi rioni le “serve”, i “cocchieri”, le ”lavandaie”, le “nutrici” per allattare i propri figli in tenerissima età e così via. La Massoneria che dava scandalo per la lotta contro la Chiesa, per la morale dissoluta e quant’altro trovò la fiera opposizione del Vescovo Mons. Angelo Struffolini (43), che tuonò con la pubblicazione di Lettere Pastorali.  La Massoneria, gli anticlericali e i socialisti, aizzavano il popolo contro la Chiesa e senza risolvere i veri problemi della povera gente.  Quello che da sempre non facevano gli Amministratori politici lo faceva la Chiesa. Nel Rione Addolorata la omonima Parrocchia con i suoi parroci e sacerdoti lavoravano alacremente: Mons. Francesco Iosca, Mons. Domenico Cantatore proprio nei periodi di sconvolgimenti sociali operarono in prima persona per il bene dei parrocchiani; La Parrocchia di San Domenico, nel Rione Cittadella, con il suo Parroco Mons. Antonio Palladino che nulla trascurò per il riscatto sociale fino all’estremo sacrificio morendo a soli 45 anni. Sullo stesso versante con le stesse finalità, ma operando come laico, fu Giuseppe Di Vittorio. Il Rione Posillipo costruito agli inizi del’900 che iniziava urbanisticamente la sua edificazione, posto subito dopo la Villa Comunale a destra e a sinistra di Via XX Settembre andando verso il Convento. Tutto cambiò con la costruzione del Convento (1934), prima, e della Chiesa dopo (anni’40), ad opera dei Padri Cappuccini. Ma altro Rione quello di Pozzocarrozza era un rione molto degradato, vi erano molte baracche abitative, vi erano recinti con pecore, capre, bovini, cavalli. Gli stessi animali erano tenuti anche in ricoveri molto precari. Carretti parcheggiati fuori che scaricavano fieno, frasche di olivo, paglia, scarti di carciofi, di rape, di cavolfiori ed altro e caricavano enormi quantità di letame. Tutto questo lo ricordo benissimo e molte volte da ragazzo mi fermavo a vedere il passaggio di pecore e capre che da Via Consolare transitavano sul Piano delle Fosse, per poi prendere altre strade per il pascolo. Questa pratica è durata fino agli anni  ’70. Ricordo che scattai delle diapositive a colori a testimonianza del passaggio delle capre sul Piano delle Fosse. Anziani ricordano molto bene tutto questo e ricordano anche che le strade erano in terra battuta. Ma ancora molto prima, nel 1913, altra definizione dispregiativa, anche se corrispondeva alla realtà. Infatti durante le “Feste Patronali” “[…] nell’ampia steppa di Pozzocarrozza e del R. Tratturo abbiamo assistito alle corse ippiche indette dalla locale ed omonima Società ed a quelle ciclistiche indette dal nostro Cir(colo) Giov(vanile) S. Luigi, che già dalle prime edizioni divertirono l’immenso pubblico accorso […]” (44). L’intero articolo è interessante perché riporta i numerosi vincitori con i nomi dei famosi cavalli e i loro proprietari, così per i ciclisti. Ma ci lascia molto rattristati trovare un altro termine crudele che offende la dignità di ogni singolo abitante del Rione Pozzocarrozza. Il termine in oggetto “ampia steppa” da intendersi “geograficamente” parlando per la minima vegetazione e quindi ARIDO o dobbiamo intendere in senso ironico sia l’aridità del terreno o ancora peggio per l’ARIDITA’ d’animo degli abitanti. Certo il termine è messo in corsivo proprio per mettere in risalto il significato peggiore, pensiamo noi.  Don Antonio Palladino, Parroco della Chiesa di San Domenico Confessore, nel 1916 “[…]viene iniziata la preparazione della cappella al S. Cuore. Essa nasce in una modesta casa presa in fitto nel rione così detto di Pozzo Carrozza. Mons. Sodo concede di celebrare la S. Messa ogni domenica giorno festivo e venerdì del mese. Quanto impulso da questa chiesetta alla parte separata del gregge di don Palladino, che  il (essendo troppo lontana dalla chiesa di S. Domenico può finalmente venire nella sua cappellina e così ai bimbi non mancherà il catechismo ! […]” (45). Voglio riportare a proposito dell’azione sociale e spirituale messa in atto del Parroco Antonio Palladino in questo Rione degradato ed ulteriori notizie sulla Cappella del Sacro Cuore; attingo da interessanti  articoli scritti dal nostro concittadino, mio amico, oggi Padre Francesco Ricci dell’Ordine dei Padri Domenicani: “Cerignola nei primi anni del ‘900 si presentava abbastanza signorile ed era in continuo progresso, ma bastava spostarsi un po’ dal centro e andare verso la periferia per vedere in rioni come “Senza Cristo”, “Cittadella”, “Pozzocarrozza” la parte più rozza, ineducata e brutale della città. Questi rioni erano i suburbi più chiusi ad ogni influenza governativa, così staccati dalla città, così uniformi nella loro composizione sociale di carrettieri, di lavandaie, di ortolani, di braccianti; borghi proletari più di ogni altro propaggini estreme della città dove il socialismo trovò nell’ignoranza della gente e nella povertà estrema i suoi principali collaboratori per radicare nell’animo di questa povera gente l’odio verso tutti per i propri fini […]”  (46). Sempre Padre Ricci  “[…] Ma la sua vera attività pastorale iniziò il 10 aprile 1909 da quando, cioè, divenne primo parroco della parrocchia di San Domenico che riuniva i rioni  “Cittadella” e “Pozzocarrozza”… Don Antonio non ebbe vita facile, infatti è bene ricordare che è contemporaneo di Giuseppe Di Vittorio e che il rione “Pozzocarrozza” era la roccaforte del socialismo in quanto abitato da gente che più facilmente degli altri abboccavano ai facili programmi di progresso sociale predicati dai capi socialisti.  Devo anche dire che in questo periodo attentarono per ben due volte alla vita di don Antonio che però vinse sempre opponendo alla violenza la fede […]” (47). Sempre Padre Franco Ricci scrive: “Don Antonio Palladino non poteva sopportare l’idea che nel rione Pozzocarrozza non ci fosse un luogo di preghiera. Il 1916, preso in fitto una casa in via Parini. 3 e la rese il più possibile chiesa, dedicandola al Sacro Cuore. Don Antonio conosceva bene il rione dominato dall’ignoranza in materia religiosa e dalla presenza massiccia di socialisti che proprio in questa fascia della città trovavano le persone disposte a seguirli promettendo loro “fiumi di latte e miele”. Trasformata la casa in chiesa, formò un gruppo permanente per animare la vita religiosa del rione: catechesi ai bambini, visite ai malati, alle famiglie povere, assistenza agli anziani, riservando a sé i casi più difficili e particolari. Il venerdì e la domenica don Antonio si recava a celebrare la S. Messa. Gli inizi furono duri, ma infine la gente trovò amore e cominciò ad affluire alla Chiesa del S. Cuore. I mesi di maggio e giugno venivano celebrati molto solennemente e alla fine si faceva la processione eucaristica per le strade del rione. Se, soltanto, quelle pietre potessero parlare! … Il padre Palladino, con un orizzonte vasto quanto quello del suo cuore, non si limitò alla chiesa del Sacro Cuore[…]”  (48). Senz’altro, vero apostolato. Scrive ancora Padre Ricci: ”Si tacerebbe un fatto importante se continuando a parlare di don Antonio Palladino, delle sue tantissime opere non parlassimo anche dei tanti collaboratori che egli ha avuto e che gli hanno permesso di far tanto…La Chiesetta del “Sacro Cuore” al rione Pozzocarrozza rischiava di aprire una sola volta alla settimana se don Antonio non fosse stato aiutato da un gruppo di giovani che mettevano sottosopra il rione ogni giorno per poi ricominciare all’indomani[…]” (49). Riporto la testimonianza della Sig.ra Lucia Dalessandro (50), classe 1929, nata nel suddetto Rione Pozzocarrozza e residente nello stesso. Il nipote Valerio Calvio, nostro valido socio, ha intervistato la nonna, in data 15 giugno c.a., sulla piccola CAPPELLA del Sacro Cuore e ricorda molto bene essere un ambiente molto piccolo, con l’Altare, due Quadri uno del Sacro Cuore di Gesù e l’altro del Sacro Cuore di Maria, posti sulle pareti, uno a destra l’altro sulla sinistra. Vi era un Confessionale e pochissime sedie. Già da anni il sacro locale è andato demolito. Penso che in onore e a ricordo di questo “piccolo faro” di spiritualità, che emanava luce intensa e diffusa, è sorta, non molto distante, dalla medesima CAPPELLA, la Parrocchia dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, eretta alla fine degli anni ’60 Aggiungo che fino agli inizi degli anni ’70 da sempre nell’ampio Slargo di Pozzocarrozza si svolgeva, il 9 settembre, nell’ambito deli festeggiamenti di Maria SS.ma di Ripalta, Protettrice di Cerignola, una FIERA a carattere agro-pastorale di vasta portata, per il richiamo di venditori di animali, attrezzi per l’agricoltura, provenienti dall’Irpinia soprattutto. Una intensa partecipazione di acquirenti: proprietari terrieri, contadini, pastori, allevatori di animali da cortile e bestiame vario. Prima di chiudere il discorso sulla presenza della CAPPELLA dedicata al SACRO CUORE di GESU’ voluta da Mons. Antonio Palladino mi piace riportare un articolo coevo (1916) pubblicato sul Quindicinale Cattolico “L’APE” (51) : “Cronachetta Sacra – Il mese di Maggio…La mattina del 5 corr. Nel popolatissimo rione di Via Orsini, volgarmente detto Pozzocarrozza, si svolse in una gran casa, trasformata in graziosa cappella una tenerissima funzione a chiusura del mese Mariano ivi praticato da quei buoni popolani, che furono preparati da un triduo predicato dal loro zelantissimo Parroco D. Antonio Palladino. Al mattino vi fu Messa solenne con un numero stragrande di comunioni, esempio rarissimo in quel rione, assai lontano dalla Chiesa Parrocchiale per potere con agio compiere gli atti e le pratiche cristiane. Dopo l’Ave Maria vi fu la recita del santo rosario con il canto di bellissime e devote canzoncine seguite dai Vespri cantati dal Parroco. Sullo spiazzale della Cappelletta si svolse la processione dell’Immagine di Maria portata da giovani contadini e circondata da oltre duemila fedeli, che intrecciavano le lodi sacre alle squillanti note della nostra fanfara “D. Bosco” con squisita gentilezza prestatati per la bella occasione. Al ritorno dell’Immagine nella Cappelletta il Parroco dopo l’offerta dei cuori pronunziò bellissime parole di chiusura entusiasmando tutte quelle buone anime che in un momento si triste della vita, vollero rendere un sentito omaggio filiale a Colei che è loro speranza, loro vita. Vi fu pure il “piè fermo” della fanfara che rallegrò una volta tanto quel rione che sembrava per sempre abbandonato o dimenticato. La bella festa fu chiusa dallo sparo di carte-bombe, lasciando nell’animo di tutti indelebile la memoria di quanto dal mattino alla sera s’era svolto nella improvvisata cappelletta, che speriamo quanto prima veder trasformata in una Chiesa, atta a raccogliere ogni giorno, e specialmente festivi, tutti quegli abitanti che vogliono pure il mezzo per meglio soddisfare le loro pratiche cristiane. Tutto quanto si è svolto è dovuto all’interessamento  del nostro beneamato Vescovo, Mons. Sodo, che non si arresterà, ne siamo certi, dinanzi a questi primi e confortanti risultati, ma continuerà, coadiuvato dal Parroco, nel suo zelo a dare a quella porzione del suo gregge quanto è necessario per la sua spirituale elevazione. Già S. Eccellenza ebbe a compiacersi col Parroco della numerosa scuola catechistica ivi aperta dal tempo della quaresima, riportando negli esami svolti alla sua presenza la più grata impressione. Rallegramenti vivissimi a tutti quelli che si coopereranno col Parroco per la riuscita della bella festa, cui, speriamo, seguiranno altre”. Va fatta una precisazione: nell’articolo viene indicata Via Orsini, credo sia stato un refuso tipografico o una semplice confusione in quanto la via è Parini.

Cerignola, 26 Luglio 2017                                             Matteo Stuppiello

 

Bibliografia e Note

37. “Cronistoria”.

38. “IN MEMORIA DI MONS. D. GIOVANNI SODO VESCOVO DI ASCOLI E CERIGNOLA MORTO A PORTICI IL 23 LUGLIO 1930 – ELOGIO FUNEBRE RECITATO NELLA CHIESA DEL PURGATORIO IN CERIGNOLA IL 27 AGOSTO 1930 DAL CANONICO PARROCO ANTONIO GIORDANO NELLE SOLENNI ESEQUIE INDETTE DALLA LOCALE UNIONE FEMMINILE CATTOLICA ITALIANA PER IL TRIGESIMO DALLA MORTE DEL SUO BENEAMATO PADRE E PASTORE, TIP. BENIAMINO ABATE – CERIGNOLA, pp. 47-48.

39. RENATO NICOLAI, L’uomo e la vita, in “DI VITTORIO l’uomo, il dirigente”, a cura di ANTONIO TATO’, Volume 1°: 1892-1944, Editrice Sindacale italiana – Roma, 1968, p. 10.

40. MICHELE PISTILLO, GIUSEPPE DI VITTORIO 1907-1924 – Dal sindacalismo rivoluzionario al comunismo, Editori Riuniti, Roma, 1973, p. 11.

41. RENATO NICOLAI, L’uomo e la vita, in “DI VITTORIO…, op. cit., p. 10.

42. MATTEO STUPPIELLO, La realtà confraternale…, op. cit., pp. 508-509; sulla Massoneria si veda MATTEO STUPPIELLO, Don Antonio Palladino nella Congregazione Sacerdotale del SS. Crocifisso, San Ferdinando di Puglia, 2002.

43. Angelo Struffolini (*Piazza-Gargani di Roccarainola (NA) 8.11.1853 †Roma 30.3.1917). Appartenente all’Ordine dei Padri della Dottrina Cristiana (Congregazione dei Preti secolari della Dottrina Cristiana) – Dottore in Diritto Canonico e Teologia – Esaminatore Sinodale e Canonico Onorario della Cattedrale di Foggia. Con nomina pontificia del 5.4.1901 fu Vescovo di Ascoli Satriano e  Cerignola. Il 1° luglio 1914 rinuncia con il titolo di Arcivescovo Titolare di Filippi e Amministratore Apostolico delle Diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola. “ Mons. Angelo Struffolini fu accanito oppositore, lanciando accese denunce nelle sue Lettere Pastorali della Massoneria, della cattiva stampa, del modernismo, attirandosi, in tal modo, critiche contrastanti. Così il 1° luglio 1914 è costretto a rinunciare, suo malgrado, al mandato episcopale sulla Diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola, vinto dagli innumerevoli contrasti con la Massoneria e con gli anticlericali: Mesto e doloroso il saluto rivolto alla cittadinanza; ferreo, ancora una volta, l’invito a difendere e a perseguire gli ideali della fede cristiana” da MATTEO STUPPIELLO, Don Antonio e il suo tempo…, op. cit., p. 51. Si veda AA.VV. Cronotassi…, op. cit., pp. 24; 98-103; SALVATORE DELVECCHIO – MATTEO STUPPIELLO, A S. E. Mons. Giovanni Battista Pichierri…, op. cit., Tav. VI; MATTEO STUPPIELLO, La realtà…, op. cit., pp. 508-509.

44. “Le Feste Patronali”, in “L’APE”…, op. cit., ANNO V. , N. 19 – Cerignola, 21 Sett. 1913.

45. GIUSEPPE de SIMONE, Un prete tra i rossi, Casa editrice “corale” – Opera Madonnina dei Poveri – Bonea di Vico Equense (Napoli), Sorrento, 1949, pp. 58-59; GIOVANNI CITTADINI, Il Padre – Vita di Mons. Antonio Palladino, Edizioni Dehoniane – Napoli, Napoli, 1982, pp. 200-201.

46. FRANCESCO RICCI, Anno Palladiniano – Padri di diecimila figli, in “LA CICOGNA” – Quindicinale di vita cerignolana, Anno IV – n. 11 [s.d.] ma Gennaio 1982, p. 12.

47. FRANCESCO RICCI, Don Antonio Palladino, in “LA CICOGNA”…, op. cit., Anno II – n. 2, 20 settembre 1979, p. 3.

48. FRANCESCO RICCI, Anno Palladiniano – Primi passi verso una più vasta opera, in “LA CICOGNA”…, op. cit., Anno IV – n. 14 , 20 marzo 1982, p. 12.

49. FRANCESCO RICCI, Anno Palladiniano – Uomini e donne di buona volontà, in “LA CICOGNA”…, op. cit., Anno IV – n. 16 , 20 aprile 1982, p. 12.

50. Si ringrazia la Sig.ra LUCIA D’ALESSANDRO nata a Cerignola il 30.8.1929, figlia di Michele, “daziere” e di Mattea Dimonte, casalinga, nella casa di Vico III Melfi 40 per le interessanti notizie fornitemi tramite il nipote Valerio Calvio, nostro socio e collaboratore delle nostre Istituzioni Culturali: il Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, l’Archeoclub d’Italia Sede di Cerignola e del Museo Etnografico Cerignolano (1979).

51. “CRONACHETTAS SACRA” – Il mese di Maggio, in “L’APE”…, op. cit. ANNO VIII – Numero 12, Cerignola, 11 Giugno 1916.

 

Cerignola – Chiesa Parrocchiale “San Gioacchino” – Foto Matteo Stuppiello 22.9.1970.

 

La Foto è tratta da: “IL MATTINO ILLUSTRATO”, Anno II. – N°22 – Napoli, 29 maggio 1904 – In prima di copertina – La didascalia di commento alla Foto riporta “I SANGUINOSI TUMULTI DI CERIGNOLA” – La copia è stata donata da Michele Pastore nel 1974, nostro attivo Collaboratore.

 

La Foto è tratta da: “LA DOMENICA DEL CORRIERE”, Anno VI. – Num. 22, 29 maggio 1904 – In quarta di copertina – La didascalia di commento alla Foto riporta “I GRAVI DISORDINI DI CERIGNOLA (FOGGIA): LA CAVALLERIA DISPERDE I CONTADINI RIVOLTOSI” – (Disegno di A. Beltrame) – La copia è stata donata da Michele Pastore nel 1974, nostro attivo Collaboratore.

 

La Foto è tratta da: “LA DOMENICA DEL CORRIERE”, Anno X. – N°51 – 20-27 dicembre 1908 – In quarta di copertina – La didascalia di commento alla Foto riporta “LA MANCANZA DI LAVORO NELLE PUGLIE: I FORNI PRESI D’ASSALTO DAI DISOCCUPATI A CERIGNOLA” – (Disegno di A. Beltrame) – La copia è stata donata da Michele Pastore nel 1974, nostro attivo Collaboratore.

 

La Foto è tratta da: AA.VV., Don Antonio Palladino – Commemorazioni, ricerche e documenti nel centenario della nascita, a cura di Don Sabino Cianci e Carlo Forcella, Foggia, 1983, p. 3.

 

La Foto è tratta da: MATTEO STUPPIELLO, Don Antonio Palladino e il suo tempo, San Ferdinando di Puglia, 1996, p. 136, foto n°214 – Giuseppe Di Vittorio – Segretario Generale della Confederazione Generale Italiana del Lavoro – Presidente della Federazione Sindacale Mondiale. La Foto è stata donata da Sebastiano Moschetta.


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